41 Angelo mio

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Sentì dei passi avvicinarsi, ma non erano quelli che si aspettava di sentire, non avevano la pesantezza dei soliti stivaloni da uomo o di quando, in alternativa, gli mandavano qualcuno direttamente in armatura. Era un ticchettio leggero, se sapeva non fosse possibile avrebbe perfino detto fosse lei.
Non si alzò nemmeno per prepararsi all'incontro. Magari era la regina che voleva guardare morire l'uomo che aveva fatto vivere una settimana di terrore alla famiglia reale, o peggio ancora era la madre che, per qualche strano caso aveva saputo di lui e voleva incontrarlo.
Che donna ignobile. Aveva abbandonato la famiglia per soldi, per una vita agiata, anche se con un uomo che non amava. Aveva lasciato quello che diceva essere l'amore della sua vita e due bambini, senza pensarci neanche troppo. No, a differenza del padre, non l'avrebbe mai perdonata.
Ora si spiegava perché lei fosse riuscita ad insegnargli a leggere, in fin dei conti aveva avuto un istruzione da donna nobiliare. Solo di questo poteva essergli grato.
Teneva ancora le testa bassa, le braccia stese che poggiavano sulle ginocchia piegate, i polsi ancora legati in una morsa di ferro e la schiena ricurva. I capelli ancora umidi, ormai puliti perfino dal suo sangue, gli ricadevano davanti al viso.
I passi si arrestarono, ne percepì la presenza, proprio davanti a lui, appena dentro la stanza.
<< Adrien...>>
Sussultò al suono di quella voce.
Non poteva essere. La mente gli stava giocando un brutto tiro.
Alzò lentamente, con il terrore che potesse essere davvero solo un illusione, la testa.
Poi la vide.
Si lasciò cadere il mantello con il cappuccio che le copriva la testa, sulle spalle.
Nessuno dei due, per quanto grato al cielo, riuscì a sorridere.
Lui ripensò al dolore che le aveva procurato tradendola, lei era sconcertata da ciò che aveva davanti, tra lividi e ferite, Adrien era solo lo spettro di ciò che era stato prima di venir rinchiuso.
Il ragazzo si alzò velocemente e la guardò confuso. << Cosa ci fai qui? Sei forse diventata pazza!?>>
Perché doveva sempre rischiare di mettersi nei guai?
<< Non più di te che hai detto a Luka di provare qualcosa per me.>> Rimase calma e composta, con la testa china a guardarsi l'orlo del vestito.
<< Non di mia volontà.>> sospirò calmandosi a sua volta. Vedendola non propensa a continuare il discorso gli si avvicinò un poco e con voce dolce e lo sguardo apprensivo le chiese: << Hai avuto problemi per questo, principessa?>>
Quando lei, finalmente, alzò la testa, lui perse ogni senno. Il cuore batteva forte, il fiato era pesante e accelerato e il cervello pareva non fare più il suo lavoro. Un impulso lo spinse verso di lei, bella, forse più bella di come i suoi occhi la ricordavano, più bella di come appariva nei suoi sogni. Non era giusto.
Si lasciò andare poggiando la fronte sulla spalla coperta di lei che sussultò irrigidendosi.
<< Angelo mio...>> Sussurrò riguadagnando spirito e vigore. Respirarla era come infondersi nuova vita.
<< Che ti hanno fatto? Sembri diversa.>> Continuò a parlare a bassissima voce, quasi stesse discutendo tra sé e sé.
Non voleva più sentire la stoffa sul viso, voleva la sua pelle, il suo profumo. Aveva bisogno di un vero contatto, così avvicinò il volto all'incavo del suo collo, quando toccò la pelle nivea gli venne spontaneo sospirare soddisfatto, convinto di aver trovato di nuovo il suo posto nel mondo. Il suo profumo gli invadeva le narici e poté giurare che nulla gli era mancato di più.
Ma perché lei restava rigida e composta?
Non poteva dirgli che si sentiva sporca a volerlo ancora stringere a sé, che era un errore mostrarsi amorevole con lui dopo ciò che era accaduto con Luka, dopo l'accordo e le concessioni fatte.
Luka era stato fin troppo gentile e lei non poteva approfittarsene così, ripagandolo cadendo tra le braccia di Adrien.
Ma era così difficile resistere.
Con le mani sulle spalle lo costrinse a tornare diritto, poi le poggiò ai lati del suo volto e lo fissò con tenerezza, accarezzandolo quasi come a voler imprimersi quei lineamenti nella mente, così che potesse poi sognarli veritieri per il resto della sua vita.
