46 Pagare per tutti

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Erano passati cinque giorni dalla tragedia che aveva colpito il cuore di Lila ed Adrien li aveva passati tutti al fianco della sua amica, chiusi in orfanotrofio.
Aveva passato più tempo con Felix e, soprattutto, aveva ricevuto più volte la visita dei suoi amici.
Avevano appena concluso la cena parlando di ciò che sarebbe stato più giusto fare, Nino gli aveva rivelato che Alya passava le giornate ad aiutare Marinette nella scelte per il matrimonio, ma che la principessa, con sguardo spento e assente, non era più quella di prima, non si confidava nemmeno più con lei.
Tutti, intorno a quel tavolo avevano appoggiato il loro amore, tutti si erano detti pronti a sacrificarsi per il loro amico. Lo avrebbero aiutato anche a costo di morire.
Adrien si era allontanato in silenzio e si era andato ad affacciare ad una finestra lontana. Le braccia poggiate al cornicione e tra le mani sempre l'oggetto che gli aveva regalato Marinette. Lo annusò per sentire ancora il suo profumo e lo guardò anche muoversi al vento, ma tenendolo ben saldo nella presa.
Nino lo guardava e si sentiva tremendamente inutile per il suo migliore amico. Come poteva aiutarlo? C'era davvero qualcosa che potesse fare per aiutarlo?
Si avvicinò al biondo e gli mise una mano sulla spalla, prima di prendere posizione al suo fianco e cercare, con lo sguardo, cosa lui stesse vedendo lì fuori. Lo vide nascondere in un pugno l'oggetto con cui stava giocando.
<< Lo sai che non posso chiedervi di rischiare la vita e la libertà. La mia liberazione è la vostra salvezza, se mi rifaccio vivo voi sareste di nuovo in pericolo.>> Sospirò Adrien.
<< Guardali, pensi che si fermerebbero davanti a questo? Siamo fratelli, Adrien, non possiamo più vederti in queste condizioni. Qualsiasi sia il prezzo da pagare, non puoi pagarlo da solo e cercare sempre di proteggere tutti.>> Rispose un Nino più convinto che mai. << Quei crimini li abbiamo fatti insieme e per ragioni meno nobili delle tue. >>
<< Si ma voi non avreste mai rapito la principessa.>> Sottolineò.
<< Nessuno di noi te lo ha impedito.>> Gli fece notare.
<< Ricordo quando tornavi la notte e non eri mai in te, stavi sempre o ubriaco o fatto, ricordo com'era quando di lei non c'era nemmeno l'ombra. Eri solo lo spettro di una persona. Hai avuto vita negli occhi solo quando ti ho visto guardarla per la prima volta, quando mi hai colpito con il dorso della mano sul petto facendomi quasi morire, mi hai bloccato e mi hai costretto a guardarla e poi a seguirla. Ed ora, secondo te, dovrei rinunciare ad aiutarti?
Devi reagire amico, di tempo ormai ne hai avuto, devi lasciarti alle spalle tutto ciò che è stato e non incolparti ancora.>> Voltò la testa per guardarlo, sospirò e se ne andò di nuovo dagli altri. Sapeva che ora sarebbe stato meglio lasciarlo riflettere da solo.
Già, se lo ricordava anche lui il tempo prima di lei. Si ricordava anche quando aveva iniziato a desiderarla ma credeva non fosse niente di speciale, niente di importante, non ne sentiva ancora la mancanza se non era con lui.

I suoi pensieri furono interrotti da una figura entrata, senza volerlo nel suo campo visivo. La vide allontanarsi da tutti, con lo sguardo spento che ormai aveva da quella mattina.
Aveva pensato spesso a Lila in questi ultimi giorni, di come non era più la solita, di come si era dimostrata vulnerabile e pronta comunque ad aiutarlo. Neanche lui era più in se. Aveva anche pensato che, se lei fosse stata l'unica, si sarebbe volentieri dato a lei, se non ci fosse stato il vero amore nella sua vita. Se fosse stata lei l'angelo, se lo avesse raccolto prima da quell'angolo di disperazione che lo aveva inghiottito. Se l'altra sera fosse stata una sera di tanti anni prima.
Se, se, se.
No, non era più in lui, non avrebbe mai fatto prima questi pensieri su Lila.

