45 Nonostante tutto

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La notte era trascorsa nel più inusuale dei modi. Quando si erano svegliati, l'indomani mattina, si erano resi conto di aver dormito abbracciati.
Si prepararono e uscirono dalla bettola che li aveva ospitati.
Camminavano per le strade, sorridevano, scherzavano come vecchi amici. Lei stava davvero cercando di tirargli su il morale e, per una volta, non come avevano sempre creduto fosse giusto.
Arrivarono all'orfanotrofio e vennero accolti da Margot che, non appena li vide, abbassò lo sguardo, chinò la testa e cercò di nascondere le lacrime e un espressione che non prometteva assolutamente nulla di buono.
Lila e Adrien avevano capito solo guardandola, nei primi secondi, che qualcosa non andava.
<< Margot...>> Cercò di sbloccare la situazione Lila, ma le parole le morirono in gola quando, finalmente, la donna alzò il capo e lasciò vedere le sue emozioni. Qualcosa di struggente.
<< Stavo per farvi chiamare...>> Riuscì a pronunciare con tono flebile, quasi come fosse una fiammella al vento.
<< Cos'è accaduto?>> Chiese Adrien cercando di avere la voce calma per tranquillizzare anche la sua amica.
La signora si limitò ad abbassare nuovamente la testa e a scuoterla in una negazione addolorata.
<< No...>> Sussurrò Lila prima di entrare velocemente nell'edificio e correre per le scale, << No!>> Urlò durante la sua corsa disperata.
<< Adrien lei...era peggio di quanto potessimo immaginare.>> Si premette un pezzo di stoffa sul viso per tamponarlo e asciugare le lacrime.
Adrien era pietrificato. Un nuovo grido, più acuto, straziante, raccapricciante, squarciò l'aria tesa.
Il ragazzo prese a correre per raggiungere Lila. La trovò china sul corpo della bambina, piangeva, la chiamava, si disperava, urlava.
<< No! No, Juleka, ti prego no...piccola mia no...>>
Adrien le si avvicinò, le mise una mano sulla schiena. Anche lui avrebbe voluto urlare, mettere sottosopra la stanza e prendere tra le braccia il corpo senza vita dell'ennesima sorella che aveva visto morire.
Lila si voltò velocemente verso di lui e gli si buttò sul petto,i singhiozzi venivano attutiti dalla stoffa della casacca del ragazzo.
<< Adrien lei...>>
<< Ssh, non potevi fare più di così.>> Le accarezzò i capelli castani.
Si, forse Lila non avrebbe potuto fare più di così, ma lui si. Se solo non avesse perso tempo dietro a stupide fantasie.
Era colpa sua. Il tempo gli era sempre stato contro e lui ne aveva perso troppo.
Dentro si sentiva dilaniato, poteva immaginare come si sentisse la sua amica, poteva capire quanto potesse essere grande il desiderio di stare al posto della bambina.
Non si sarebbe mai perdonato. Non era giusto neanche consolare Lila, tenerla stretta così e confortarla, lui, che aveva causato la morte della sorella, la morte di quella bellissima bambina a cui era così affezionato.
La sua ragazza.
Sul letto vide il cavallo che le aveva regalato qualche giorno indietro. Strinse i denti.
Lasciò la presa su Lila che si accasciò ai piedi del letto e, più freddo e rigido possibile, neanche fosse lui il cadavere, si diresse fuori dalla stanza.
Si diresse nell'ala adibita a piccola cappella. Un crocifisso in legno, spoglio, si innalzava dietro un altarino, anch'esso in legno, davanti poche sedute e qualche candela accesa.
Si fermò nel lungo corridoio, tra le panche, davanti all'altare, si lasciò cadere in ginocchio con un tonfo sordo, strinse il pugno e lo sferrò, con feroce prepotenza, contro il pavimento mattonato.
<< Dammi tregua!>> urlò di disperazione.
<< Cosa c'è?! Ti stai vendicando perché ti ho portato via l'angelo più bello e sacro che hai mandato sulla terra?! Volevi guardare noi poveri comuni mortali venerare la sua bellezza e compiacerti nell'osservare quanto non ci saremmo mai sentiti abbastanza? Ti infastidisce che una tua creatura abbia potuto amare uno come me?! Cosa?! Me l'hai portata via facendo in modo di lasciarmi in vita...e ora anche lei...era solo una bambina...>> L'ardore della disperazione nella sua voce piano piano si andò ad affievolire, lasciando morire il suo delirio ad un sussurro.
Era poi così sbagliato prendersela con Dio?
Buono e giusto...
No, non sarebbe mai stato solamente buono e giusto se poteva essere onnipotente e questa ne era la dimostrazione.
Aveva in mano le sorti dell'umanità tutta e preferiva farla pagare ad un povero pezzente innamorato. Era vero, la colpa era la sua, aveva preferito rubare la purezza dell'angelo quando poteva aiutare la bambina ed era anche giusto pagare il conto, ma non per l'invidia di un Dio che non saprà mai cosa si prova ad amare una donna, a stringerla a sé e a baciarla per tutto il corpo.
Voleva avere solo un po' di tregua.
Voleva che qualcosa nella sua vita si sistemasse o tornasse alla normalità, a prima di rivolgere la parola a quella donna tra le bancarelle, a prima di trovare la poesia perfetta per poterla rappresentare.
Cosa avrebbe fatto adesso?
Lila...lo avrebbe odiato? Avrebbe riconosciuto la sua colpa o non gliene avrebbe mai fatta una? Lo avrebbe perdonato mai?
<< Adrien...>>
Si voltò scosso da quella voce di bambino. Era Felix.
Una stretta parve stritolargli il cuore.
Juleka era la ragazza a cui teneva, la famosa principessa.
<< Adrien, lei...io...non ho...>> Scoppiò in un pianto logorante, per Adrien che lo guardava, senza riuscire a terminare il pensiero.
<< Felix...vieni qui.>> Allargò le braccia per invitarlo ad avvicinarsi.
Il bambino non se lo fece ripetere di nuovo e si precipitò da lui, si lasciò stringere da quelle forti braccia da fratello maggiore e pianse più intensamente.
<< Andrà tutto bene.>> Gli sussurrò tra i capelli biondi.
Perché lo diceva se neanche lui ne era convinto?
<< Tutti quelli a cui tengo se ne vanno...anche tu te ne sei andato.>>
Questo aveva fatto infinitamente male.
<< Non ti abbandonerò mai, pulce. Puoi giurarci.>> Prese il viso del bambino tra le mani e lo guardò dritto negli occhi cercando di infondergli la sua stessa sicurezza in quelle parole.
<< Non voglio più perdere nessuno. Perché fa così schifo la vita?>>
Sentì un pugno sulla bocca dello stomaco a quelle parole.
Come poteva un bambino di undici anni già chiedersi una cosa simile? Dare già tutto per perso, odiare già il fatto di stare al mondo, non sono emozioni adatte a qualcuno di così giovane.
<< La vita non è facile, questo è vero, ma sorriderai sempre. Una certezza che ti dà la vita sono i sorrisi e i bei momenti, come è certo che nel cielo di agosto si vedono luminose stelle e si sentono i canti dei grilli per il troppo caldo.>>
Percorse, con i ricordi, la sua vita per rivedere tutti i momenti che, anche credendo di non meritare, aveva vissuto con un sorriso spontaneo sul volto e al fianco dei suoi più cari amici. Nella vita ci sarebbe sempre stato un "nonostante tutto" e doveva farglielo capire.
<< Ci saranno anche storie che varrà la pena ricordare, cose che ti stupiranno per la prima volta e, anche se ci farai l'abitudine, non devi mai perdere quello stupore. Vedrai il buio lasciare il posto all'alba e vorrai vederlo ancora, aspetterai lettere e risposte e, mi auguro, vedrai il mare con le sue onde, perché non c'è niente di più simile all'animo umano di un mare in tempesta. >>
Con le maniche sgualcite e logore, asciugò il viso di Felix dalle lacrime.
<< E va anche bene piangere, ci saranno lacrime anche più dolci. Vedrai il sole uccidersi e ti chiederai il perché lo faccia sempre per lasciare il posto alla luna. La risposta è l'amore, è sempre tutta colpa dell'amore. Tutto è in corrispondenza di quello. Tu vivi per quello e non sarà mai stato tutto vano.
Ti innamorerai e, probabilmente, soffrirai, perché sei giovane e inesperto ma andrà bene così.
Ci sarà un susseguirsi di neve e pioggia ma poi tornerà l'autunno con le foglie dello stesso colore delle fiamme che avrai nel cuore e poi di nuovo la primavera e ancora l'estate. Capirai che la vita va sempre avanti e tu non puoi fare altro che seguirla, lasciarti portare, potrai riposarti ma mai fermarti, neanche se tutto ti sembra vuoto, tu non fermarti, neanche nelle delusioni di un amico, tu non fermarti mai, neanche per l'inganno di una donna.

