22 Sorpresa

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Passeggiava nervoso nei giardini del palazzo, cercava nuove strategie, rifletteva su cosa avevano sbagliato e dove non avevano ancora cercato.
Dov'era la sua futura sposa?
Avrebbe fatto impiccare quei balordi infami o li avrebbe uccisi lui con la sua spada.
Sapeva che sicuramente c'era lo zampino di quello che si faceva chiamare ChatNoir, quello che l'aveva derubato. Si era preso anche la principessa. La sua principessa. Non lo avrebbe perdonato mai.
Sperava con tutto il cuore che non l'avessero toccata o trattata come una donna da bordello, come immaginava erano abituati. Strinse i pugni.
Non poteva lasciarla a lungo in quell'agonia. L'avrebbe salvata a qualsiasi costo.
Avevano setacciato i boschi intorno alla villa, avevano ripercorso la strada che la carrozza aveva imboccato, in tutta Parigi le guardie reali avevano controllato ogni buco o fogna. Di lei nessuna traccia.
Eppure non potevano essersi volatilizzati.
Il re era furioso più che infelice, la regina passava il suo tempo a pregare per l'anima e la purezza intatta della sua bambina.
Luka capì che doveva fare ancora di più.

Aveva passato del tempo con Juleka prima di ritirarsi nell'ufficio di Margò per parlare delle condizioni di salute della bambina e di altri ragazzini in quel complesso. I soldi non bastavano per le cure mediche.
Con quel peso sul cuore aveva deciso di fermarsi li per pranzo per passare del tempo con Felix e gli altri prima di tornare verso la locanda.
Avrebbe dato anche la sua parte del bottino.
Appena entrò si accorse dell'assenza di Chloé e ne fu davvero grato.
Si avvicinò al bancone. Era così abbattuto. Tutto quello che faceva non era abbastanza. Non poteva aiutare Juleka. I suoi polmoni non erano abbastanza forti e non lo sarebbero mai diventati per miracolo.
Al diavolo tutto.
Perché non bastava mai? Perché non era mai all'altezza delle situazioni?
Lui non era mai abbastanza.
<< Il solito?>> Chiese la signora Bourgeois.
<< Si, grazie.>> Si sforzò di sorriderle, ma proprio era impossibilitato tanto era la tristezza e lo schifo che provava.
<< Cos'è accaduto?>> Chiese con preoccupazione mentre versava il whisky nel bicchiere davanti al ragazzo.
<< Juleka è peggiorata.>> Le parlò perché sapeva che poteva comprenderlo. Anche lei aveva una figlia malata.
<< Mi dispiace, non si può fare nulla? Neanche con altri soldi?>>
Finì la sostanza nel bicchiere e ne chiese altra.
<< Il fatto è che...dovremmo stare fermi per un po'. È successo un gran casino per questa storia della principessa.>> Abbassò ancora di più la voce.
<< Ma se la riconsegnate poi potrete tornare a lavorare come sempre.>>
Bevve di nuovo tutto d'unfiato.
La faceva facile lei. Lui non voleva riportare indietro Marinette.
Non rispose e la donna capì che la conversazione stava continuando nella sua testa e che avrebbe fatto meglio a lasciargli li la bottiglia e ad andare a servire gli altri clienti.
Riportarla indietro...che assurdità.
Però così stava mettendo a rischio molte, troppe vite, per i suoi capricci da innamorato. I ragazzi che rubavano con lui lo facevano per le loro famiglie, avevano bisogno di qualche furto in più e se dovevano stare attenti alla reale ed essere più controllati e braccati del solito non potevano fare nulla. Lui non poteva fare nulla per far avere altri soldi all'orfanotrofio. Juleka non sarebbe arrivata alla prossima primavera.
Felix non avrebbe avuto la sua principessa.
Si versò un altro bicchiere. Lo finì in due tempi.
Cosa avrebbe detto a Lila? Che non poteva salvarle la sorella perché voleva continuare a vivere la sua luna di miele con la principessa?
Principessa.
Che c'entrava lui con una principessa?
Bevve ancora.
Niente. Assolutamente nulla.
Solo che i loro corpi si incastravano così bene...le loro anime si intrecciavano in una danza meravigliosa e per non parlare dei loro cuori, che avevano scoperto, battevano all'unisono la stessa melodia.
Buttò giù l'ennesimo bicchiere prima di alzarsi dallo sgabello e, con il collo della bottiglia stretto nella mano, si diresse nella sua stanza. Anche per le scale si attaccò a questa per fare un lungo sorso.
Si accorse che la porta non era chiusa a chiave. Molto strano. Anzi, forse no, capitava che si dimenticava lui stesso di chiuderla.
Quando l'aprì ciò che vide lo fece bloccare imbambolato. Quasi non si fece cadere di mano la bottiglia.
Com'era possibile che entrambe fossero li?
Non sapeva nemmeno si conoscessero.
<< Sorpresa.>> Disse Lila alzando un braccio e lasciandosi vedere completamente nuda.
<< Vieni da noi.>> Disse suadente Chloé. Anche lei nuda.
Come poteva uscire da quella situazione?
Erano entrambe sdraiate sul suo letto, con le coperte sfatte che non coprivano assolutamente niente, le loro gambe erano sovrapposte e, sdraiate su un fianco, si guardavano provocandolo.
Era assolutamente insensato tutto questo. Era troppo.
Lui aveva Marinette che lo aspettava.
La sua principessa.
Le aveva anche chiesto di sposarlo e fuggire insieme. Non poteva farle questo, lei si fidava di lui e lui le aveva promesso niente più scappatelle.
Solo lei. C'era solo lei.
Si, ma lei quanto sarebbe durata? C'erano così tanti problemi tra loro che anche pensare al giorno dopo era difficile.
Lei era la fottuta principessa di Francia, promessa ad un principe che la stava cercando in lungo e in largo, che voleva tagliargli la testa, lei aveva esitato pensando ai suoi doveri da reale. Una parte di lei sarebbe sempre voluta tornare in quel castello, lontana da lui.
E lui?
Lui aveva bisogno di lasciarla andare per aiutare tutte quelle persone che credevano e si affidavano a lui.
Bevve tanto, fino a che non gli mancò il fiato.
La sua testa era in confusione.
Era sbagliato cedere a quella tentazione. Infondo lei da sola lo appagava più di un arem di donne promiscue ai suoi piedi.
Pensava, pensava, si dava dell'idiota per il solo fatto di starci a pensare. Doveva andarsene di li e basta.
Ma quando gli ricapitava una cosa simile? Mai più. Non sapeva neanche come potesse essere successo adesso.
E poi lei non lo sarebbe venuto a scoprire, giusto?
No, ma che cazzo stava dicendo. Non doveva neanche pensarci.
Lui l'amava. Era la donna della sua vita.
In quel momento, vedendo lo stallo del ragazzo, le due iniziarono a strusciarsi una contro l'altra e a sfiorarsi le labbra. Continuando sempre a guardarlo.
Si sentì pugnalare il basso ventre. Non era giusto.
In una Parigi che aveva appena vissuto, dilaniata dalla povertà, quello che stava accadendo davanti a lui sembrava pura finzione. Si sentiva come se non avesse mai desiderato davvero così tanto una donna, come se fosse stato sempre ingannato da dei sentimenti che non poteva concedersi, ma che gli davano l'illusione che potessero essere veramente portati avanti e che gli regalavano emozioni da togliere il fiato, solo per lo scopo di soffocarlo.
Era tutta una farsa. Loro non avrebbero mai davvero ballato sulle melodie dei loro cuori, anche se lei gli aveva raccontato i suoi segreti, anche se ne avevano condivisi alcuni. La loro storia rantolava nel buio, per sentieri sconosciuti, dove i sogni non bastavano.
Ed era vero, lui sarebbe fuggito con lei, l'avrebbe portata via, dove l'aria aveva solo il suo profumo e per respirare gli bastava questo, dove non c'erano pericoli e non serviva faticare per restare insieme.
Ora era qui, a desiderare di stare tra altre donne, di non sentirsi in errore e di poter essere libero di sbagliare, senza sensi di colpa a fermarlo.
Quante volte aveva sbagliato nella sua vita? E perché ora era così diverso?
Non si sentiva più fortunato ad averla. Perché? Perché ora la vedeva come una maledizione? Tra la paura di perderla e la libidine di averla, le parlava di pensieri che solo lei sapeva scucirgli dalla bocca. E se fosse stato un male?
Bevve ancora. Poi fece diversi passi verso il letto.
Lo avrebbe fatto davvero? Anche a costo di perdere tutto?
O sarebbe andato via con lei lasciando il suo mondo irrisolto?
Ora era davvero troppo distrutto per pensare ai sogni dove l'aria aveva il suo profumo e il suo respiro contava poco.

Chat NoirOnde histórias criam vida. Descubra agora