33 Stretta al collo

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Lei era appena andata via, il pomeriggio passava e il sole minacciava di lasciare il cielo a momenti. Sarebbe stato trasferito non appena si fosse fatto buio. Non sarebbe stato nemmeno sotto il suo stesso tetto, sarebbe morto senza amore, senza lei.
E con due compagni, due amici, sulla coscienza.
Quante volte aveva detto che da solo sarebbe stato meglio, ora era solo e non si sentiva affatto meglio, forse perché non era preparato, forse perché una volta che ti abitui al rumore, alle risate e alle chiacchiere, poi è difficile tornare alla solitudine.
Però la solitudine adesso come adesso era l'unica cosa che lo appagava. Con gente intorno che cercava di aiutarlo, avrebbe sofferto solo a metà, invece lui voleva viverlo tutto quel dolore, voleva attraversarlo come se fosse una nube intensa e nera e voleva lasciarsi investire e sentirsi pregno, come se il suo corpo ne assorbisse sempre di più. E andava bene così. Se soffriva significava che ancora c'era vita, che c'era speranza. Stare bene adesso avrebbe significato che qualcosa era scomparso da tempo, che la vita non aveva più effetto su di lui.

Andava tutto bene così.
Che senso aveva restare insieme se, nonostante tutto l'amore, erano insoddisfatti?
In un mondo di scorrettezze lui non si era dimostrato migliore, lei invece era stata un respiro caldo in mezzo a venti gelidi, significativo, ma non abbastanza per cambiare la situazione.
In quella stanza, confuso tanto da non capire, aveva pensato di amarla davvero, di amarla come se fosse una poesia, con la stessa intensità con la quale si venera un'opera d'arte e forse era lì che aveva capito fosse finita.

Doveva scappare, andare via prima che lo facesse lei lasciandogli il cuore in frantumi.
Ora lei avrebbe potuto scrivere una nuova storia, leggere ancora un'altra poesia, senza pensare al freddo del suo sguardo che cercava il suo calore nelle braccia di altre donne. Neanche sapendo questo lei lo aveva lasciato, ma ci scommetteva che non se l'era mai dimenticato.
Cos'era per lei l'amore? Andare lontano, insieme? O semplicemente correre senza meta? Infondo che importanza aveva dove erano diretti?

Sorrise amareggiato.
Ma quale correre, lui era stato solo in grado di stringerle le mani intorno al collo, ucciderla soffocandola mentre gridava di amarla. E il perché neanche lo sapeva, non voleva nemmeno chiederselo, l'unica cosa che si chiedeva era cosa sarebbe rimasto di loro due in quel mondo, se tutto era stato destinato a finire così.
Si poggiò con le spalle al muro di mattoni e girò il capo per guardare fuori dalla sua cella. Non aveva nemmeno una piccola finestra. Nulla da cui passasse aria per permettergli di respirare altro oltre alla sua malinconia.
Chissà se lei avrebbe mai ripensato a lui. Si, probabilmente negli attimi di sconforto, quando il principe Luka non le darà più ciò di cui avrà bisogno, quando la sua vita la stringerà in una morsa soffocante, li ripenserà a lui, ai loro momenti insieme e a ciò che la rendeva felice e libera. Magari anche con lo sposo al proprio fianco, nel loro sfarzoso letto matrimoniale, magari durante la prima notte insieme, magari mentre lui si preoccupava tanto per farla godere.
No, non poteva pensare a queste cose, non sapendo di dover morire. Avrebbe solo voluto accelerare i tempi.
Però, pensò, sarebbe stato strano essere pensato da lei, non dopo quello che le aveva fatto, ma forse quello che erano stati era più importante delle sue stesse cazzate.
Infondo nel mondo tutto è utile. Tutte le vite che incroci possono lasciarti qualcosa, chi dei sorrisi sinceri e chi del dolore, ma tutto sommato, senza dolore, come ci si ricorda di essere vivi?
Chiedeva solo di essere per lei uno di quei dolori permanenti, che riesci a tenerlo a bada, lì in un angolo nascosto del cuore, ma che sai esistere, sta lì e ogni tanto fa più male del solito ma poi ritorna al suo posto e tu puoi continuare a vivere come meglio credi.

Voleva che, ogni volta sentisse "per sempre", ripensasse a quando se lo sussurravano piano tra le coperte sfatte e che pensasse a quanto era bello sognare, anche con i giorni contati. Voleva non essere ricordato per i tanti sbagli, ma perché era stato diverso da ogni persona le avesse mai rivolto sguardo e che lo ritenesse ancora importante.
Voleva che lei andasse avanti con la sua vita ma che si rendesse conto quanto era difficile rimpiazzarlo.

Ma ora era tardi per pensare a questo. Non poteva nemmeno più parlarle.
Ora gli rimanevano solo i ricordi e il loro sapore dolceamaro in bocca.
E i rimpianti, Dio quanti ne aveva.
Pensò però di doversi accontentare, di essere almeno contento di aver fatto parte della sua vita, anche se per poco, di averle fatto capire cos'era l'amore e cosa significava amare veramente, di averla fatta vivere sul serio.
Sospirò sentendo il rumore delle guardie che scendevano pesantemente le scale con le loro belle divise.
Se solo avesse potuto fermare la sua vita in una di quelle notti, come se fosse solo un lungo sogno.
Q

uesta era la punizione per aver ferito l'orgoglio di una principessa, una creatura di Dio, la prediletta. Questo e l'essere pensato da lei, da qui all'eternità, come quello che l'aveva ferita.
Ogni volta che qualcosa o qualcuno le spezzerà l'orgoglio, lei penserà sempre a lui.
E qual'era il pretesto giusto?
I suoi pensieri sarebbero mai scappati per raggiungerlo?
Il sole, probabilmente, era tramontato appena. Strano come alcuni individui classifichino questo come un nuovo inizio, un nuovo giorno, per lui il tramonto portava nuovi drammi, il sole andava via e lo lasciava solo nella notte, sperava tornasse indietro, ma più gli chiedeva di tornare sui suoi passi e più sembrava ignorarlo ed ecco che appariva in cielo l'ennesima luna storta che lo guardava affogare nei suoi sbagli e si rimproverava come se fosse l'unico al mondo a farli.
Era così importante il sentirsi perso nei suoi occhi? Forse solo per il fatto che il resto non esisteva più, in quei momenti, che il centro di ogni notte era lei.
Riusciva a sentire i suoi pensieri attraverso il pavimento e le mura che li tenevano distanti? Era ridicolo stare così vicini ma sentirla così lontana, lei che presidiava il suo cuore e la sua mente, che nonostante tutto a pensarla aveva i brividi.

Dentro ogni emozione lei aveva lasciato in lui dei brividi. Si chiese se fosse riuscito anche lui a darle queste sensazioni.
E ora aveva il cuore completamente spento mentre cancellava piano i ricordi dolorosi di bei momenti, di quando lei gli svelava tutti i segreti della sua anima, di quando confessava di reputare strano il suo saperne così poco del proprio popolo.
L'aveva vista fingere di stare bene ed era annegato in un mare di finta e cattiva eleganza.
E

ra poi così importante?

Cosa era importante poi se tutto era dominato dal caos? Se era l'amore a comandare e a decidere che strada prendere, se aiutare due amanti o trasformarli, che importanza aveva il giusto e normale andamento di una vita da reale? E ora era rimasta solo l'ombra, nella mente un vuoto enorme, sparite tutte le volte in cui aveva baciato la sorte per paura di essere tradito da ciò che il domani gli nascondeva e tutto perché c'era lei e il domani non faceva più così paura se lei lo illuminava sorridendo.
Era importante che lei capisse di aver davanti qualcuno con ferite profondissime e che era stato impossibile curarle fino a quel loro primo bacio?

Aveva almeno tentato di capire? Sennò per lui sarebbe stato devastante rendersi conto del contrario e ogni secondo che passava in cui lei lo teneva fuori dal suo cuore era un livido in più nel loro amore.
Sentì rumore di ferri e passi pesanti. Era arrivato il momento.

Chat NoirWhere stories live. Discover now