36 Oltre questa vita

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Si girava e rigirava tra le lenzuola di lino pregiato, il sudore le imperlava la pelle pallida per via dell'agitazione che scaldava il suo corpo con vampate di fuoco, quasi come a voler bruciare ogni sua colpa, ogni scelta che aveva condotto l'uomo della sua vita al patibolo.
Cosa avrebbe potuto fare per salvarlo?
Maledetto amore.
Il sole iniziava ad albeggiare su una notte insonne, la finestra lasciava passare qualche spicchio di luce che le scaldava il volto stanco.
<< Siete pronto, altezza?>>
<< Oggi lo farò parlare, quanto è vero che Iddio esiste.>>
Sbarrò gli occhi a quelle parole e alla voce del principe che, così cattiva, non l'aveva mai udita.
Corse fuori dal letto e si affacciò al suo balcone.
Cosa poteva fare lei per aiutarlo a vivere? Come poteva pretendere la salvezza di colui che, per tutti, non aveva voluto la sua?
Lacrime d'amore ormai solcavano il viso da giorni, lacrime nascoste, imbarazzanti e inopportune di un dolore che non doveva esistere, che non aveva il diritto di provare. Bugiarda, le celava al mondo intero, vergognandosi di doverlo fare.
La voglia di vivere che aveva provato in quei giorni era svanita nel nulla.
Vide la carrozza allontanarsi a gran velocità e si lasciò scivolare a terra, le ginocchia piegate in una supplica che sarebbe rimasta inascoltata.
Avrebbe cercato per tutta la vita poesie che parlassero di lui e, quando non ne avrebbe più trovate, le avrebbe scritte di suo pugno, d'altronde, il tempo passato senza lui nella sua vita sarebbe stato solo tempo perso. Voleva tenerselo stretto nell'anima, non voleva che lui.
Tra poco avrebbe ripreso i soliti studi imposti dai genitori, qualcuno le avrebbe insegnato come comportarsi in un qualsiasi paese straniero, come ballare, le lingue e il pianoforte.
Lei voleva leggere solo le sue poesie.
Di lì a qualche minuto sarebbe stato consono chiamare le cameriere per farsi preparare, ma la voglia di sentir parlare qualcuno era davvero poca.
Forse però studiare le sarebbe stato d'aiuto, si sarebbe concentrata su altro, o magari lo avrebbe cercato tra le pagine e nei spartiti.
Sospirò pensando che tutto sarebbe dovuto tornare come sempre, non sarebbe mai più potuta stare fuori da quel palazzo, in mezzo alla gente e al traffico della sua città.

Aveva un odio senza origine, non sapeva verso chi o per cosa. Forse per se stessa che non riusciva a detestare l'uomo che l'aveva ingannata, illusa, tradita. Forse perché nonostante tutto l'idea di perderlo per sempre e definitivamente le straziava il cuore.
Una vita come quella di Adrien non meritava di essere interrotta in questo brusco e orribile modo.
Il suo Chat Noir.
Avrebbe voluto prenderlo a pizze per le ultime parole in quella radura, per la sua strafottenza e il suo stupido cinismo, invece ora lo desiderava solo al suo fianco perché, senza di lui, non sarebbe mai stata vita la sua.
Ogni sera guardava il cielo stellato e sembrava che anche lui ricambiasse il suo sguardo, con disapprovazione.
Luna, cara amica, cos'hai da rimproverarmi? Proprio tu che sai, tu che ascolti, tu che conosci ogni mio più recondito pensiero.
Si chiedeva in quelle notti insonni, senza darsi mai una risposta.
Avrebbe dovuto forse chiudere tutto in una scatola? Dimenticare tutto ed andare avanti? Amare il principe Luka e sperare in un'amnesia del cuore?

Poi quando si sarebbe parlato di questo periodo in cui era stata rapita? Cosa avrebbe detto? Sarebbe mai diventata una cosa "leggera" di cui parlare ad un ballo?
Sarebbe mai riuscita a sdrammatizzare la sua vita? Tornare a ridere e a scherzare, adesso come adesso, anche per il futuro, sembrava cosa impossibile e surreale.

