Capitolo 43

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Non riuscivo a staccare lo sguardo sal suo viso dolce e ingenuo mentre sorseggiava il suo cappuccino. Seduti attorno al tavolino del Grecco, non ricordavo di essermi mai sentita così piena e in pace come in quel momento, circondata dai tre amici migliori di sempre e dal ragazzo più splendido che mai.
Sorrisi, sovrappensiero, mentre Lele e Diego bisticciavano sulla presenza della panna sopra la cioccolata calda che, a detta di Lele, doveva essere obbligatoria; Gian se ne stava, invece, accanto a loro, a seguire mentalmente il dibattito con sguardo divertito e interessato.
Passai delicatamente un dito sulle labbra di Tanc, quando proiettó lo sguardo nel mio, pulendogli la pelle dalla schiuma bianca del cappuccino. Sul suo viso si fece spazio un sorriso storto, come a dire "Sono peggio di un bambino."; inevitabilmente ricambiai il gesto stampando un bacio fugace sulle uniche labbra che avrei mai voluto assaporare, incastrai le dita tra le sue, stringendogli la mano e portandola sul mio cuore: era incredibile come, per quante mani fosse possibile stringere, ce n'erano sempre e solo due che sentivo davvero complementari con le mie, due che si incastravano perfettamente tra loro collegandosi con mente e cuore.

"Regà, diteglielo che ho ragione io!" Accorse in nostro aiuto Lele, esasperato dal continuo condraddirlo di Diego. Risi divertita dinnanzi alla sua espressione evidentemente stizzita: questa storia della panna montata non gli andava proprio giù!
"Io preferisco i marshmallow!" Esordì Gian alzando le mani, aggiungendo un altro tassello alla disputa e scatenando una risata generale.
"Conosci quel tipo?" Domandó Tanc. Il mio viso si fece interrogativo ma, quando mi voltai seguendo il suo sguardo fisso su qualcuno alle mie spalle, capii a cosa si riferiva.
Con un'espressione attonita e a dir poco sbalordita, Edoardo stava in piedi, davanti al bancone del bar, con gli occhi irremovibili proiettati su di me. Abbozzai un sorriso timido scuotendo poi in aria la mano in segno di saluto. Ricambió prima di accennare qualche passo impacciato nella nostra direzione.
"Lui è Edoardo, il figlio dell'uomo con cui stiamo vivendo io e mamma." Informai i miei amici che lo guardavano di sottecchi.
La stretta di Tanc aumentó distruggendo quasi le mie dita, ancora arrotolate tra le sue.
"Loro sono Tancredi, Lele, Diego e Gian." Illustrai, poi, indicandoli uno dopo l'altro.

"Qualcosa mi dice che già ci conosciamo. O sbaglio?" Squittì in tono aggressivo Lele.
Saettai lo sguardo tra i cinque ragazzi che mi circondavano: come facevano a conoscersi? E perchè Edoardo non me ne aveva mai parlato?
"Ah, davvero?" Domandai stupita ricevendo unicamente risposte affermative. Lo sguardo di Edoardo si fece cupo mentre la sua attenzione venne inevitabilmente attratta dal pavimento del locale.
"Beh ecco..." Tentó di darmi spiegazioni Edoardo. Tanc si irrigidii emettendo un lieve colpo di tosse mentre io, con un cenno del capo, invitai il mio coinquilino a proseguire.
"Questo scemo si sentiva con Rosalba prima di sparire nel nulla e lasciarla senza nessun appiglio! L'ha solo illusa!" Lo indicó con un dito incriminatorio Lele.
Sgranai gli occhi: cosa stavano dicendo? Era la verità?
Cercai ogni tipo di segnale negli occhi di Edoardo che si limitó ad annuire debolmente sotto il mio sguardo. Non potevo crederci.
"Sono consapevole di aver sbagliato e ancora me ne pento amaramente. Non avevo la testa a posto, ero pieno delle solite cazzate da adolescenti, non volevo farle del male." Ammise, sconfitto guadagnandosi solo gli sguardi assassini dei miei amici.