<< Ho saputo da Alya...tutto quanto.>> Disse prendendo coraggio.
<< Tutto cosa?>> Chiese perplesso e smettendo di premere la guancia su una mano, neanche fosse un cucciolo in cerca di attenzioni.
Ridicolo, ecco cos'era diventato, ma andava bene così.
La principessa si allontanò smettendo di accarezzarlo e lui si sentì nuovamente perso.
<< Perché mi hai mentito? Perché mi hai detto che c'eri andato a letto? Hai idea di quanto tu mi abbia ferita?! >> Disse alzando il tono di voce.
Adrien deglutì. Così lo aveva scoperto. Cosa le avrebbe detto ora?
<< Mi dispiace, volevo solo che fosse più facile per te lasciarmi andare.>> Optò per la verità.
<< E ti sei preso tutte le mie sfuriate, tutte le colpe...>> Si avvicinò nuovamente al ragazzo.
<< Cosa vuoi che me ne importava delle mie colpe, Marì? Tanto sarei morto e tu non dovevi soffrirne.>> Si giustificò facendo anche lui un passo verso lei.
Avvicinò il suo viso a quello di lei, con la punta del naso le sfiorò la guancia in una carezza e trattenne il fiato, per non cedere alla tentazione di baciarla.
Lei, dal canto suo, respirava affannosa, le sue labbra cercavano disperate quelle di lui ma non appena le percepivano, si costringeva ad allontanarsi, ma tornava sempre la.
<< Marì...>> Fu quasi un gemito.
Voleva pregarla, scongiurarla di permettere alle labbra di sfiorarsi, anche se solo una misera volta. Voleva che la smettesse di mantenere quello stupido contegno.
<< Non sono qui...per...questo...comunque.>> faticava a parlare con la mente lucida per via della troppa vicinanza e della voglia che aveva di cedere alla tentazione.
<< Ssh, non parlare, non svegliarmi da questo sogno.>> Premette la fronte su quella di lei, strinse gli occhi per il dolore che gli provocava una ferita li vicino.
Stava per cedere.
I respiri caldi che si infrangevano a contrasto ora erano diventati indistinguibili. Le dispiaceva per il principe, ma non sarebbe mai riuscita a ribellarsi a questo.
Velocemente le loro labbra si scontrarono, lui racchiuse il labbro inferiore di lei tra le sue accarezzandolo dolcemente.
Scottata da quel tocco, Marinette se ne tirò via.
Non poteva lasciarsi andare, doveva dirgli il motivo per cui era venuta e andarsene.
<< No.>> Sussurrò voltandosi per dargli le spalle.
Adrien la guardò confuso e con un velo di tristezza sulle pupille.
<< Cosa no? Mi siete mancata come l'ossigeno...io...ho creduto di dover morire senza...>> Cercò di voltarla prendendola per le spalle, ma i polsi ammanettati non lo aiutarono affatto.
<< Non morirai.>> Disse decisa, ma senza voltarsi.
Adrien rimase di sasso a quelle parole.
Cosa voleva dire? Cosa aveva fatto?
Non trovava la parole, non trovava un modo per spiegarsi questa specie di grazia come poteva averla raggiunta. Tremava. Temeva il come se la fosse guadagnata lei.
Marinette aspettò per secondi interminabili un segno, un gesto, una parola, ma il ragazzo non diede alcun segnale di aver compreso.
<< Quando hai detto al principe dei tuoi sentimenti, lui ha voluto parlarne con me, mi ha chiesto se per me fosse lo stesso...>> Sospirò cercando di prendere coraggio. Sapeva che a quel testardo non sarebbe andata bene la soluzione, ma era la sola cosa che potesse fare per salvarlo.
<< Ho detto la verità, in parte.>>
Adrien la guardò aggrottando le sopracciglia.
Sentiva che qualcosa di terribilmente doloroso stava per trafiggergli il cuore.
<< Non guardarmi così! Cosa avrei dovuto dirgli? >> Si spazientì lei del suo silenzio e delle sue espressioni contrariate.
<< Di no! Che sono stato solo un pazzo che vi ha rapito e che sareste stata contenta di vedere la mia
esecuzione!>> Trovò nuovamente la forza per parlare, anche se il tono si era fatto duro.
<< Non ho potuto! Come puoi pretendere che io possa riuscire a dire una cosa simile?! Non sai del mio dolore, non lo sai!>> Urlò ancora più inferocita.