Parlandone, in futuro, lo avrebbe rivisto come un fantasma al suo fianco?
Non voleva più amare così.
Non voleva più amore in una vita in cui lui non ne avrebbe mai fatto parte.
S

entì bussare alla porta e si costrinse ad alzarsi e a darsi un contegno, mise in ordine la veste e rientrò per posizionarsi composta sul letto.
<<Avanti.>> Disse con voce sicura. Si stupí di riuscirci.
<< Pri...>>
Appena le due amiche si videro la tensione scemò.
<< Marinette...>> Alya vide gli occhi della principessa farsi lucidi e si precipitò al suo fianco per stringerla in un caloroso e confortante abbraccio.
<< Alya, hai saputo qualcosa?>> La scostò per poterla guardare in volto.
<< Ho parlato con Nino e gli altri, a quanto pare è stata colpa di una certa Chloé, anche se non gliene farei davvero una colpa, minacciavano la sua famiglia. Nino dice sia stata solo cattiveria mista a stupida gelosia.>>
Marinette a quel nome ebbe un sussulto e nell'ascoltare l'ipotesi di Nino abbassò la testa.
Ciò che aveva fatto Adrien con quella donna era...no non voleva pensarci.
<< Perché gelosa? Adrien ha continuato ad andarci a letto...>> Le parole le morirono in gola, così come era morto il suo orgoglio.
<< Cosa? Ma no, Nino mi ha raccontato che quella Chloé erano giorni che provava a riavere quel tipo di attenzioni da Adrien, l'ultimo giorno l'ha trovato ubriaco fradicio e, dice, molto abbattutto, così ne ha approfittato coinvolgendo anche un'altra donna.>>
<< E lui c'è stato, lo so, me l'ha detto. Mi ha detto anche che non se ne è pentito. >> Continuò a guardare altrove.
<< Cosa? Chloé dice che, dopo un po' di esitazione, dovuta forse dall'alcol, lui le abbia rifiutate molto bruscamente.>>
Marinette alzò velocemente lo sguardo confuso ed esterrefatto verso l'amica, confusa anch'essa dalla diversa versione dei fatti che il giovane condannato aveva dato alla principessa.
Perché? Perché le aveva mentito? Perché l'aveva fatta soffrire in quel modo facendole credere di essere stata tradita e usata da una canaglia?
Perché passare per feccia?
Strinse i pugni per cercare di placare la sua mente. L'avrebbe preso a schiaffi.
Voleva essere dimenticato, le avrebbe lasciato il peggiore dei ricordi così che lei potesse andare avanti senza rimpianti.
Quanto aveva sofferto per quella decisione così assurda?
Il suo Adrien...era totalmente suo.
<< Perché avrebbe...>> Iniziò a domandarsi Alya.
<< Voleva farsi detestare da me, voleva che io andassi avanti senza sentire di aver perso l'amore della vita...ma io...io...>> Non riuscì più a trattenere le lacrime e con le mani si coprì il volto, << io la sentivo comunque quella perdita.>> Finì tra i singhiozzi.
<< Tesoro.>> Alya la strinse ancora più forte.
Entrambi erano costretti in un luogo, in un tempo, in una vita che non volevano.
La libertà di potersi amare, ecco cosa volevano per loro stessi, di potersi raggiungere.
I loro sogni erano distrutti senza un apparente motivo se non la loro identità, ciò che erano era stato d'intralcio.
Sarebbero dovuti essere insieme in questo momento.
C'era una voce, dentro di loro, che parlava dell'amore perduto, del rispettivo amante, per non farli sentire soli, per sentirsi sempre vicini e per darsi speranza.
Lui sentiva la voce di lei.
Lei, sentiva la voce di lui.
Se entrambi chiudevano gli occhi, si ritrovavano al fianco dell'altro.
Che strana storia l'amore.
Marinette, sentendo la luce dell'alba su di sé, ricordò il calore e la gioia che provava svegliandosi al suo fianco.
Adrien, invece, le avrebbe sempre lasciato riempire le sue interminate notti.

Avrebbero trovato il modo per stare insieme, non come il sole e la luna, non sarebbero riusciti mai a separarli, avrebbero sempre trovato un modo, i loro cuori lo sentivano. Non sarebbero mai stati soli, se insieme.
Lui l'avrebbe ritrovata ovunque.
Lei avrebbe sempre trovato la strada per arrivare da lui.

Per tutta la loro vita si erano cercati e sarebbero rimasti insieme anche oltre questa.

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