34 Una faccia sicura

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Era strano come, in così poco tempo, tutto era cambiato. Era passata dal non conoscerlo, al vederlo una volta a settimana, all'averlo accanto per giorni e sentire la sua presenza quasi un'abitudine necessaria. E ora lui non c'era più, ma forse era da giorni che lui non era più con lei, almeno non come prima, quando era disposto a lasciare tutto per lei, a cambiare vita. Perché poi, invece, era cambiato lui?
Scherzando diceva sempre che avrebbe ucciso chiunque si fosse messo sul loro cammino per ostacolarli, fosse stato anche un drago.
Rivoleva la magia, l'attesa, rivoleva sguardi rubati e sorrisi celati di quelle giornate passate a sperare che arrivasse il buio, che non faceva più paura, ma li proteggeva, li difendeva e li nascondeva, rivoleva gli occhi di lui accesi di allegria quando lei si lasciava andare dalle etichette di palazzo, la felicità nello scoprirsi dentro qualche poesia sussurrata all'orecchio tra le lenzuola.
Quando lui le disse dolce: "siamo noi la più bella poesia mai scritta che nessuno leggerà, nessuno tranne Dio e ci invidierà perché non riuscirà a capirla."
Le serviva quella magia d'amore, pareva quasi un incantesimo, un sortilegio che aveva incatenato due cuori, ma non poteva illudersi durasse per sempre, conosceva i suoi sogni, vedeva quanto la realtà lo intristisse.
Rivoleva quel fuoco che ardeva in lei quando si sentiva viva al suo fianco.
Non poteva essere che un miracolo, che non si sarebbe più potuto ripetere, neanche se lui avesse ancora voluto.
Guardava il cielo buio e si ritrovò a pensare che, qualunque cosa fosse mai accaduta, lui non sarebbe finito mai. Sarebbe rimasto lì per sempre, anche se mancava lui, Adrien.
La pece della notte le sembrò, per un momento, l'immensa distesa di dolore che sentiva dentro di se...poi tornò cielo.
Si chiedeva se avrebbe avuto più paura o più voglia di vederlo per un ultima volta, anche se sul patibolo,
se quel giorno avrebbe avuto una faccia pallida e sicura o se qualcuno, notando la sua disperazione, avrebbe riso di lei vedendola cercare le braccia di Luka per ritornare in se, sperando di trovarlo sorridente e sicuro, sperando che sapesse che non è la fine del cielo, che non finisce il mondo, sperando di poter fare diventare le sicurezze di Luka le sue, le verità del principe le sue stesse.
Venne distratta dai cavalli e qualche uomo che intimava comandi. Abbassò la testa e vide il suo amore camminare verso la carrozza che l'avrebbe portato alla Bastiglia.
<< Adrien...>> Sussurrò sporgendosi di più dalla terrazza.
Come una magia, il giovane alzò la testa, quasi fosse stato chiamato e, mentre con un piede era sul gradino per entrare sul mezzo, guardò la ragazza.
Non durò molto quello scambio di sguardi, ma servì a lui per dargli sicurezza e a lei per ricordarsi quanto il loro amore non sarebbe mai finito, come il cielo.
E allora si, avrebbe avuto una faccia pallida e sicura, nessuno avrebbe riso di lei perché lei aveva già qualcuno, anche se doveva ancora aspettarlo, anche se era sola in mezzo alla vita che passava, ma le serviva solo lui per essere se stessa e avrebbe aspettato di ritrovarlo.
Non aveva bisogno di nulla, aveva lui, aveva sempre avuto lui e lo avrebbe avuto per sempre, il cielo lo sapeva. Lui che le riempiva l'anima di un amore immenso e che, se entrambi ci avessero creduto davvero, non sarebbe finito mai.
I suoi desideri erano lì, tra le stelle, ormai li aveva allontanati dal suo corpo, come i pensieri. Faceva male tenerseli attaccati al cuore e non accettare la loro esistenza.
La carrozza usciva dalle mura e lei non poteva far altro che rimanere a contemplare i vuoti crescere dentro di sé, dove prima c'erano loro.
Vuoti simili a celi aperti che mai si sarebbero richiusi. Aveva bisogno di lui per viverli e riempirli, anche se ci fosse voluta una vita intera.
