29 Twitter by Night

240 18 6
                                    

QUESTO CAPITOLO LO VOGLIO DEDICARE A TUTTE LE PERSONE CHE (ORMAI TEMPO FA), NEI GIORNI DI QUARANTENA, HANNO CREATO E AGGIUNTO 20 ORE DI CANZONI SU UNA PLAYLIST DI SPOTIFY ( TWITTER BY NIGHT ) CANZONI DI GENERI TOTALMENTE DIFFERENTI TRA LORO MA CHE MI HANNO TENUTO COMPAGNIA FINO ALLE SEI DELLA MATTINA E MI HANNO ISPIRATA IN UN MOMENTO DI STALLO PER QUESTA STORIA.
HO SCRITTO QUESTO CAPITOLO ASCOLTANDO QUELLE CANZONI ❤️
GRAZIE, ANCHE SE NON SIETE QUI A LEGGERE ❤️

Era notte inoltrata ormai, quelli che avevano dato il cambio a Nathaniel e a Kim erano fuori di pattuglia, lui era poggiato sul davanzale della finestra e guardava fuori. Il salice sembrava piangere davvero. Piangeva per lui?
Ivan e Marc li vedeva sentinellare l'entrata della radura. Erano davvero dei bravi ragazzi, si meritavano di più. Doveva aiutarli di più. Offrirgli qualcosa di migliore.
Non poteva crederci fosse stato tanto egoista in questi giorni.
Aveva creduto in un nuovo domani, in giorni completamente diversi, perché lei lo aveva illuso che potesse essere salvato, ma l'ubriacatura era passata, domani sarebbe stato sobrio e non avrebbe neanche potuto pensare alla sua mancanza.
Solo, non poteva fare a meno di pensare che lei fosse fatta su misura per lui, come un abito di pregiata sartoria che si lasciava indossare alla perfezione e se lo sentivi addosso che era suo, solo suo e si sarebbe buttato nel vuoto pur di recuperarlo e tenerselo cucito addosso per sempre.
Il vuoto, già, sarebbe stato bello solo il vuoto. Per non dover più guardare cose già viste, perché nella sua vita ne aveva già viste troppe di cose. E lei era la più sensazionale. Si sentiva come uno schifo di marinaio, perso mentre cercava di raggiungere nuovi porti ed esplorare nuove acque, forse troppo pericolose per lui. Lei era stata la sirena che lo aveva tratto in inganno? Figlia di quelle acque magiche e maligne. Figlia dell'amore e dell'inganno. Figlia di un sentimento tormentato. Un cantico infernale che determina la fine del viaggio. Se ti lasci prendere da una sirena è la fine e questo, Adrien, lo sapeva bene.
Ora, nel cuore della notte, se la sentiva camminare sul cuore, faceva male con i suoi dannati tacchetti da principessina, ma era certo anche che, se lei si fosse presentata davanti ai suoi occhi, avrebbe mandato tutto all'aria, non importava più nulla se lei andava da lui, ne dove si trovavano e ne che erano le tre di notte, lei avrebbe portato il sole nel suo mondo in cui pioveva sempre.
Assurdo come era passato dallo scuotere le briglie per correre al tirare le redini per fermarsi. Il problema era stato che si erano impuntati e lui era caduto, disarcionato.
Lei era il suo arcobaleno in una giornataccia, era l'antidoto ma era anche il suo veleno. Come sarebbe mai potuto uscirne vivo?
Guardava le stelle nel cielo, erano nascoste dalle nuvole, forse nemmeno loro erano pronte a vederli separati, ma questo lo fece sentire ancora più solo. Non si sentiva nemmeno più come uno stupido qualsiasi, non si sentiva più nemmeno di appartenere a questo mondo.
Cos'era un essere umano senza amore?
Tutta l'umanità poteva tenersi la terra, lui avrebbe preferito avere quelli'infima luna. Sarebbe stato suo schiavo sottomesso, come il vento, come le acque, come i fili d'erba o le frasche degli alberi, ma sarebbe rimasto solo a soffrire per amore. Avrebbe potuto permettersi di amare, anche se unicamente nella sofferenza.
Lei stava dormendo?
Sospirò.
Marinette sospirò e si voltò rigirandosi tra le coperte aggrovigliate in modo disordinato. Alya dormiva al suo fianco, non l'aveva lasciata un solo istante. Gliene era profondamente grata.
Lei lo amava, per lui era una delle tante, ma se la chiamava, se urlava il suo nome, dalla sala, sarebbe corsa subito da lui e al diavolo tutto.
Invece si sarebbe dovuta accontentare di cercarlo in un sogno perché lui non aveva la minima intenzione di rivendicarla sua, troppo preso dai loro doveri e oneri. Aveva messo, davanti a loro, tutti quelli che conosceva.
Sapeva che le motivazioni erano anche guidate da nobili sentimenti ma faceva comunque male da morire.
Tutto era stato più importante di lei.
Si sentiva così maledettamente sola.
Voleva tornare a casa sua. Anche se chiamarla casa era...strano. L'aveva sempre vista come una prigione.
