10 Luna

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Guardava il cielo, le stelle splendevano quasi a volergli tenere compagnia, la luna disegnava una virgola nel firmamento, come a suggerirgli di iniziare una nuova frase, ma non un intero paragrafo, il vento leggero gli soffiava tra i capelli e muoveva l'erba intorno a lui, come a voler tenere sveglia l'intera radura per contemplare insieme la volta notturna. Il lago si increspava lieve, faceva capire di essere vivo, ma di non aver bisogno per forza di grandi onde per farsi notare dalla luna che, innamorata forse più di sé stessa che della povera pozza, si rispecchiava in un riflesso mosso.
Povero lago, pensò il biondo, era l'elemento più grande in quel sogno, eppure si faceva usare, eppure era solo, guardava la luna sperando di ricevere amore, forse neanche lui l'amava davvero, forse era solo solitudine, forse sapeva anche di meritare di meglio da quella vita, non una stronza viziata, con la puzza sotto il naso e il bisogno di essere illuminata dal sole per apparire. E il sole che faceva? Le dava anche retta.
La rendeva bella, la rendeva desiderabile, il simbolo delle notti innamorate. Lui, sole, che amava davvero, che sacrificava i suoi raggi per farla valere qualcosa agli occhi di tutti, non poteva fare altrimenti se non accontentarla rimanendo in disparte a contemplarla a quella dispotica. Egoista ed insensibile. Il vento era suo complice, innamorato anch'esso, le permetteva di ricevere venerazione da ogni singolo filo d'erba, da ogni singolo ramo che cantava la sua serenata, ogni singola foglia e quelle che si arrendevano le faceva cadere. Voleva solo il meglio per la sua luna.
Infondo la vita non si riduceva a questo? Per essere amabili ci si doveva sentire amati, bisognava esserlo davvero e dovevano guardarti occhi capaci di trasmettere l'intenso sentimento. Per sentirsi belli si doveva sentirselo dire, bastava avere gli sguardi addosso mentre si cammina per le strade, o semplicemente si appare nella notte. Prezioso però era a chi bastava un solo sguardo, un solo cuore innamorato. Con gli occhi giusti a vegliare su di te potresti essere qualsiasi cosa tu voglia. Anche bello, anche degno di un amore immenso.
E lui che avrebbe fatto allora?
Gli unici occhi che voleva su di sé non poteva averli. Non avrebbe neanche dovuto desiderarli. La donna che amava, non era semplicemente di un altro, era promessa al principe Luka.
Luna, bisbetica ed indomabile luna, ridi delle disgrazie altrui, divertiti crudele alle spalle di un cuore straziato. Deridilo delle sue illusioni sciocche, straccia i sogni e nascondi ancora la parte migliore di te. Odiosa luna che veniva amata non meritandolo neppure, mentre lui era qui, a dannarsi l'anima dietro un sentimento improbabile quanto forte, a chiedersi perché mai non meritasse amore. Non ne era forse degno?
Sole, sorgi portando via i scherni della notte.
Sospirò sconfitto. Il sole aveva i suoi tempi.
Guardò la sua immagine riflessa nell'acqua mossa e si chiese cosa fosse più vero. Il riflesso di una bugia o la bugia stessa?
Dalla finestra, non sapeva, una dolce fanciulla lo stava osservando incuriosita. I suoi modi di fare erano così simili al ragazzo del mercato, la sua voce e quella galanteria sfacciata, i biondi capelli e gli occhi verdi.
Era forse lo stesso giovane?
Uscì dalla stanza e cercando di non fare rumore attraversò il salone dove dormivano i suoi rapitori.
Quando riuscì ad uscire dalla villetta si fermò ancora a guardare la figura seduta che le dava la schiena.
Davvero voleva parlargli ancora?
Si avvicinò a lui e, silenziosa, si mise ad osservare il lago.
Adrien era sorpreso nel vederla li, ma non poté non accorgersi della gioia che gli stava riempiendo il cuore.
Solo che più la guardava e più non gli sembrava la stessa di quella mattina.