Il loro problema era che non erano stati in grado di viversi senza ne paura e ne vergogna, avevano riempito i vuoti dell'altro ma sempre con la consapevolezza di avere un altro destino ad attenderli. Avevano il mondo contro, le apparenze e il senso del dovere. Non potevano ascoltare solo i battiti dei loro cuori.
Così erano diventati un opera d'arte, un quadro tenuto nascosto dentro le pareti bianche dell'anima, tenuto solo per essere contemplato, senza poterlo vivere o guardare troppo da vicino. Eppure era un qualcosa di più, qualcosa che non aveva mai avuto e che la riempiva mentre la svuotava di ogni voglia e propensione, aveva aperto in lei distese di fantasie per poi lasciarle li a marcire, le aveva dato attese in giorni di gioia ormai sfocati dal tempo.
Aveva scelto lei, lui aveva scelto lei. Allora perché l'aveva messa da parte in così poco tempo? Aveva avuto paura di viverla? Aveva avuto vergogna del suo sentimento?
<< Marinette, devi riposarti.>>
Si voltò nell'udire quella voce dolce.
<< Come posso? Sai cosa gli succederà adesso?>> Le si buttò tra le braccia scoppiando in lacrime. Alya la strinse in un caldo abbraccio per consolarla quanto più poteva.
<< Non...>> Non riuscì a finire la frase di conforto perché la principessa pianse ancora più prepotentemente.
<< Lo tortureranno, Alya, finché non avrà confessato tutti i suoi crimini e finché non avranno scoperto tutti i suoi complici.>> Affondò ancora di più il volto tra la stoffa del vestito dell'amica.
<< Adrien è un tipo tosto, è forte.>> Cercò di tranquillizzarla.
<< È proprio questo il problema. Quanto dovrà soffrire prima di cedere o morire?>>
Alya non credeva fosse possibile, ma la sua amica aumentò l'intensità e la potenza del pianto. Non sapeva cosa dirle per farla stare meglio, non poteva mentirle o rassicurarla su una situazione che sarebbe finita comunque male per il ragazzo che amava.
Per tutta la vita si era sentita il tempo sfuggire dalle mani, giorno dopo giorno continuava a rincorrere i desideri di una vita fatta di libertà, invasa da pensieri su come fosse una vita senza regole e con tempi amari.
In quei giorni, invece, aveva vissuto davvero quei desideri e li avrebbe ricordati sempre come se fossero stati solo un sogno quegli attimi spensierati. E forse, in quanto sogno nei sogni, non avrebbe più dovuto cercarlo.
Infondo, si ripeteva, non era così importante, sarebbe rimasta solo la forte nostalgia di occhi differenti, di sguardi non comuni, che non poteva trovare tra la gente.
<< È stata tutta colpa mia, ho dato retta alla primavera, ai profumi di quella radura e alle notti con una luna indimenticabile.>> Lasciò la presa sul busto della dama e si girò per poggiarsi di nuovo al balcone in marmo.
Si ricordò la voglia di sentirsi più vicini, sempre di più, fino ad essere troppo tardi per dimenticarsi e fare poi finta di nulla.
<< Non sapevo più cosa fosse importante. Non sapevo se fidarmi o no di lui. Non sapevo più nulla eppure continuavo sicura nella mia incertezza.>>
<< Non puoi colpevolizzarti, Marì.>> Le poggiò delicata una mano sulla spalla.
<< Ho il suo viso impresso nella mente da quella prima mattina al mercato, l'ho pensato continuamente e so che ci penserò sempre, non ci sarà nulla che cancelli il ricordo di lui, dei suoi occhi malinconici, del suo sguardo sognante e se penso al mio presente mi manca l'aria, vorrei che fosse qui.>> Si voltò nuovamente verso la giovane donna che la guardava con occhi compassionevoli. Lo sguardo lacrimoso si accese di una nuova luce, forse era solo forza di volontà ritrovata.
<< È troppo importante, Alya, ho bisogno di lui. Devo salvarlo.>>

Dentro di sé si sentì travolgere come un fiume.
Non sapeva come ma lo avrebbe salvato.

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