7 Fine

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Quella frase lo aveva reso, d'improvviso, insensibile al mondo che lo circondava. Aveva messo la parola "fine" su tutto ciò che aveva sognato, sperato o voluto. La loro storia era finita prima che potesse cominciare e, strano a dirsi dato come si sentiva vuoto,  effettivamente non aveva perso nulla, lei non era mai stata sua. Forse aveva solo perso tempo.
Li finiva il sogno.
Li finiva la loro vita.
Adesso aveva davvero bisogno del vino.
Invece si che aveva da perdere. Avrebbe perso l'amore, avrebbe perso lei. Non poteva permetterlo.
«Ditemi che state scherzando.»
La guardò ma lei non era affatto intenzionata a ricambiare lo sguardo. Eppure lui ne aveva così bisogno.
«Vi prego. Non rimanete in silenzio con la mia felicità tra le mani. Ditemi che è solo un gioco. Che non mi sono illuso.» La voce tremava per l'emozione.
Lui per lei sarebbe stato un vuoto incolmabile? Sarebbe stata bene vivendo sapendo a cosa aveva rinunciato?
Sarebbe stato un sogno nelle sue notti buie, pur di rimanerle vicino.
Invece lui avrebbe continuato a vivere in sua assenza, anche se sapeva non sarebbe stato facile, non ora che conosceva il tocco delle sue mani, il colore dei suoi occhi e il profumo che indossava.
L'avrebbe mai sostituita?
Vedendo nessuna risposta da parte della donna, si costrinse alla calma.
«Così finisce tutto qui? Anche se ne ho bisogno?» Chiese rassegnato.
«Mio padre...ieri me l'ha presentato.» Teneva ancora lo sguardo basso.
«Non potevate dirgli che il vostro cuore aveva già scelto? Perché...avevate scelto me, non è vero?»
«Io non...non lo so. È più complicato di come sembra.»
«Non ditemi che per voi è stato solo un passatempo.» Indurì la voce e Marinette rimase scossa da quel cambio di tono e da quelle parole, tanto che tornò a guardarlo.
«No! Assolutamente no. Per chi mi avete presa?»
Adrien si guardò attorno prima di trovare un luogo migliore in cui poter parlare con la ragazza.
«Venite con me.» Le prese la mano senza guanto e la portò dietro un carro lasciato al lato della strada.
Alle loro spalle l'Arc de Triomphe.
«Signore, non potete trascinarmi così come più vi piace.» Disse indispettita dalla mancanza di rispetto.
Adrien sorrise beffardo.
«Voi mi state dicendo questo?  Voi che mi lasciate naufragare nel mare dentro i vostri occhi? Che mi avete freddato il cuore con quella notizia? Siete stata spietata, milady.»
Restarono entrambi in silenzio a contemplare ciò che aveva detto l'altro.
«Devo andare.» Sospirò la dama.
«Perché siete venuta oggi?»
«Per vedervi e dirvi addio. Ora, cortesemente, restate nel vostro.» Non seppe perché utilizzò quel tono aspro mentre si allontanava senza guardare indietro.
«Ditemi il vostro nome!» Urlò Adrien rimasto fermo a guardarla.
Lei scosse la testa in una negazione e sparì tra la folla.

                        ~•~•~•~•~•~•~

Arrivò alla solita locanda, sbatté la porta rovinata e cigolante, si avvicinò al bancone in legno lucido, poggiò gli avambracci e richiamò il barista. Ordinò del whisky.
«Adrien, come mai già qui?»
«Lasciami perdere, Nino.»
L'amico gli levò il bicchiere di mano e lo posò lontano, dove non poteva arrivarci.
«Non è neanche ora di pranzo, amico.» Lo ammonì.
«Bisogna avere un orario per stare ubriachi?» Sbuffò.
«No, ma non bisogna avere impegni.  Ricordi che giorno è oggi?»
Adrien si alzò dallo sgabello e diede una pacca sulla spalla a Nino.
«Certo, come posso dimenticarlo?»
Si spostò, allontanandosi dall'amico, voleva dirgli perché era così giù, ma non prima di prendere il bicchiere e finire il liquido in un solo sorso.
«È promessa ad un altro.» Poggiò il bicchiere, facendo attenzione a non sbatterlo troppo, mosso dalla rabbia.
«La tua donna del mercato?»
«Non mi hai sentito? Non è mia. Non lo sarà mai.» Sorrise amareggiato ripensando alle sue illusioni. Come aveva fatto a crederci tanto?
«Allora perché accettare di vederti oggi? »Si voltò verso il ragazzo biondo che fissava il bicchiere vuoto.
«Non lo so, per dirmelo, per rompermi il cuore, per...la stavo per baciare, Nino, ero a tanto così » imitò la distanza tra pollice e indice, «dalle sue labbra e lei non si spostava. Mi guardava.»
«Quindi non la rivedrai più?» Nino era davvero dispiaciuto, odiava vedere Adrien così amareggiato.
«Così ha detto, ma il cielo di Parigi ci rivorrà vedere insieme.»
Nino lo lasciò andare via. Non aveva senso fermarlo e costringerlo ancora a parlare di lei. Avrebbe preparato con Marc gli ultimi dettagli del piano.
Lo guardò parlare con una ragazza annoiata poggiata ad una colonna scheggiata. Sapeva che si sarebbe andato a rifugiare tra le cosce di qualche donna, a farsi leccare le ferite e a distrarsi dal mondo fuori le lenzuola. Ma non era salutare per il suo animo.
Adrien avrebbe voluto davvero poter credere in qualcosa, in qualcuno, così da poter pregare, da poter poi avere chi incolpare. Avrebbe voluto tanto un dio da bestemmiare urlando davanti al portone chiuso di una chiesa. Magari a Notre Dame.