In lei ora riusciva solo a vedere la principessa Marinette. Talmente bella che la luna anche accettava di condividere la luce con lei e le illuminava elegantemente il viso.
Ma che problemi aveva? Una persona non si faceva amare tramite un nome o un appellativo da classe sociale. Lei era semplicemente lei.
La guardava e avrebbe tanto voluto vedere ricambiato lo sguardo, invece si sentiva come se lei avesse concesso il cuore solo per quelle poche ore in cui si erano parlati passeggiando.
«Non riuscite a dormire?»
Con sorpresa di Adrien fu lei la prima a parlare.
«Ho un problema, principessa.» Confessò tornando a guardare il cielo.
Le stelle sembravano fare il tifo per lui.
«Che tipo di problema?»
«Se sto sveglio penso a voi, se dormo vi sogno. Non so cosa preferire.» Sospirò nuovamente.
«Voi mi avete rapita per via di questi sentimenti?» Finalmente si voltò a guardarlo dall'alto.
«Io non sapevo nemmeno che volto avesse la principessa.» Le svelò Adrien. «E se me lo permettete, avrei preferito non fosse il vostro.»
Si mise in piedi.
«Il mio volto vi trasmette tutta questa malinconia?» Chiese perplessa.
«Il vostro volto, principessa, è come la sensazione di svegliarsi nel bel mezzo di un sogno bellissimo.»
«È tanto brutto per voi?»
«Oh, vi prego, neanche un ceco potrebbe avere dubbi sulla vostra bellezza disarmante. E forse è per questo che fa così male, lascia il retrogusto amaro di ciò che poteva essere e non è stato.» Aveva ritrovato un po' il sorriso, ma era tremendamente mesto.
«Non credo di riuscire a capirvi.»
«Voi lo amate?»
Non riuscì dal trattenersi e la prese di sorpresa.
«Cosa...?»
Perché ora quella domanda così improvvisa?
Lui le si mise davanti e la guardò negli occhi.
«Il principe Luka. Voi lo amate?»
Traspariva l'urgenza di sapere, dalla voce.
La principessa non rispose. Era sempre più convinta di sapere chi si celasse dietro quella maschera, a smascherarlo erano state le sue domande e il modo in cui la guardava. Quegli occhi verdi erano troppo tremendamente profondi e sembravano metterla a nudo ogni volta.
Lentamente portò le mani sul viso del ragazzo che a quel tocco lieve ebbe un fremito che lo gelò. Si sentì sfilare la maschera, ma non gli importava, sapeva che ci sarebbe arrivata. Non era stato affatto discreto.
«Voi...» Sembrava esserne felice.
«Milady.» Le sorrise dolce.
«Sapevo che foste voi.» Sorrise sinceramente.
«Da cosa lo avete capito?»
«Dalla vostra sfacciataggine. Non sapete proprio come comportarvi con una principessa.» Disse ilare. Si coprì le labbra per nascondere la risata.
«Non siate troppo dura con me. In un solo giorno ho dovuto dirvi addio e scoprire quanto fosse pericoloso potervi amare.»
Le prese la mano e gliela levò da davanti il viso. Non voleva privarsi di quella vista sublime.
«Mi dispiace. Non avrei mai dovuto incoraggiare i vostri sentimenti.» Abbassò la testa colpevole.
«E i vostri sentimenti, invece?»
Con l'indice sotto il mento le alzò di nuovo il capo per farsi guardare.
«Io...fugivo da palazzo per capire come fosse una vita normale, poi ho incontrato voi e quelle due mattine sono state...mi avete riempito il cuore, dico davvero, ma...devo sposare il principe.» Era talmente abbattuta che Adrien si incoraggiò per tirarla su di morale. Anche se quell'ultima frase lo aveva spiazzato.
«Non vi riporterò mai più indietro, se è quello che desiderate. Vivremo insieme. Vi prometto che vi amerò in eterno e senza sosta, senza riprendere mai fiato. Niente più mura a separarvi dalla realtà.» sembrava una dichiarazione d'amore in piena regola. Anche per via della passione con cui le aveva parlato.