Prenditi il tuo tempo, riposati, ma non fermarti, anche se a piccoli passi andrai lontano, continuerai a camminare e dimenticherai i dolori, ti fermerai solo per sognare un po', ma poi inseguili quei sogni e recupera il tempo perso.>> Poggiò le mani sulle piccole spalle e lo scosse un po'. Felix tirò su con il naso, aveva l'espressione concentrata di chi cercava di cogliere ogni minimo significato di quelle parole, anche il più nascosto.
<< Mi auguro tu abbia sempre almeno una piccola speranza, non come me, e che tu possa avere sempre ancora un po' d'amore da dare. Perché se dai amore, ricevi amore.
Cercherai nuove parole, durante le notti insonni, per spiegarti, per cercare di capirti, cercherai strade sconosciute che sentirai di dover percorrere da solo e ponti su cui ti affaccerai per guardare il tuo riflesso sul fiume che scorre, fumerai la tua prima sigaretta e ti brucerà la gola, passerai nuovi natali, ti troverai un lavoro faticoso e ti sveglierai con la rugiada ancora fresca.
Avrai brividi di freddo e di emozioni, sassi da calciare o fare rimbalzare sulla sponda della Senna, oggetti da trovare e da scordare. Avrai tutto questo ed anche di più e io mi auguro di poter rimanere sempre al tuo fianco per vederti affrontare tutto a testa alta. Io non ti abbandonerò mai.>> Poggiò la fronte su quella di Felix che, intanto, aveva smesso di piangere.
Infondo sarebbe arrivata sempre un'altra domenica.
Non lo disse, ma gli augurò anche di non tenersi mai troppi discorsi dentro, di non chiudersi mai troppo in se stesso, di avere sempre la curiosità di frugare nelle emozioni della vita e di riuscire a vincere la guerra, che in ognuno, prima o poi imperversa. Quella che lui, sentiva, non era riuscito a vincere.
E soprattutto non doveva mai credere di aver dato tutto. C'era sempre qualcosa di più. Non doveva risparmiarsi mai.
Si augurò che capisse che non si ama mai abbastanza.
Nel formulare quel pensiero, lo sguardo gli cadde nuovamente sulla mano stretta dal nastro.

Chat NoirWhere stories live. Discover now