Forse le botte ricevute e i tagli appena guariti, lo avevano portato a fare assurdi ragionamenti.
Sei un falso eroe.
Gli aveva detto lei durante quella notte dove l'aveva lasciata sbirciare nella sua anima.
Senza pensarci uscì dalla stanza per raggiungerla e si mise il nastro nella tasca dei pantaloni. Passando per il corridoio la vide nella stanza dove ormai il letto di Juleka era stato sostituito ma non ancora riempito. Si fermò sullo stipide della porta, poggiandosi con la spalla e le braccia incrociate al petto.
<< La vita è strana, non va mai nella direzione che si vuole.>> Sospirò la donna.
Adrien fu sorpreso, non credeva che si sarebbe accorta così facilmente della sua presenza.
<< Sono pessimo anche come gatto.>> Cercò di scherzare.
<< Effettivamente un gatto non si sarebbe mai lasciato scoprire così facilmente.>> Sforzò un sorriso e si voltò completamente verso di lui, ma non si aspettava di averlo così vicino. Alzò la testa per guardarlo e poggiò i palmi sul suo petto largo.
Adrien prese tra le mani le sue braccia e le accarezzò facendo su e giù tra il gomito e la spalla.
La tensione di quei giorni lo stava per uccidere e lei lo aveva aiutato a sopravvivere nonostante l'assenza della sua principessa, l'aveva fatto sorridere davvero, perché in quei momenti con lei stava bene, perché quella notte aveva pregato non venisse la mattina.
<< Se non ci fosse stata lei...>> Iniziò a sussurrare dopo aver poggiato la fronte alla sua e aver chiuso gli occhi.
<< Non dirlo, ti prego. Sarebbe stato solo un mezzo amore il nostro e poi sarebbe diventato un ricordo e non ho mai voluto questo.>>
Si, riusciva a capirla. Loro sarebbero durati molto di più come amici.

<< Io non ho perso te, ho perso solo il sogno di un amore che avrei voluto avere nella mia vita. Io vado avanti lo stesso se non ci sei, sei tu che senza di lei sembri un'ombra.>> Gli accarezzò una guancia, dolcemente.

<< Sei solo confuso per via dell'affetto e dei giorni passati insieme. Questa è solo la via più semplice, non è la nostra.>> Disse, con un dolce sorriso.
Quale via? Lui vedeva solo deserto. Ed era forse per questo che si sentì di darle ragione.
<< Scusa, non sono in me.>>
E non si riferiva a quei due soli bicchieri di vino che aveva mandato giù in compagnia.
Si sorrisero e si abbracciarono stretti.
<< Scusate, devo mettere i bambini a letto.>> Margot si affacciò dalla porta, mortificata per averli disturbati.
<< Scusaci, ce ne andiamo.>> Disse Adrien sciogliendo l'abbraccio e uscendo veloce dalla stanza.
T

utto questo era ridicolo.
Lui non era il tipo che accettava scorciatoie. Lui non si accontentava di mezzi amori per paura di prendersi quello vero e soprattutto non avrebbe tirato in mezzo una cara amica come Lila per la sua codardia.
Sapeva cosa voleva e sapeva come riaverla.
Lila lo guardò andare via dalla stanza, con un sorriso affettuoso, lo stesso con cui era solita guardare sua sorella.
Erano belli i suoi occhi verdi, ma non erano per lei, non ci si sarebbe mai sentita a suo agio a viverci, si sarebbe sentita sempre di troppo, circondata da sola tristezza.
Aiutò Margot a mettere le pesti nei loro letti e gli diede la buonanotte, poi tornò dagli altri. Ora si sentiva più in pace con se stessa.
Quando varcò la porta lo vide piegato sul tavolo con i palmi poggiati e lo sguardo sicuro che aveva quando spiegava un piano alla sua banda.
Questo era il suo Adrien. Riconobbe, sulla sua mano, di nuovo quella fasciatura color del sole.
<< Quindi domani ci sarà un ballo a palazzo? >> Chiese il biondo.
<< Così mi ha detto Alya.>> rispose Nino.
<< Come ti facciamo entrare? Tu ormai sei riconoscibile sia con i panni da civile che come Chat Noir.>> Disse pensieroso Max.
<< Puoi farti invitare?>> Adrien guardò Nino, speranzoso.
<< Mi farà entrare Alya.>> Annuì convinto.
<< Allora, tu entrerai e controllerai la situazione dall'interno, andrai nella recinzione del giardino e mi dirai quando posso entrare, Alya ci avviserà di qualsiasi pericolo, io sgattaiolerò dentro la camera della principessa, tanto so qual'è e Alya a questo punto dovrà trovare un modo per farcela stare senza insospettirla.>> Disse entusiasta del suo piano.
<< Si può fare? Chiedo anche per Alya, mi rendo conto di metterla molto in pericolo ma...>>
<< Non ci sono problemi, lo sai.>> Lo rassicurò Nino.
<< Noi rimarremo fuori per fare la guardia, non si sa mai.>> Disse Kim.
Adrien prese il bicchiere di vino che si era riempito poco prima e lo alzò a braccio teso.
<< Ragazzi volevo ringraziarvi, sul serio, siete fantastici e volevo anche approfittarne per ricordare le vite che sono state spezzate senza pietà per questa situazione e per una mia distrazione. Erano amici, compagni fidati, Juleka era come una sorella per me e tutti erano parte della mia famiglia. Li ricorderò tutti con eterno affetto e prometto che le loro vite non saranno state sacrificate in vano.>>
Tutti quelli in torno al tavolo imitarono il suo gesto.
<< Brindo anche io.>> Disse Lila avvicinandosi a loro.
Adrien la guardò sorridendo grato. Per lui era importante il suo sostegno e che lei non lo ritenesse colpevole della morte della sorella.
Durante il brindisi i due si sorrisero complici. Era strano come si fosse evoluto il loro rapporto, ma non era affatto male, pensarono entrambi.
Prima di bere tutti batterono la base del bicchiere sul tavolo, poi finirono il contenuto in un solo goccio.

Chat NoirWhere stories live. Discover now