6 Vi ho sognata

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Chiudeva gli occhi e pensava a lei, non importava chi avesse al suo fianco, non importava per chi avesse sudato la notte, lei era sempre nei suoi pensieri.
Si voltò, dormiente e nuda, vicino a lui c'era l'ennesima donna. No, non era né una popolana e ne la figlia di un locandiere, era una giovane contessa annoiata dalla vita di corte. Non ricordava ne il suo nome e ne come ci fosse finito a letto insieme.
Si mosse e il lenzuolo le scivolò scoprendole gran parte del corpo. Si vedeva fosse diversa dalle altre, la sua pelle era più candida e curata, liscia, ma nulla in confronto alla porcellana della ragazza del mercato.
Avrebbe voluto sentire il profumo della sua pelle, svegliarsi ed essere inebriato dall'odore del sesso con lei, sentire la sua voce scaldargli il petto, come se le parole fossero sole e, senza timore, dirle quanto amore provava, urlarlo al mondo, se necessario.
Si alzò dal sontuoso letto, si coprì dalla vita in giù con una coperta e si andò ad affacciare alla finestra. Era quasi ora di andare.
Parigi la mattina era sempre uno spettacolo, un sacco di gente indaffarata.

Quello era il fioraio che aveva il banco al mercato.
Lo incoraggiò, con il pensiero, ad andare ad allestire, meglio di come non avesse mai fatto, il banchetto quella mattina.
Chissà perché ogni cosa lo riportava a lei, ogni pensiero era lei, chiudeva gli occhi e la vedeva tra quei fiori colorati. Ma infondo andava bene così, non avrebbe mai voluto che quei pensieri volassero via dalla sua testa, non voleva essere lasciato nemmeno dal ricordo di lei.
Voleva sapere disperatamente chi fosse e quella mattina glielo avrebbe chiesto, quella mattina avrebbe respirato ancora un po' in attesa di essere scelto dai suoi occhi, in mezzo a tutta quella gente, lui che folle le aveva confessato i suoi sentimenti.
Le aveva detto di volere una vita con lei, voleva veder passare primavere e giorni d'inverno, giornate da ricordare e, perché no, momenti difficili e notti insonni, magari per un litigio più serio, ma poi sarebbero tornati a fare l'amore, tutta la notte, tutte le notti.
Si sistemò, come meglio poté, usando la toletta della dama e corse fuori di li cercando di non farsi notare troppo.