«Come vi chiamate?»
«Adrien.»
«Adrien...» Ripeté assaporandolo sulle labbra.
Fu un colpo alle viscere per il biondo. Il suo nome pronunciato da quelle labbra era stato un fulmine a ciel sereno che gli aveva colpito, con una scossa, tutto il corpo. Un fremito che dal cuore era arrivato nel basso ventre.
Non poteva più resisterle.
Azzerò la poca distanza tra di loro cingendole il busto con la mano che prima le aveva alzato il mento. Con l'altra teneva ancora la sua mano.
«Ditelo ancora.» Le soffiò sulle labbra semi aperte.
«Adrien.» se possibile lo pronunciò ancora meglio di prima. Sembrava dargli vita a quel nome, sembrava renderlo più bello di quanto fosse in realtà.
Chiuse gli occhi immaginandola ansimarlo sotto di se.
La baciò con estrema urgenza.
La donna non capiva cosa stesse accadendo. Non aveva mai baciato prima, ne aveva mai visto qualcuno farlo, quindi non ricambiò da subito ma nemmeno si spostò per evitarlo. Non sapeva cosa fare. Le veniva solo spontaneo tenere la bocca aperta e seguire incerta i movimenti di lui.
Adrien, rendendosi conto del poco coinvolgimento di Marinette, si allontanò di poco dalle sue labbra e la guardò perplesso.
«Scusatemi io...vi ho forse offesa?» Chiese incerto.
La principessa arrossì vistosamente e puntò lo sguardo altrove.
«Principessa...» Cercò di nuovo i suoi occhi.
«Non...non ho mai...»
Il ragazzo capì, percepiva ora il disaggio di quella situazione per la donna, sorrise rilassandosi e le lasciò la mano per accarezzarle la guancia rossa.
«Lasciatevi andare, chiudete gli occhi, vi verrà naturale. Sarò più delicato.»
Si avvicinò di nuovo mentre con i polpastrelli le accarezzava il collo, poi la spalla e lento ed esasperante, arrivò fino al petto, all'altezza del cuore.
Le labbra aperte si sfioravano.
«Rilassatevi. Cosa vuole il vostro cuore?»
Era la prima volta che qualcuno le poneva una domanda simile. Lei cosa voleva davvero? Era il primo ad interessarsi alle sue decisioni, che le dava la facoltà di scegliere della sua vita. Chiuse gli occhi.
Sentì le labbra dolci del ragazzo racchiudere il suo inferiore, accarezzarlo fino a lasciarlo andare quasi del tutto e poi riprenderlo di nuovo ma facendo più pressione.
Era lento, era dolce, umido, ma c'era torpore, era come affogare lentamente nel miele caldo.
Si rese conto che più andavano avanti e più diventava esasperante, desiderava di più.
Sentì la lingua di lui, delicata, che le accarezzava le labbra ed ebbe un fremito, iniziò ad imitare i suoi movimenti abbracciando con la propria bocca il suo labbro superiore.
Lui se la strinse di più contro.
Marinette si sentì sfiorare la punta della lingua, se la sentì accarezzare e poi avvolgere.
Sembrava velluto.
Non appena rispose a quell'invito il bacio si fece più intenso, il ritmo era aumentato insieme ai suoi battiti e al suo affanno. Non avrebbe mai voluto fermarsi. Era una situazione completamente nuova ma la inglobava, la estraniava, la avvolgeva e la intorpidiva. Era persa in un mare di nuove sensazioni travolgenti.
A fermarsi fu Adrien che, con il fiatone, sorrideva soddisfatto.
«Bravissima, principessa.» Le accarezzò nuovamente il volto completamente andato a fuoco.
Avrebbe voluto alzare lo sguardo ed urlare alla luna, ma lo pensò solamente, certo che lei potesse sentirlo comunque.
Hai visto luna? Ora non ridi più? Invidiaci e chiedi ai tuoi impotenti amanti di essere baciata in questo modo.

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