Lei avrebbe dato tutto pur di averlo ancora, adesso che le mancava, che la rabbia si era messa in un angolo della sua mente, irrazionalmente avrebbe rinunciato a tutto per lui, per rispecchiarsi ancora in quei suoi bellissimi occhi verdi, mentre a lei per tutta la sera, Alya, non aveva fatto altro che dirle che occhi spenti avesse.
Strinse le lenzuola in un pugno ben ferrato.
Si chiese se fossero le persone intorno a lei a correre, ad affannarsi per arrivare primi in una gara senza senso o se era lei che correva cercando di scappare da loro che, in verità, erano solo fermi nelle loro vecchie convinzioni, intrappolati da regole e "Santo cielo, principessa, questo non si fa". Quante volte la sua vecchia balia le aveva ripetuto quella stessa identica frase? Chissà se l'avrebbe detta anche adesso, guardandola perdere la dignità per un popolano delinquente.
E se era lei che scappava da quella gente, lui la stava cercando, correndo controcorrente per trovarla e portarla via.
O almeno era quello che credeva.
Lui invece non la cercava affatto. Gli era capitata tra le mani.
Ora aveva capito, quella sera lui aveva di nuovo riposto il suo cuore in cassaforte e le aveva cambiato la combinazione per non farglielo ritrovare. Lei era semplicemente rimasta lì davanti a cercare di capire perché, allora, prima avesse cambiato lei, nel profondo dell'anima.
E anche se tornasse, come potrebbe credergli se la chiamava "amore"? No, non gli avrebbe più creduto, quindi era inutile tornare indietro.
Dalla finestra si scorgeva la luna circondata dalle nubi.
Beata lei che era piena, Marinette si sentiva solo tremendamente vuota.
Lui come stava? No, era inutile chiederselo. Neanche lei sapeva veramente come stesse.
Lui probabilmente avrebbe avuto il cuore talmente freddo che alche all'inferno glielo avrebbero fatto notare. Infondo era per questo che lei lo amava mentre lui la ignorava.
Sentì lo scalpitio dei cavalli. Sentì il grido di un uomo che intimava uno: <<tenete le mani sulla testa!>>
Spalancò gli occhi e iniziò a respirare faticosamente.
Si voltò veloce verso Alya e la scosse per svegliarla.
<< Alya! Sveglia. Svegliati!>> Disse in maniera agitata. Voleva uscire a vedere cosa stava accadendo.
Sentì rumore di spade sguainate e di lame contro lame.
La dama mugugnò prima di aprire gli occhi. All'inizio sembrava assonnata, ma non appena aveva notato l'espressione della principessa, spalancò gli occhi e sembrò più sveglia che mai, anche se confusa.
<< Cosa succede principessa?!>> Chiese stringendole le mani tremanti.
<< Ascolta.>>
<< Dove tenete la principessa?!>>
<< Chi vi dice che abbiamo noi la vostra amata principessa?!>> Era Adrien quello?
<< Non prenderti gioco di me, ladruncolo da quattro soldi. So che è qui! Riconsegnatela e forse vi terrete la vita!>>
Si portò la mano al petto. Quello era il principe Luka. Anche lui si era messo a cercarla? Non era semplicemente a palazzo a preoccuparsi?
<< Ve la riconsegnerò molto volentieri, principe, ma non per le vostre insulse minacce.>>
Perché continuavano a combattere se potevano raggiungere un accordo?!
<< Dobbiamo uscire, dobbiamo fare qualcosa.>> Disse in agitazione la dama precipitandosi fuori dal letto.
<< Cosa?! Lo uccideranno, Alya!>> Realizzò l'orrore di come sarebbe realmente andata a finire.
<< Lo faranno adesso se non ci sbrighiamo. Sono in tre contro quindici guardie reali e il principe!>> Disse affacciandosi alla finestra.
<< Principe! Siamo qui!>> Urlò scuotendo le braccia.
<< No!>>
Si tappò la bocca con entrambe le mani.
Infondo, lei non voleva abbandonare Adrien. Poteva odiarlo e dirsi che sarebbe stata meglio a palazzo, ma non era mai stata bene come con lui, come in questo posto.
Non poteva davvero finire tutto così.
Loro dovevano anche trovare una via d'uscita per restare insieme.
Perché si, lo detestava per quello che aveva fatto, l'aveva ingannata e tradita, l'aveva messa infondo alle sue priorità ma lei lo amava ancora e aveva ancora bisogno di lui e lui non poteva lasciarla andare. Dovevano chiarire la loro storia. Iniziò a piangere.
<< Marinette!>> Sentì il grido di Luka.
<< No!>>
Sussultò, perse un battito di cuore, forse anche più di uno, nel riconoscere l'urlo di Adrien.
Anche lui non voleva perderla, nonostante tutto?
Avevano solo bisogno di più tempo.
Lei per perdonare e lui per capire cosa voleva davvero dalla vita.

Chat NoirWhere stories live. Discover now