                      ~•~•~•~•~•~•~

Camminava per le strade guardandosi intorno, sembrava un bambino eccitato, un cretino. Ecco cos'era, un cretino.
Come poteva essersi ridotto così per una donna?
Senza farsi vedere rubò una mela del fruttivendolo impegnato a preparare l'esposizione, andò via addentandola e pensando che fosse rossa come le sue labbra. Si sognò di morderle come aveva morso il frutto.
Dio, sarebbe diventato pazzo a furia di desiderarla ma non poterla avere.
Passando davanti al banco delle stoffe, ne prese una per pulirsi bocca e mani e gliela rimise sul ripiano in legno.
Incredibile come riuscisse sempre a farla franca.
Arrivò davanti al fioraio e si poggiò al muro di fianco per aspettarla. In lontanaza sentiva suonare una chitarra classica. Delicata melodia.
La vide arrivare. Bella com'era, non gli sembrò possibile che, tra tanta gente, si stesse dirigendo proprio da lui. Vederla avvicinarsi ed essere guardato da quegli occhi, era come volare. Come quando la sognava la notte, quando diceva di amarla nel buio della sua stanza e le chiedeva di non lasciarlo mai, anche se le storie d'amore finiscono e gli amori passano, lei doveva fingere di poterlo amare per sempre, perché di tempo ne sarebbe passato, ma loro due no, non sarebbero passati mai.
Che incredibile e stupido romantico. Lui che si concedeva piaceri da una notte, che aveva già due donne fisse nella sua vita, ma che non amava, almeno non in quel modo. Poteva essere più ipocrita di così? Parlava dell'amore, parlava di lei, come il più meraviglioso dei sentimenti, come se sapesse davvero parlarne. E poi? Poi si comportava da vile disinnamorato della vita. Con alcool e fanciulle sempre a portata di bocca. Si, ma avrebbe rinunciato a tutto per lei.
«Milady.» Le fece un inchino  prendendole la mano per baciarle le nocche. Marinette sorrise incantata.
Oggi indossava un vestito rosa cipria e il rosso delle labbra era sparito. Sembrava ancora più eterea.
Un angelo. Pensò il biondo.
«Mi concedete il vostro braccio per una piacevole passeggiata?»
Non smettevano di sorridere, ma lui era incredibilmente simile ad un gatto ruffiano in cerca di attenzioni.
La principessa poggiò delicata la mano guantata sul braccio del giovane che, a sua volta, poggiò l'altra mano su quella di lei per farsela più vicino.
Marinette sapeva quanto fosse sconveniente una situazione simile per una principessa, tutto ciò con cui era stata cresciuta stava andando a farsi benedire.
Ma lui era così... così...
«Vi ho sognata questa notte, o meglio, non fraintendetemi, vi sogno tutte le notti non datevi pena, ho sognato che... beh...avevo bisogno di pronunciare il vostro nome, ecco, ma non lo sapevo, milady. Come posso non sapere il nome che porta il mio cuore?»
«Siete sempre così adulatore con ogni donna?» Chiese divertita.
Sperava nella sincerità di una negazione.
«Offendete il mio amore.»
«Ma non il vostro onore...» Sembrò studiarlo.
«Che me ne faccio dell'onore se tutto ciò in cui credo viene calpestato?»
«E in cosa credete?»
«Nella veridicità del mio affetto nei vostri confronti.» Disse convinto più che mai.
«Date così tanta importanza ai vostri sentimenti?» Era sempre più incuriosita da quell'uomo.
«In generale no, do importanza solo a voi.»
«Ne parlate con tanta leggerezza che si stenterebbe a credere nell'importanza che decantate.»
Fingendosi offeso le si mise davanti, senza rinunciare al tocco del suo braccio però, cercò di guardarla negli occhi ma restò di sasso nel vederla tentare di nascondergli ancora il volto dietro la grande piega del cappello.
«Milady, guardatemi, vi prego.»
Prese il lembo del copricapo che le nascondeva il volto tra pollice e indice, lo alzò e lei si sentì attirare da quegli occhi magnetici che la chiamarono a voltarsi, come venivano chiamati i soldati per la guerra. Non poteva rifiutare.
Quando i loro occhi si guardarono, bastò una frazione di secondo per legarsi tra di essi.
«Non pensate mai, nemmeno per un solo istante, che io vi stia mentendo o prendendo in giro. Non provate a fare vagare i pensieri verso idee che vi porteranno a credere che io stia esagerando. Anche il vostro abito sembra leggero ed elegante, eppure io so che è solo grazie a voi se ha questi pregi. Conosco bene il peso e l'ingombro notevole che porta.»
La ragazza fu incantata da tali parole e dal modo in cui il giovane le aveva rivolte. Così serio e solenne, come se dovesse convincerla per poter vivere.
Sentì il desiderio di stargli più vicino.
Mentre parlava non sapeva se lei non gli volesse rispondere o se semplicemente non sapesse cosa dire.
Continuava a guardarlo e a farglisi più vicina. Come poteva dirle che, qualche millimetro in più e l'avrebbe fatta sua in qualche antro nascosto di Parigi? Lei così elegante, donna di alto lignaggio, sicuramente, non poteva nemmeno immaginare cosa lui stesse pensando. Anche prima parlando del sonno, lei non aveva affatto capito a cosa si riferisse, ecco perché non era nemmeno arrossita.
E ringraziò il cielo fosse così, stava a significare la sua purezza. Nessuno aveva mai installato quel tipo di pensiero nella sua mente. Ne sarebbe stato fin troppo geloso.
Poi avrebbe dovuto scoprire chi era e prenderlo a pugni.

