43 Mulino

211 15 8
                                    

Alya aveva avvisato tutti dell'accordo che Marinette era riuscita a fare con il principe Luka, ecco perché ora tutti lo aspettavano impazienti nella solita locanda. Chloé compresa.
Passavano le ore ma del compagno ChatNoir neanche l'ombra.
Ormai si era fatto buio.

Adrien vagava da ore ormai per le strade di Parigi, da prima affollate e poi man mano che si faceva buio sempre meno frequentate. Ora era praticamente solo.
Aveva la mano fasciata, in un paio di giri, dal suo nastro giallo e la stringeva, ormai da tutta la giornata, con forza. Voleva imprimerselo sotto pelle quel tessuto liscio che si sentiva bruciare addosso.
Gli era mancata la sua città, anche se era stato chiuso in cella solo qualche giorno. I dolori alle ossa e le ferite ancora brucianti gli ricordavano costantemente cosa avesse passato e che, potendo, ora sarebbe dovuto stare a riposo a curarsi e, magari, anche a leccarsi le ferite del cuore.
Calciò un sasso per la strada facendolo rotolare giù per il canale della Senna, una fitta al costato gli levò il respiro per un secondo.
Pessima idea fare movimenti così sconsiderati.
Riprese a camminare tra i lampioni che a malapena illuminavano la strada. Qualcuno sfarfallava.
La città dormiva, per le vie c'era un silenzio tombale interrotto solo da qualche gatto o da un topo che rovistava tra la sporcizia.
Ogni tanto una donna usciva da un vicolo e si offriva a lui, a volte un uomo ubriaco passava barcollando.
Ma per lui, la città dormiva.
Dentro di lui il dolore del suo violento abbandono non gli faceva percepire altro che una città dormiente, che non si preoccupava dei suoi passi, ne tanto meno lui si preoccupava di ciò che aveva intorno. Fermo, ad aspettare nella notte buia una grazia che non sarebbe mai sopraggiunta.
Un fulmine. Doveva colpirlo un fulmine.
Chiuse gli occhi per poterla vedere. Solo lui l'aveva vista sorridere davvero. Questa poteva forse essere la sua unica vittoria?
Lei non sarebbe comunque tornata sui suoi passi, aveva già deciso e gli aveva già spiegato le sue ragioni.
E non erano solo decisioni provvisorie che possono mutare, erano di quelle che scrivevano le storie, ne decretavano la fine. Dei muri che sbarravano la strada di una vita e ti obbligavano a cambiare direzione.
Voleva averla tenuta stretta un po' di più mentre aspettavano la fine, invece lei era andata via e lui preso dal panico l'aveva rincorsa, le aveva gridato di non andare via. Si era fatto allontanare dalle guardie mentre le urlava di amarla, che non avrebbe mai smesso di pensare a lei, anche se passava le notti con un altro uomo.
Lei non si era neanche voltata, glielo avevano impedito portandola via con la forza.
E ora lui non aveva nemmeno la forza di cambiare ciò che rimaneva della sua vita, era solo quell'amore a dargli la speranza di poter lottare.
Lei era scappata via da lui quella notte in quella radura e ora gli aveva detto un definitivo addio.
Aveva deciso per lui della sua stramaledetta vita e ora non aveva nemmeno il tempo di stare male, doveva andare avanti.
La vita gli aveva regalato poche cose, ma di quelle poche, nessuna era come lei, quindi cosa si aspettava di trovare via da lì? Di tutte le donne che aveva avuto, magari che lo avevano amato davvero, lui aveva amato solo lei.

La vita poteva avergli raccontato storie, poteva raccontargliene altre, lui avrebbe creduto solo a Marinette.
La storia più meravigliosa di tutte.
Era tardi ma non sapeva dove poter andare, voleva stare solo e, soprattutto, non voleva essere chiuso dentro quattro mura.
Continuava a camminare ma la stanchezza e i dolori in tutto il corpo si facevano sempre più invadenti.
Voleva continuare ad avere il chiarore della luna su di sé e il coro di stelle che gli teneva compagnia, quelle notti chiuso in cella erano state una tortura, infondo, sorrise nel pensarlo, ma era pur sempre un gatto nero.
Trovò una panchina che si affacciava sul fiume e ne approfittò per riposarsi i muscoli. Poteva esistere qualcosa che gli riposasse l'anima?