Effettivamente tutto avrebbe potuto avere un senso, ogni cosa era plausibile visto l'iniziale comportamento schivo e duro di Edoardo. Certo, non avrei mai immaginato che la causa del suo blocco in amore fosse scaturita da quella vecchia storia con Rosalba, ma tutto quadrava perfettamente. Ora dovevo però pensare a placare l'atmosfera di rivalità che si stava lentamente formando attorno a noi, prima che qualcuno ne uscisse ferito. Ma come potevo fare?
"Come...come sta Ros?" Domandó Edoardo.
"Spero tu stia scherzando!" Lo intimorì Diego alzandosi minacciosamente e battendo violentemente le mani sul tavolo.
"Ora basta!" Gridai alzandomi a mia volta e attirando tutti gli sguardi su di me. La mia espressione decisa e irritata non lasciava trapelare neppure una goccia della timidezza e impacciataggine che mi aveva sempre caratterizzata.
"Perchè vi comportate così?!" Squittii in tono deciso verso i miei amici: "Sono passati anni, le persone possono cambiare! E se fosse davvero pentito?" Presi le difese di Edoardo, visibilmente in difficoltà.
"Uno come lui non può cambiare!" Lo aggredì Gian.
"Ok, ragazzi. Non ho idea di che persona fosse prima, di quale tipo di dolore abbia inflitto a Ros, o di che disgustoso comportamento avesse ma, per quel poco che lo conosco, posso affermare che non farebbe mai del male a una ragazza, almeno ora. E tutti meritano una seconda possibilità!".
"Lui no!" Rispose velocemente Tanc. Lo fulminai con lo sguardo.
"Ricordati che se non avessi avuto il coraggio di tentare un'altra volta, ora io e te non saremmo qui." Sentenziai in tono forse troppo duro, ma riuscendo nel mio intento di zittirli e farli riflettere.
"Ora tu ti siedi qui, con noi, e mettete fine a questa inutile discussione! Penso che l'unica ad avere voce in capitolo in questa storia sia Rosalba!" Ordinai presa dalla frustrazione.
Edoardo obbedì sotto gli sguardi storti dei quattro ragazzi che si erano decisamente dimostrati più aggressivi di quanto mi aspettassi.

Nonostante l'iniziale alone di tensione che avvolgeva il nostro tavolo, seppi utilizzare le parole giuste per spingerli a confrontarsi, conoscersi meglio e, se non proprio volersi bene, almeno accettarsi e sopportarsi. Non ci volle molto tempo per far si che prendessero a ridere e scherzare, con battute spesso squallide ma anche, ammetto, divertenti, ribaltando totalmente la precedente situazione e rendendo la giornata colma di gioia. Tuttavia colsi alcuni sguardi storti che i ragazzi affibiarono a Edoardo, ma fui felice del fatto che almeno stessero provando a conoscerlo prima di distruggerlo giudicando solo un'apparenza che non ha nulla a che fare con la realtà.
Non sapevo davvero cosa Edoardo avesse fatto a Rosalba tanto da renderla totalmente diffidente e distante nei confronti degli altri ragazzi, ma di una cosa ero certa: non era più il ragazzo che amava giocare con le ragazze, prenderle e gettarle come fossero giocattoli vecchi, calpestarle e spegnere la loro luce come un mozzicone di sigaretta schiacciato tra il freddo asfalto e la ruvida suola di una scarpa. Non conoscevo neppure Rosalba, non sapevo se lei ancora pensasse a lui o se l'avesse ormai tristemente dimenticato ma, dopo tutto ciò che Edo aveva fatto per me quando la distanza da Tancredi mi uccideva, mi sentivo quasi in dovere di intervenire in suo aiuto: non sapevo ancora cos'avrei potuto fare, ma avrei sicuramente trovato un modo per ricongiungerli, così com'era giusto che fosse.

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang