13 L'amore

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Erano sdraiati sul letto matrimoniale, la schiena di lui poggiava sul cuscino rialzato per tenersi un poco dritto, mentre lei aveva la testa sul suo petto e disegnava piccoli cerchi con le dita sul suo addome, lui la teneva stretta con il braccio dietro le spalle, le lenzuola li coprivano solo per metà.
«È la prima volta che mi capita.» Sussurrò lei interrompendo il silenzio.
«Lo so.» Disse compiaciuto Adrien.
«No, stupido. Intendo...provare una vera emozione, mi sono sentita viva per la prima volta. Di solito me ne tenevo sempre in disparte, o meglio, mi avevano abituato a stare in disparte. Così ho iniziato a chiudermi in me stessa.» Gli spiegò con sincera emozione nella voce.
«Poi sono arrivato io.» Le diede un leggero bacio sui capelli.
«Poi ti sei fatto strada nel mio petto, con i tuoi discorsi accorati e il tuo modo di fare così...arrogante.» sorrise divertita.
Il ragazzo le sollevò la testa per guardarla, entrambi sorridevano felici.
«E non me ne andrò mai più. Non voglio esitare mai più con te, tanto l'avrai sempre vinta.» Scherzò prima di strofinare il suo naso su quello di lei.
«Perché sono più intelligente e pratica.»
«Al contrario, mia cara, sei stata più avventata e spinta dalla passione. Mi hai fatto impazzire.» La fece sdraiare sotto di se facendola sorridere divertita.
«Era la prima volta che prendevo una decisione ascoltando solo il cuore.» Ammise.
«Te ne sei pentita?» Sapeva di no. Sorrise ancora di più.
«Dovrei pentirmene?»
No principessa, con me non dovrai mai più tenere l'anima in allerta e potrai aprire la porta al mondo.» sembrò giurargli amore con quelle parole.
«Non temere, il mio cuore non esiterà mai più.» Lo baciò velocemente sulle labbra.
«Devo ammettere che siete andata oltre ogni mio sogno, principessa.»
«Ora come mai così formale?» Lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Lasciatemi fare.»
Cos'era ora quello sguardo furbo?
Lo vide scivolare sotto le coperte e non capì cosa avesse in mente, fino a che non lo sentì. Avvampò.
«A...Adrien.»
La notte era andata via e con se aveva portato lontano anche il dolore della sua prima volta, il dolore di un cuore non abituato all'amore, aveva portato via la paura di non poter vivere di romanticismo o di non poter vivere affatto. Nelle sue orecchie però era rimasta la musica dei loro sospiri, dei respiri affannati e dei gemiti, mentre danzavano su di un letto sfatto.
Non poteva immaginarlo più bello. Neanche le stelle sarebbero bastate per contare la bellezza di quegli attimi.
Da 1 a quante stelle? No, non sarebbe servito il firmamento intero.
Al buio i loro corpi avevano detto cose più profonde dei loro stessi discorsi alla piazza del mercato.
E lei si era sentita bella, viva.
Anche ora, con lui a provocarle piacere con la lingua, si sentiva amata e desiderata. Si sentiva voluta come la terra agoniava la pioggia durante la siccità, amata come un faro che illumina la via del pescatore disperso tra le onde del mare nel buio pece della notte.
Voleva essere amata, senza dover pensare alle conseguenze e al domani.
Sussultò sentendosi accarezzata in un punto più sensibile di altri.
Se lui la guardava si sentiva meno fragile.
Boccheggiò in cerca d'aria per dei secondi.
Tutto quello che rimaneva era un piacere strisciante che spingeva per uscire urlato dalla sua bocca.
Nemmeno nei suoi sogni più profondi avrebbe potuto immaginare Adrien.
Era forse un angelo che aveva appeso le ali per rimanerle al fianco?
«Adrien!»
Non fece in tempo a tapparsi la bocca con le mani, troppo impegnate a stringere con forza le coperte.