Come poteva mettersi l'anima in pace e fargli capire che era finita?
S

i guardò la mano con il nastro.
No, era da pazzi accettare quelle condizioni. Non sarebbe partito mai per la Provenza, voleva solo farla stare tranquilla e non doverla obbligare a mentire ancora. Neanche lei doveva essere al corrente della verità.
D'altro canto accettando quel patto aveva dato il via libera ai suoi amici, non li avrebbero più cercati e si sarebbero potuti fare una vita normale.
Ma poteva vanificare così la morte di due dei suoi cari compagni?
Si stava arrendendo.
Ivan che avrebbe fatto?
Mark cosa gli avrebbe detto?
Non aveva neanche avuto modo di parlare alle loro famiglie, di chiedere scusa sulle loro tombe e di implorare un perdono che gli avrebbe solo dato l'illusione di aver sistemato qualcosa.
Morti per l'amore di qualcun altro, per il sogno di qualcun altro.
Voleva prendersi a pugni, o che qualcuno lo facesse al posto suo.
Si alzò dalla panchina e riprese a camminare. C'era solo un luogo, in tutta Parigi, che brulicava di gentaglia a quell'ora tarda, solo un posto, in tutta la città, in cui un uomo poteva sentirsi libero di sfidare il diavolo stesso e avere la presunzione di vincere.
Montmartre.
Era li che sarebbe andato. Si sarebbe ubriacato, avrebbe fumato dell'oppio, avrebbe trovato qualche donna da poter confondere con lei e, se era la sua nottata fortunata, avrebbe trovato anche qualcuno in vena di litigare.
Certo, salire il monte a piedi era un'ammazzata nelle sue condizioni, ma lo avrebbe fatto comunque.
Avrebbe tanto voluto quel testone di Plagg con lui. Chissà come stava. Sicuramente Nino lo aveva recuperato nella radura ed ora se ne stava prendendo cura.
Nino...voleva dirgli che razza di idiota era stato.
Ci mise un'ora buona ma finalmente raggiunse il famoso quartiere della perdizione.
In lontananza si riusciva a vedere anche l'inimitabile mulino a vento.
Dicevano che di lì a qualche anno ci avrebbero aperto un locale del tutto rivoluzionario, ma Adrien sapeva come funzionavano le cose nella sua città, avrebbero fatto passare secoli, tra permessi e tasse e senza il consenso dei buonisti puritani che comandavano il paese. Il re non avrebbe mai permesso un simile oltraggio nella sua capitale, nella città in cui viveva il sovrano con tutta la famiglia...e la delicata quanto pura principessa.
Pura... già.
Già avere un quartiere così era ignobile per il regnante e il non riuscire a demolirlo era davvero frustrante. Una macchia nera nella nobiltà parigina.
Il quartiere maledetto.
Entrò nel suo bar preferito e trovò posto al bancone, tra un ubriaco e una prostituta in cerca di denaro sporco ma facile.
In quel momento si ricordò di non avere nemmeno un Franco in tasca.
<< Cosa prende, signore?>>
Signore? A lui? Ridotto in quel modo?
Il ragazzo al bancone era fin troppo gentile e paziente, per il tipo di clientela che aveva davanti.
<< Ci faccia due bicchieri colmi di rum scuro e liscio, che sia buono, lo finiremo.>>
Si sentì una mano sulla spalla e si voltò in direzione della voce che aveva dato quelle disposizioni.
Con sua grande sorpresa, anche se dalla voce suadente doveva aspettarselo, si ritrovò Lila al proprio fianco.
<< Che ci fai tu qua?>> Chiese il ragazzo, contento di rivedere una faccia amica, ma senza che la voce o l'espressione del viso lo dessero a vedere.
<< Questioni di lavoro. Te? Ho sentito da Nino che eri stato messo dentro.>> Si posizionò vicino a lui, poggiandosi con il fianco al bancone.
<< Ho un bravo angelo custode, a quanto pare.>> Ironizzò prendendo il bicchiere in vetro dal ripiano.
<< E tutte quelle ferite?>> Imitò il suo gesto e con il capo gli indicò i lividi e le cicatrici sulle braccia, sotto la base del collo e sul viso.
<< Bottini di guerra?>> Chiese bevendo il liquido dolciastro tutto d'un fiato.
<< Dalla tua faccia direi che l'hai persa.>> Sentenziò lei sorseggiando il rum.
<< Molti penserebbero ad un pareggio, ma si, mi sento come dopo una bruciante e dolorosa sconfitta.>> La guardò cercando di capire se lei potesse effettivamente comprenderlo.
<< Ci portiamo la bottiglia in
camera?>> Chiese la donna accennando un sorriso malizioso.
No, forse non aveva compreso, ma aveva comunque la soluzione.
<< Fammi strada.>>

Oggi mi sono sentita buona e ho deciso di regalarvi un doppio capitolo.
Scherzo, volevo ringraziarvi per i commenti carini e per il sostegno che mi date, Ve lo siete meritato ahahahhaah.
Detto questo vi chiedo solo di continuare a sostenermi e a farmi sapere cosa ne pensate della storia e soprattutto continuate a commentare che mi diverte molto sapere i vostri pensieri riguardo ciò che accade 🖤

A presto, grazie ancora di tutto ❤️

Chat NoirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora