42 Lavanda

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Erano rimasti in silenzio a cercare di sbollire la rabbia. Alla fine entrambi capivano le motivazioni dell'altro anche se Marinette non si spiegava come lui non riuscisse a capire il dolore che avrebbe provato lei, in qualsiasi caso. Comunque sarebbe andata a finire lei sarebbe morta dentro.
Nei minuti che erano trascorsi aveva anche fatto chiamare la guardia per levare le manette al giovane. Non tollerava vederlo ancora così, che si voglia o no, ora era libero.
<< Non voglio che tu ti sacrifichi per me.>> Sussurrò lui mentre, con lo sguardo, guardava pensieroso fuori dalla finestra.
La spalla poggiata al muro e le caviglie incrociate.
<< Non voglio che tu viva una vita che non desideravi avere, per causa mia.>> Ripeté più convinto.
<< L'avrei vissuta in qualsiasi caso.>> Gli fece notare. Era comunque rimasta stupita da quell'affermazione.
<< Si, ma andando avanti con la vita, non avresti mai potuto incolpare me, invece così tu potresti arrivare a rimpiangerlo, ad odiarmi e io non voglio questo.>>
<< Anche fosse non lo verrai mai a sapere.>>
<< Pensi mi aiuti pensarla così?>> Si staccò dal muro, sbuffò e si avvicinò alla donna che era rimasta lontana da lui per tutto quel tempo.
<< Essere odiato da te, principessa, è paragonabile alle pene dell'inferno.>> Le poggiò le mani sui fianchi e poggiò le labbra sulla spalla ormai lasciata scoperta.
Il mantello era buttato sopra le inferiate.
A Marinette vennero i brividi.
Dio quanto le era mancato.
Gettò la testa all'indietro e la poggiò sul suo petto.
<< Lo sa che siete qui con me?>> Le parlò dolce all'orecchio mentre con le nocche di una mano le accarezzava delicatamente il braccio spoglio.
<< Si.>> Cercò di dire senza far sentire il tremolio nella voce.
<< Vi ha concesso di dirmi addio?>> Chiese ancora.
<< Si.>> Sussultò nel sentire le sue labbra scorrere in languidi baci, da dietro l'orecchio, al collo, fino alla spalla. L'accenno di barba incolta le solleticava la pelle scaturendogli ancora più brividi.
<< Non voglio andarmene.>> Sussurrò nuovamente andando con entrambe le mani sulle spalline del suo abito.
<< Non voglio che tu te ne vada.>> Sospirò lasciandosi portare dal tocco leggiadro di lui che le faceva calare lentamente le spalle del vestito fino all'avambraccio.
Si stava liquefacendo sotto il suo tocco e alle sue parole suadenti.
<< Non voglio dimenticare il profumo dei vostri capelli.>> disse immergendo il volto nella sua pettinata acconciatura. << Il sapore della vostra pelle.>> Tornò sulla base del collo per darle un piccolo morso prima di passarci la lingua. << Il calore del vostro corpo.>> Con le mani sul suo bacino se la strinse di più contro.
Una mano la lasciò all'altezza del ventre, l'altra la fece scivolare piano verso l'alto, sopra lo stomaco ormai ingarbugliato.
<< La morbidezza del vostro seno.>> La mano raggiunse il petto della donna che trattenne il respiro per l'emozione di quel tocco ritrovato.
<< I battiti del vostro cuore che accelerano quando vi eccitate così.>> Salì ancora accarezzandole il seno fino ad arrivare dove le batteva forte il cuore.
Strano, pensò lei, se lo sentiva in gola.
<< Per non parlare dei vostri fianchi, principessa. Dio, i vostri fianchi, quando si muovevano su di me...>> Sentì un pugno al ventre per il solo ricordo.
<< A...Adrien...>> Si ritrovò a boccheggiare lei sentendo la mano che il giovane aveva lasciato sul basso ventre premerla ancora di più contro di lui.
<< Non voglio dimenticare nemmeno la sensazione di essere stretto tra le vostre cosce.>> Le accarezzò il corpo fino ad arrivare dove gli era concesso con le mani. Da sopra il vestito cercò di accarezzarle l'interno coscia con l'inguine e ringraziò la dama per non essersi messa nulla di troppo pomposo e con venti strati di sottogonna. Si era vestita semplice, per non dare nell'occhio.
Forse aveva rubato un vestito ad Alya, pensò il ragazzo.
Marinette si sentiva sempre più vogliosa di un nuovo contatto, magari più profondo e intenso. Tra le gambe, ormai, aveva una fonte di calore inimmaginabile. Si sentiva tremendamente umida.
<< Vorrei così tanto prendervi qui, ora.>> Disse lui tornando con una mano a stringerle un seno e con l'altra a premere sulla sua intimità.
<< Anzi, sarebbe più corretto chiedervi di prendermi, di farmi vostro. >> Le morse il lobo dell'orecchio. << Vi scongiuro, concedetemi di darmi a voi. Usatemi per il vostro piacere.>>
A quelle parole Marinette non resistette più e si voltò con la testa il più possibile per fargli capire ciò che voleva. Ovviamente era quello che desiderava anche il giovane, così iniziarono a baciarsi con trasporto.
Dopo poco la fece voltare del tutto e se la premette al petto abbracciandola con vigore. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargliela via, non adesso che si stavano appartenendo di nuovo.
La spinse dolcemente verso il muro per farle aderire la schiena ad esso e si premette ancora di più su di lei.
Non voleva lasciarla andare. Non avrebbe mai dovuto lasciarla andare, in verità.
Dal fianco passò ad accarezzarle un gluteo, poi le afferrò la coscia e gliela portò ad avvinghiarsi alla sua vita, si fece spazio tra le sue gambe.
<< Sarete mia per sempre.>> Le sussurrò tra un bacio in bocca e una serie interminabile di baci su mascella e collo.
<< Sarò solo tua, per tutta la vita.>> Sospirò con fatica lei.
Smise di accarezzarle con fervore il corpo e, senza farsi aiutare, cercò di calarsi i pantaloni.
Ad un tratto si fermò.
Non era giusto. Non poteva continuare.
Marinette lo guardò perplessa.
<< Ve ne pentirete, vi conosco troppo bene. Penserete alla promessa fatta al principe e...>>
E poi non gli piaceva l'idea di prenderla come se fosse una sveltina in un bordello.
La principessa si rilassò e gli sorrise grata di averla bloccata.
<< Ti ringrazio.>>
Si ricomposero, lei più facilmente anche se era ancora sconvolta da tutta quella passione che sentiva ancora ardere in lei. Lui sembrava parecchio sofferente ma cercava di non farci caso.
<< Quindi questo è un addio?>> Chiese lui prendendole la mano e attirandola a se.
<< Ti sognerò ogni notte.>> Sussurrò lei poggiando la fronte al suo petto.
<< Io passerò i primi anni a maledirti per avermi fatto questo.>> disse sorridendo, ma sapeva che dietro c'era un pizzico di verità.
<< Sapevo lo avresti fatto.>> Sospirò.
<< Almeno non dovrò vederti così frequentemente.>> Cercò il lato positivo.
<< Dove andrai?>> Chiese mentre intrecciava le mani dietro la schiena di lui per stringerlo alla vita.
<< In Provenza.>> Le accarezzò via una ciocca di capelli che le copriva il viso.
<< Con i fiori di lavanda.>> Disse sognante lei.
<< La prima volta che ti ho vista avevi un vestito lavanda.>> Ricordò sorridente.
<< Al mercato?>> Chiese curiosa.
<< Eri persa tra la quantità di frutti, avevi scelto le ciliegie.>>
<< Adoro le ciliegie.>> Asserì con il sorriso.
<< Poi eri andata da un mercante di stoffe e hai comprato un nastro giallo.>>
La donna sciolse la presa dell'abbraccio e si portò le mani alla capigliatura. Improvvisamente i capelli le ricaddero sulle spalle e davanti al volto di Adrien penzolava un nastro giallo.
Il nastro giallo.
Il giovane sorrise scuotendo la testa e lo levò dalla presa di Marinette.
<< Questo me lo tengo.>>
<< Così saprai sempre a chi sei legato.>> Scherzò lei.
<< Così mi sentirò legato a te per tutta la vita.>> La strinse ancora tra le braccia.
<< Ti amerò per sempre.>> Sospirò la donna lasciandosi rilassare sul suo petto, nuovamente.
<< Ti amerò in eterno, mia dolce coccinella.>>
Sorrisero entrambi al ricordo di quella storia.
Mentre si cullavano tra le loro braccia, il carceriere entrò nella stanza, si schiarì la voce per attirare l'attenzione dei due e li avvertì che il tempo a loro disposizione era scaduto.
Ad Adrien prese il panico, avrebbe ancora voluto dirle tante di quelle cose, ad esempio di come aveva ritrovato il padre, del perché i suoi genitori erano spariti e di come, durante gli interrogatori, era solo lei che gli dava la forza per andare avanti in silenzio.
<< Mi sentirò tremendamente solo senza di te.>> Disse mentre la guardava nascondersi il volto nel cappuccio.
<< Addio Adrien.>> Disse dolce mentre si lasciava portare fuori dall'ultimo arrivato.
<< Addio, angelo mio.>> Sussurrò sconfitto.

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