Pregare per avere un solo istante in più con le persone che aveva perso, ma con la consapevolezza che a breve sarebbero andate via. Li avrebbe vissuto davvero quegli ultimi istanti, non avrebbe aspettato i rimpianti.
E ora che guardava il cielo da una finestra si chiedeva se lei, con quegli occhi così simili a ciò che stava guardando, l'avrebbe dimenticato.
Quegli occhi erano diventati ghiaccio mentre gli dicevano addio. Si sarebbero sciolti nel rivederlo?
Sospirò pensando a ciò che doveva fare quella sera.
Non l'aveva mai fatto per soldi, non gli importava cosa dicevano di lui, neanche che fosse uno dei più ricercati di Parigi. Il suo nome, la sua fama, lo precedevano, ma lui ricordava i giorni in cui nessuno aveva voglia anche solo di conoscerlo, quando orfano e solo pregava per un lavoro degradante, quando poi aveva capito la bellezza della solitudine e, non avendo una casa, si chiudeva in se stesso. Per colazione solo sogni.
Che ne sapeva la gente in giacca che puzzava di soldi?
Aveva iniziato ad andare con donne diverse e si chiedeva loro a chi pensassero durante quegli amplessi, ma non glielo avrebbero mai detto. Si limitavano a darsi piacere.
La paranoia di quei giorni, la vita che lo sotterrava dolcemente, se lo ricordava chiaramente.
Le notti ubriaco su una panchina aspettando da solo l'alba, con davanti la vista meravigliosa della sua città che però non sembrava ricambiare i suoi sentimenti.
La donna che aveva portato con sé, gli si fece vicino e iniziò ad accarezzargli le spalle e a baciargli il collo cercando di distrarlo dai suoi pensieri.
Adrien strinse gli occhi ed immaginò la mora. Si voltò e con irruenza prese tra le mani il volto della ragazza per baciarla, la costrinse ad indietreggiare fino ai piedi del letto e ce la buttò sopra. Si sdraiò su di lei iniziando a muoversi e, mentre la baciava, la spogliava. Senza amore, senza dolcezza.
Scese con le labbra fino al suo ventre.
«Non sono così, è successo solo una volta.»
La sentì ansimare. Non le credette.
Non era la prima che si giustificava con lui in quel modo. Ma non capivano che non gli interessava?
Perché diversi giustificare con uno che non ricordava nemmeno il loro nome?
Mentre si spogliava ripensò alla domanda che lei gli aveva posto quella mattina. Se adulasse così tutte le donne.
Voleva dirle che, semplicemente, era l'unico modo per staccare i pensieri e non sentirsi così solo, che il piacere placava il dolore, che il sapore del corpo di una donna era meglio anche del vino, l'odore del sesso ubriacava i sensi più dello scotch e che l'intimità che si riusciva a raggiungere con un estranea era poetica.
A volte faceva finta di essere amato davvero.
Non era un eroe da fiaba, lo sapeva, non lo sarebbe mai stato, la sua vita se pur movimentava dal pericolo era tutt'altro che romantica. Non voleva essere l'eroe, gli bastava essere umano. Con forse troppi difetti e qualche pregio che riusciva a sfruttare. Era cresciuto per le strade sporche e buie della città, tra pozzanghere puzzolenti e ratti che rubavano il suo cibo, pensava di creparci così, anzi ne era sicuro e quando aveva iniziato a capire di volerne uscire, quando aveva capito come sfruttare il suo talento per vivere, era così che era arrivato ad avere una stanza in questa locanda.
Lui rubava, portava medicine troppo costose a chi non poteva permettersele, decise che se non era riuscito a salvare la sorella, non avrebbe lasciato morire più nessun altro solo per il crimine di essere povero.
Ma non era ancora soddisfatto.
Spinse più forte.
Non era nessuno senza maschera.
C'era un'altra donna che avrebbe voluto aiutare, ma non c'era riuscito.
Una prostituta. Bella, era bellissima.
Lei lo aspettava sempre al solito vicolo, tra un cliente e l'altro.
Parlavano tanto, si confidavano molto. Poi avevano fatto l'amore. Tante volte.
Li avevano scoperti e l'avevano uccisa.
Strinse di più la presa sui fianchi.
«Adrien!»
In camera piombò Nathaniel che imprecò immediatamente vedendo la scena.
«Che cazzo vuoi?» Adrien si era voltato di fretta ma non si era staccato dalla donna. Si era comportato come se niente fosse dopo aver capito che ero solo Nathaniel.
La prossima volta doveva accertarsi di chiudere a chiave.
«Abbiamo un cambio di programma.»

Chat NoirWhere stories live. Discover now