28 Il mio Adrien.

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Cos'era accaduto al suo Adrien? Perché era stato così rude quel pomeriggio? Lei aveva solo pensato al suo bene, a levargli quell'aria affranta e affaticata. Voleva solo aiutarlo nell'unico modo in cui lui le permetteva di essere aiutato. Aveva anche coinvolto quella spocchiosa di Lila.
Vagava per le strade di Parigi guardandosi intorno con fare intimorito, la sera era spaventoso passare in alcune strade, soprattutto senza ChatNoir e i suoi ragazzi nei dintorni. Perché si facevano vedere così raramente?
Le guardie reali li cercavano come mai prima, ma nella città non ne sapeva niente nessuno. Cosa avevano combinato?
Arrivò alla locanda e si rilassò. Era arrivata sana e salva.
<< Grazie Chloé, sarebbe stato un guaio stare senza burro.>> La madre le si avvicinò per levarle la spesa dalle mani.
<< Sono arrivata appena in tempo, stava chiudendo.>> Si sforzò di sorridere. << Vado nella mia stanza.>>
Si incamminò a testa bassa, senza pensare che probabilmente ai genitori sarebbe servito il suo solito aiuto per preparare la locanda per l'indomani mattina.
Arrivò nella sua camera e si affacciò alla finestra, guardava le strade buie e ogni tanto scorgeva un ratto o un topo correre qua e là alla ricerca di cibo.
Non credeva che Adrien l'avrebbe mai trattata così, che sarebbe sparito per giorni e poi, quando finalmente sarebbero potuti stare insieme, l'aveva cacciata. Aveva stracciato ogni sua speranza di essere amata da lui e faceva male realizzare che i suoi sentimenti non erano ricambiati, sentimenti che neanche lei aveva mai creduto potessero essere così forti. Forse li ascoltava adesso per la prima, vera volta.
Aveva perso la testa per lui e ora lui era sparito senza lasciar traccia, senza farle sapere nemmeno cosa stesse combinando e lei poteva solo preoccuparsi. Aveva lasciato un vuoto, l'aveva lasciata senza risposte alle sue domande, l'aveva lasciata senza niente a cui aggrapparsi e ora di lui sapeva non poteva esserci più nulla. O meglio, nulla che potesse essere realmente suo. Sarebbe anche potuta andarci a letto tutte le sante notti, ma il profumo della sua pelle non le sarebbe appartenuto mai.
Lo aveva capito ormai, in quella settimana senza il respiro di lui sul proprio viso, senza la sua bocca al sapore dolce di un whiskey, senza il miele dei suoi capelli che le solleticavano il ventre, avevano solo quei momenti in comune.
Avevano solo questo tra di loro.
Ora che il veleno sul cuore stava svanendo, rimaneva solo il vero sentimento. Perché si, lui le aveva nascosto il cuore sotto delle bugie, sotto una fantasia velenosa. L'aveva presa in giro per tutto questo tempo.
Ora lei si sentiva in trappola, senza via d'uscita. Sentiva l'anima ancora intrappolata in quelle notti folli di sesso e alcol, tra il puzzo di una sigaretta e l'odore di ciò che avevano consumato tra le lenzuola. Le stesse lenzuola che in queste sere l'avevano vista impazzire per la sua assenza.
Le bastava anche riaverlo come prima, in realtà, le bastava anche solo essere guardata con desiderio famelico e voglia di possederla ovunque. Avrebbe fatto di tutto per riavere quello sguardo addosso.