<< So del dolore che proverò a non vederti felice, so del dolore che proverai a perdere tutto, anche la tua famiglia!>> Ribatté il giovane.
<< Non accadrà nulla di tutto ciò.>> Abbassò il tono di voce ma rimase comunque dura e indispettita.
<< Non dirmi che...>> Adrien indietreggiò sbarrando gli occhi.
<< Il principe non voleva che né io né lui perdessimo di credibilità, che nessuno ci perdesse l'onore...>> Proseguì la principessa, anche se il suo interlocutore non faceva altro che stringersi la testa tra le mani e scuoterla in una litania di "no, no, no,no".
La sua libertà, la sua vita, dipendevano dal matrimonio della sua donna con un altro uomo. Poteva essere peggio di così?
<< Senza contare che i nostri regni...>> Cercò di continuare imperterrita.
<< Non dire più nulla. Taci!>> Le urlò dandogli però le spalle.

Te l'avevo detto che sarebbe stata mia.

<< Adrien devi ascoltarmi...>> Cercò di sfiorargli il braccio per farlo voltare verso di lei.
<< Non voglio vivere e doverti sapere con un altro uomo! Non voglio passare le mie notti insonni a immaginarti tra le sue braccia, non voglio uscire per le strade e vederti in parata con lui al tuo fianco, venire a sapere dell'erede che nascerà e...dio ma come puoi chiedermi di sopravvivere in questo modo?!>> Prese ancora di più le distanze e sbatté, inferocito, i pugni al muro.
<< Preferiresti che ti lasciassi morire?! Non puoi chiedermi questo! Non ti lascerò morire se so che posso salvarti la vita!>> Riuscì a prenderlo per il braccio e a farlo girare. Si guardarono, entrambi con le lacrime agli occhi, lacrime simili, nate dallo stesso dolore, ma per ragioni differenti.
<< Che me ne faccio della vita?! Pensi mi interessi davvero poter respirare se non potrò mai più sentire il tuo profumo, o guardarmi intorno se il mio sguardo non potrà più posarsi su di te, o ascoltare se non è la tua voce che mi impegna l'udito?! Che me ne viene a me di vivere?!
Me lo spieghi?!>> Gli urlò a pochissimi centimetri dal suo viso.
<< Non ti lascerò buttare la tua vita, hai affetti, hai persone a cui interessa se vivi o muori.>> Ribatté lei, costringendosi alla calma.
<< Mi lasceresti davvero girare per il mondo come un fantasma a cercare di convivere con la tua assenza, con un dolore che mi strazierebbe il cuore in eterno? A passare giorni a ricordarti e a ricordare quello che avevo e che ho perso? No, non puoi odiarmi tanto. Non sarebbe mai vita quella. Preferisco morire.>> Gli urlava contro, ma più gli si faceva vicino e piu la voglia di riaverla sua si faceva sentire.
Come si era permessa di decidere della sua vita?
Che rabbia gli faceva.
<< E comunque...non potrai più rimanere a Parigi.>> Finì la frase tutto d'un fiato, temendo ancora di più la sua reazione.
<< Come scusa?>> Sembrava calmo, ma era solo interdetto.
<< Pensiamo sia meglio che tu...>> Non riuscì a finire la frase che Adrien si allontanò ridendo di una risata nervosa.
<< Pensiamo, questa è bella, ora parli anche come se già foste una coppia. Di la verità, è lui che ha pensato bene di mandarmi via di qua per paura che io possa rubargli di nuovo la sposa.>> Disse sbeffeggiando con un sorriso irrisorio la donna davanti a lui che, oltraggiata per quella spavalda maleducazione, per quella goliardica irriverenza nei suoi confronti, non riuscì dal trattenersi nel dargli un ceffone sulla guancia.
Adrien la guardò continuando a sorriderle, << E siamo a due, principessa.>>
Era incredibile come gli era facile farla imbestialire. Lo detestava quando si parava i sentimenti con quegli atteggiamenti così odiosi e maleducati.
<< Scegli un posto in cui andare e poi sparisci.>> Disse dura cercando di non fare capire che stava provando dolore alla mano che lo aveva aggredito.
<< No.>> Disse ancora più cocciuto.
<< Adrien...>>
<< Mi avete lasciato in vita per i miei affetti, giusto? Non solo per lavarvi la coscienza. Quindi che senso avrebbe mandarmi via da qui? Chi penserà ai bambini dell'orfanotrofio e alla figlia dei Bourgeois? >> Chiese in tono di sfida.
<< Io.>>
Rimase spiazzato da quella risposta.

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