Con un sorriso soddisfatto tornò alla sua altezza.
«Allora principessa? »
Sembrava un felino che giocava con la preda, i muscoli delle spalle e della schiena si contraevano per lo sforzo di tenersi su con solo le braccia tese.
Era un angelo.
Gli occhi verdi, chiari come due ninfee, la guardavano dritta al cuore, la studiavano con sguardo curioso e sveglio. Era piacevole averli addosso.
La forma era leggermente allungata ma erano talmente grandi da essere comunque armoniosi tra le folte ciglia nere e lunghe.
Il volto era bello e perfetto sotto ogni punto di vista, dalla mascella un poco squadrata, alla fronte piatta, alla perfetta distanza tra i componenti.
Le labbra che si aprivano in un sorriso al caramello erano leggermente piene, quello superiore non aveva la classica forma a cuore, l'incurvatura era a dir poco leggera.
Il naso era fine e delicatamente curvato all'insù, lineare. Sembrava essere stato scolpito dallo stesso scultore che aveva creato il suo bellissimo corpo.
Michelangelo aveva sicuramente preso spunto da lui per creare il David.
Era bello.
Con i suoi capelli color del grano.
Era l'essere più bello che natura potesse mettere al mondo. Neanche Dio era riuscito ad eguagliare tanta bellezza con i propri cherubini.
O forse lui era proprio uno di questi.
Forse era lui Lucifero, l'angelo più bello del regno dei cieli, forse era per via della sua immensa bellezza che il suo stesso dio l'aveva cacciato dal paradiso. Aveva reso invidioso anche lo spirito Santo.
Ora capiva anche tutto quel fuoco, quella passione, la lussuria di ogni gesto e la malizia nei suoi comportamenti.
L'essere perfetto che si paragona a Dio.
«A cosa state pensando?»
«Mi mette tremendamente a disagio darci del voi.» Arrossì.
«Io lo trovo...eccitante. Non credo smetterò.» Disse divertito.
Angelo maledetto.
Adrien ripensò ai sogni fatti, al suo fantasticare sul risveglio a fianco alla donna che amava, capì che non c'era andato neanche minimamente vicino. Era stato meglio di qualunque desiderio espresso alle stelle.
L'unico caso nella sua vita in cui la realtà superava la fantasia.
L'odore del sesso nella stanza era lieve ancora, ma bastava per fargli credere nel per sempre.
Si lasciò andare completamente su di lei, poggiando la testa sul suo petto. Si concentrò sul cuore palpitante.
«È l'effetto che vi faccio?» Si informò tornando serio.
La principessa annuì.
«Com'è amare per la prima volta?»
Marinette rimase sorpresa per quella domanda. Come si spiega un'emozione che si sta vivendo proprio in quel momento?
È facile trovare le parole per descrivere cose passate o speranze del futuro, ma ciò che ti sta riempiendo la vita in quel preciso istante come lo spieghi? Neanche lei sapeva darsi una risposta dentro di sé.
Come lo spieghi un sentimento che senti diramarsi all'interno, che subdolo nasce e si arrampica tra le pieghe dell'anima, che stringe la morsa sul cuore come rose rampicanti. Era bello sentirne il profumo, era confortevole sentirsi stretta e tenuta insieme per evitare di sgretolarsi fragile, ma le spine crescevano insieme alla robustezza dei gambi.
Come la spieghi una sensazione simile? Soprattutto se la provi per la prima volta.
Perché le aveva fatto quella domanda così strana?
Lui non si ricordava nemmeno più le sensazioni che aveva provato quando si era innamorato per la prima volta. Era solo freddo.
«Lascia senza fiato.» Sussurrò lei.
«Quando vi ho vista per la prima volta ho pensato foste perfetta ma inconsapevole di esserlo e sono rimasto a fissarvi ammaliato, davvero. Ho percepito che c'era di più in voi. Un cuore che faticava a parlare, che arrancava dietro la vita. E allora ho pensato "posso sistemarlo io?". Volevo mostrarvi un mondo diverso, dove un cuore non deve faticare per battere per amore.
E poi ho pensato, "caspita, la porterei ovunque". Perché vedevo quanto vi interessavate ad oggetti provenienti da altri paesi. Poi, più vi vedevo, più avevo voglia di mettervi su un trono, sul mio cuore. Ironico che voi apparteniate già ad un altro trono, non trovate?
Comunque avevo giurato a me stesso che, se solo fossi riuscito ad avervi, non vi avrei mai fatta sentire sola, perché so che bestia infame sia la solitudine, quando ero solo con la mia ombra mi confidavo con lei. Era l'unica a sapere ciò che provavo per voi, era l'unica a conoscere i miei sogni su di voi.
E ora mi chiedo se sia giusto restarvi accanto, se sono avventato o se sono arrivato troppo tardi. Insomma, siete una principessa, dovreste sposare un principe. Il matrimonio è già deciso.
Vi ho amata fin dal primo attimo, ve lo giuro, e adesso che ho un occasione non posso...fare nulla di quello che mi ero prefissato. Non posso portarvi ovunque, non posso levarvi dal vostro trono e tenervi solo per me, non potrò fare di tutto per non farvi sentire sola per sempre. Ora anche voi sapete quello che provo, anche voi potete venire nei sogni che parlano di noi. Ditemi, secondo voi, è troppo presto o troppo tardi?
Desidero parlarvi d'amore, desidero dirvi tutte quelle cose che il vostro cuore non ha mai sentito, ma percepisco ancora dolore nei vostri occhi e so che prima o poi ne berrò un amaro veleno.»
Sospirò, quella confessione l'aveva fatto sentire più leggero, come se si fosse levato un peso dal cuore.
La principessa sorrise con dolcezza a quelle parole intrinse di amore e devozione. Accarezzò il viso di Adrien e piano lo incoraggiò a guardarla di nuovo.
«Siete arrivato nel momento più giusto.»
Ed era vero. Proprio mentre si stava arrendendo alla sua vita lui era arrivato a salvarla.

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