Quel senso di insoddisfazione se lo sentiva crescere nel petto come un uragano che le strappava via tutti i ricordi più belli e le lasciava solo l'amaro dell'abbandono. Lui se ne era andato senza neanche avvisare e quando era tornato non era più lo stesso Adrien. Perché?
Aveva di nuovo bisogno di quel veleno.
Chiedeva a Dio se lui si fosse dimenticato di lei, se quei giorni lontani lo avevano portato alla realizzazione che di lei poteva farne a meno, lei che lo avrebbe cercato e trovato ovunque, che l'avrebbe voluto con se anche in altre mille vite.
Quelle giornate erano vuote e avevano perso di significato, senza di lui.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e amarlo e sentirsi amata come la prima volta nella sua stanza da letto, al buio, quando ogni suo gesto la portava a perdersi in quella sensazione di completezza e soddisfazione.
La madre e il padre anche la tenevano all'oscuro di ciò che stava facendo Adrien e questo la infastidiva anche di più, in tutta Parigi sembravano essere gli unici a saperlo e non volevano dirglielo.
Venne riportata alla realtà da dei colpi di tosse grassa, proveniente dalla stanza adiacente alla sua.
Sospirò. Mentre lei si lamentava, la sorella Sabrina, stava crescendo sdraiata su uno stupido letto. Cercava di passare con lei ogni momento libero della giornata, ma più si aggravava la situazione e più le stava diventando difficile vederla in quelle condizioni.
Era una litania continua sentirla tossire in quel modo, tutti i giorni. A volte la sentiva pregare Dio di farla finita, il dolore al petto era straziante, anche la gola le bruciava.
Ed Adrien dov'era in tutto questo?
Perché non faceva di più per aiutarla?
Erano cresciuti in quella stanza, insieme, a leggerle storie e a raccontarle il mondo esterno, lui le raccontava sempre e solo cose belle, nonostante neanche lui le avesse mai veramente vissute. Forse era da lì che si era iniziata ad innamorare davvero di lui. Come aveva fatto a non accorgersene prima? E lui se ne era mai accorto di come veniva guardato dai suoi occhi di fanciulla ormai in età d'amore?
Quella sera, dopo aver messo a letto Sabrina, lui si era visto con Nino e Marc, avevano iniziato a bere e lei, per curiosità, si era avvicinata a loro, aveva bevuto per la sua prima volta del vino. Inutile dire che era subito divenuta brilla in modo imbarazzante.
Quella notte fu la prima in cui si concesse ad Adrien.
Sentì dei rumori provenire dal salone della locanda e prestò udito.
<< Fatevi da parte! Dobbiamo controllare ogni angolo della locanda.>>
Erano le guardie reali che setacciavano la città.
Aveva sentito del loro poco garbo, ne aveva ascoltate di vicende in quei giorni per le strade di Parigi.
Corse nella stanza della sorella e si sedette al suo capezzale.
Era visibilmente preoccupata.
<< Cosa succede giù?>>
<< Niente Sabri, lasciamo che se ne occupino papà e mamma.>> Le accarezzò dolcemente il capo.
Non riuscì a finire la frase che dei passi pesanti salirono le vecchie scale ed arrivarono davanti alle loro porte.
Non poteva star accadendo davvero.
Infondo sarebbe bastato solo dire che non ne sapevano nulla, no?
Strinse la mano della sua sorellina. Non seppe se per infonderle coraggio o per aiutare la propria di mano a non tremare.
Li sentì nella sua stanza, li sentì mettere sottosopra ogni singola camera. Arrivarono anche a quella di Adrien. Avrebbero trovato qualcosa?
La paura era davvero tanta.
Dov'erano i suoi genitori? Cosa avrebbe potuto fare lei?
Consegnarlo alla giustizia non se ne parlava proprio. Tradirlo sarebbe stato come accettare la morte della sorella. Comunque avrebbe perso una persona importante, o tutte e due.
<< Un mantello nero!>> Sentì gridare.
<< Sapete quanti mantelli neri esistono in tutta Parigi? Abbiamo bisogno di una prova migliore.>> rimproverò la voce.
<< Signore, una macchia di sangue sul mantello.>>
Trattenne il fiato.
S

tupido Adrien. Come aveva potuto lasciare qui il suo mantello?
<< Il locandiere ha due figlie. Cercatele. Li faremo parlare con le maniere forti.>>

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