Capitolo 1

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Allungai il braccio verso il comodino e guardai l'orario sullo schermo del cellulare per l'ennesima volta: erano le due di notte e non prendevo sonno.
Mamma invece si era addormentata sul divano con la televisione accesa poco dopo avermi dato la buonanotte. Invidiavo la facilità con cui riusciva a imporsi di dormire presto per non sembrare uno zombie la mattina successiva sul posto di lavoro.

Le ultime tre ore io le avevo trascorse a rigirarmi nel letto, arrotolata tra le coperte che scaldavano un po' il cuore oltre che la pelle, prendendomi qualche istante di tanto in tanto per fissare il soffitto che sembrava parlare, dare voce a ogni mio demone riaprendo ferite passate mai completamente rimarginate.

La mancanza di Fede mi logorava il cuore ogni giorno di più, appesantendo quel vuoto pieno fino all'orlo che mi aveva lasciato nel petto. Stavamo insieme da due anni quando, un bel giorno, decise che non ero più abbastanza per lui, che non andavo più bene. Ricordo che lottai contro ogni mio ostacolo per non lasciarlo andare, abbattei quell'invincibile orgoglio che mi caratterizzava, demolii ogni muro di forza. Ma non fu abbastanza.

Quell'episodio mi fece scoprire un lato di me che ancora non conoscevo, quello debole che celavo dietro un velo di finzione imperscrutabile.

Il forte rumore della pioggia che batteva violenta sul tetto mi regalava una sensazione di tranquillità: ho sempre amato la pioggia. Riuscivo a cogliere il suo lato romantico e rassicurante più che quello fastidioso e triste. Forse, in realtà, mi sentivo solo un po' meno sola quando lacrime amare cadevano dal cielo insieme ai miei occhi.

Strinsi il cuscino a me con più forza e inspirai profondamente: cosa c'era di così sbagliato in me? Perché mi sentivo sempre, inevitabilmente così sola? Perché ero così diversa dalle altre ragazze?

Decisi di scoprire ciò che le persone trovavano di così interessante su quell'applicazione di recitazione in palyback: sentivo il forte bisogno di dormire ma, non riuscendo nel mio intento, mi serviva un modo alternativo per zittire la mia mente e smettere di pensare. Digitai Tiktok nell'area delle ricerche dell'Appstore e avviai l'installazione. In pochi minuti l'icona del social network comparve nella home così eseguii l'accesso inserendo i dati anagrafici richiesti.

In breve tempo mi trovai dipendente da ciò che vedevo: scorrevo un video dopo l'altro, swipe-up, swipe-up e di nuovo swipe-up. Video di ogni genere, canzoni per ogni stato d'animo. Ragazzi e ragazze che di questa applicazione ne avevano fatto una vera e propria passione sviluppando anche un talento eccezionale.

Rimasi incantata davanti all'estrema sicurezza che mostrava in ogni momento la ragazza dai capelli scuri. Un velo di rossetto rosso sfiorava le sue labbra stese in un grande sorriso mentre gli occhi color nocciola erano sovrastati da un ombretto nude.

Passai in rassegna ogni video di Zoe mentre mi godevo la melodia degli spezzoni di brani che recitava. Sorrisi amaramente davanti a quella figura di donna così vera e spontanea da accendere un lato d'invidia dentro di me: se solo fossi così, se potessi anche solo somigliarle... , pensai.

Quando il mio pensiero corse nuovamente a Fede, una lacrima mi rigó la guancia prima di morire sulle labbra. Se solo fossi di più, non se ne sarebbe andato da me.

L'asciugai velocemente guizzando lo sguardo in ogni angolo della mia stanza, come se temessi di essere vista. E no, questo non lo volevo. Il mio dolore era parte di me, una di quelle parti che nascondevo agli occhi degli altri e custodivo con gelosia.

Spinta dalla necessità di escludere i miei pensieri, rispresi a scorrere un video dietro l'altro finchè un paio di occhi verdi sfiorati da un cuffo biondo e riccio attiró la mia attenzione.
Uno stupido sorriso rivolto allo schermo si fece spazio sul mio viso guardando Tacredi Galli imitare un bimbo timido e felice: rigirava tra loro due dita unite in punta, sorrideva. Gli occhi bassi, di tanto in tanto si alzavano emanando una luce magnetica che avrebbe fatto invidia persino al Sole.
Fu proprio in quel momento che persi la testa. Ispezionai il suo profilo da cima a fondo soffermandomi su ogni video che riproducevo il loop diverse volte e poi giungendo alle origini del suo account. A quel punto mi spostai su instagram dove iniziai a seguirlo lasciando anche qualche like.

La linea fucsia che circondava la sua immagine del profilo segnava la presenza di alcune stories recenti. Le visualizzai e rimasi qualche istante incantata sull'estrema bellezza che dimostrava anche in un viso stanco e assonnato.

Capii che in lui vi era qualcosa di speciale dal momento in cui, con un solo stupido video, riuscì a strapparmi un sorriso tra le lacrime. Capii che quegli occhi verdi mi avrebbero accompagnata durante i miei giorni felici e le notti insonni; che quel bel faccino avrebbe ricoperto i muri della mia stanza; che la sua voce sarebbe diventata la mia melodia preferita.

Si erano ormai fatte le tre e mezza di mattina quando decisi a malincuore di abbandonare il mio nuovo angelo sorridente e posare il cellulare facendo un altro tentativo: dopo meno di quattro ore sarebbe suonata la sveglia che avrebbe dato inizio a un'altra staziante giornata scolastica.

Chiusi gli occhi canticchiando silenziosamente 14 di Jayred, l'unica canzone che mi rimase davvero impressa tra gli ultimi video guardati:

"[...]Fotti la mia testa come cocaina pura,
bimba dai senza paura
con la tua disinvoltura
scorri nelle vene, sei veleno e sei la cura[...]".

e mi addormentai cullata dalle sue meravigliose parole, a tratti seguite dallo sguardo magnetico di Tancredi Galli, sognando un mondo in cui anch'io potevo essere all'altezza di qualcuno.

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Ecco a voi il primo capitolo, spero vi piaccia!
Un bacio😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now