Non sapeva se parlarle, interrompere quel momento intenso, avvisandola che si stava immaginando il paradiso.

Invece continuava solo a guardarla. Era talmente bella che lo confondeva, come quando si guarda il sole e poi non si vede nient'altro per alcuni secondi. Ma il calore che sentiva sul volto nell'averla così vicina era paragonabile al bruciore dei raggi in estate. Un desiderio che lo bruciava vivo.
«Vi prego...sarebbe tremendamente sconveniente per voi se io vi baciassi qui e ora.» Deglutì a fatica.
Era assurdo doverla allontanare, anche se solo con le parole a cui lei, però, parve non dare peso.
Se la immaginava già con la testa sul cuscino e i capelli neri come la notte sparsi in disordine su di esso.
«Perché solo per me?» Sussurrò ancora cercando qualcosa nel suo volto bellissimo.
«Perché io non mi farei problemi, milady.»
Trovò il coraggio di sfiorarle la guancia con l'indice. A quel contatto lei parve sobbalzare un poco e ritrarsi un po'. Cercò di ritrovare la sua lucidità.
«Mi dispiace io...non so cosa mi sia preso. Sono stata così indicibile. Io...vi ho messo in difficoltà.» Si allontanò di qualche passo da Adrien e gli diede le spalle. Si coprì il volto con le mani per l'imbarazzo e la vergogna.
«Cosa?» Gli si fece ancora vicino sfiorandole la schiena con la mano per richiamarla, ma lei non si voltò, ne levò la gabbia di dita.
Non poteva davvero sentirsi in colpa per lui dopo averlo portato ad un passo dal paradiso, non poteva vergognarsi di averlo messo in quel tipo di difficoltà. Che poi quale difficoltà? La difficoltà era resisterle e lui non le avrebbe resistito mai.
Si mise di nuovo difronte a lei e, con gentilezza, le prese i polsi fini tra le mani per liberarle il volto e poterla guardare.
Sembrava davvero sconvolta.
«Mi avete fatto vivere un sogno.»
Cercò di rincuorarla.
«No io...io non posso. Mi dispiace.» Si divincolò dalla sua presa, facilmente dato che non stringeva per non farle male.
«Cosa intendete dire?»
Era forse angoscia l'emozione che dava voce alle parole e senso al suo sguardo?
«Non posso rivedervi più.» Si voltò pronta per andarsene ma lui la bloccò prendendole la mano.
«Cosa state dicendo? Perché mi uccidete così ora?» era nel panico.
Gli occhi lucidi di lei sembravano stillare veleno che avrebbe dovuto bere.
Era ridicolo lasciarsela fuggire dalle braccia.
«Non guardatemi con quegli occhi, vi supplico.»
«Non potrei guardarvi in altro modo ora. Ditemi cosa vi tormenta, se è solo per ciò che è successo, non vi dovete preoccupare.»
Lei sembrò calmarsi, poco alla volta.
Lui le tolse il guanto alla mano che teneva tra le sue, solo per poterle toccare la pelle liscia e creare un contatto più intimo. Le accarezzò il palmo con i polpastrelli, quasi come a venerarla. Era intimorito anche lui, non sapeva che effetto gli avrebbe fatto intrecciare le loro dita.
Ma lei non glielo fece fare. Ritirò la mano portandosela al petto e cercando di nascondere i brividi.
«Sono promessa ad un altro uomo.» Disse tutto d'un fiato con gli occhi a terra.
Temeva forse la delusione nel suo sguardo?

Chat NoirOnde histórias criam vida. Descubra agora