Capitolo 2

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Quando aprii gli occhi svogliatamente, il raggio di Sole che filtrava dai buchi della tapparella abbassata mi accecó. Li richiusi velocemente coprendoli con le mani prima di allungare il braccio verso il comodino per spegnere la sveglia del cellulare.

Mi rigettai a peso morto sul letto soffocando un verso di strazio nel cuscino. Sbuffai: se il buongiorno si vede dal mattino, questa giornata sarà un disastro, pensai.

Raggiunsi il bagno con gli occhi ancora chiusi meravigliandomi di non essere andata a sbattere contro qualche porta o mobile. Imprecai quando, lavandomi il viso, la bassa temperatura dell'acqua mi geló la pelle. Se non altro, il lato positivo fu che mi aiutó a svegliarmi.

Una corsa sfrenata sotto la pioggia per evitare di perdere l'autobus, il richio di caduta nove volte su dieci e lo stato pietoso del mio viso struccato circondato dai capelli spettinati ormai fradici furono l'ultimo tocco di classe per completare la disastrosa e deplorevole figura che presentavo quella mattina.

Raggiunsi la scuola sana, salva e sicuramente rinfrescata. Fortunatamente il tessuto impermeabile della guacca aveva riparato dalla pioggia il maglione color mogano che avevo deciso di indossare quella mattina, mentre i leggings neri erano ormai diventati parte integrante del mio corpo, incollati come una seconda pelle.

Sbuffai incontrando lo sguardo divertito della mia amica Jasmine, ferma ad aspettarmi nell'atrio dell'istituto.
"Giornata no?" Domandó sogghignando. Le rivolsi istintivamente uno sguardo omicida che rese il suo viso serio per qualche istante prima di esplodere in una risata che contagió anche me.

"Dài, andiamo o faremo tardi." Esordì incamminandosi verso il corridoio.
Studenti troppo casinisti per essere solo le otto del mattino popolavano le classi spoglie e tristi della scuola. Quando arrivammo alla nostra, oltrepassammo la soglia attirando gli sguardi divertiti dei nostri compagni: meraviglioso.

Salutai tutti prima di fiondarmi accanto al termosifone nel tentativo di asciugarmi con il poco caldo che emanava.
Presi posto accanto a Filippo, come indicato nella piantina dei banchi creata dalle insegnanti, un attimo prima che la professoressa di italiano facesse il suo ingresso nell'aula.

Ricordo che ci accolse con un caloroso "Buongiorno ragazzi", poi la sua voce si fece lontana fino a sparire, il mio sguardo si perse nella punta della matita che tenevo tra le mani, con cui tracciavo segni sul foglio fino a comporre un nome, uno ben preciso: Tancredi. Sorrisi davanti all'innocenza di quella scritta, scossi la testa in segno di rimprovero verso me stessa: ero venuta a conoscenza della sua esistenza la notte appena trascorsa e già lo tracciavo nella mia vita senza nemmeno accorgermene.

"Chi è?" Domandó Filippo, timido e curioso.
Gli rivolsi uno sguardo confuso. "Chi?".
"Lui." Fece spallucce indicando il nome tracciato sul mio foglio. Sorrisi.
"Oh. È un ragazzo..." Dissi in tono indeciso e pacato.

Chi era Tancredi Galli? Effettivamente non ne avevo idea. Non sapevo niente di lui se non che aveva la capacità di farmi dimenticare il male regalandomi solo tanti sorrisi.

Ma cosa succede quando il tuo cuore è così fragile e delicato da affezionarsi a un paio di occhi color smeraldo guardati soltanto tramite uno schermo? E quando ottieni la consapevolezza che mai riuscirai a incontrarli dal vivo?
Scossi la testa e afferrai istintivamente il cellulare assicurandomi della presenza di nuovi aggiornamenti sul profilo instagram di Tancredi. Nulla. Sospirai davanti a quel viso che pareva sempre più bello.

Mentre la professoressa tentava di introdurre le opere teatrali di Marlowe e Filippo mi punzecchiava continuamente accendendo il mio nervosismo, i miei occhi non si staccavano da un'immagine che ritraeva il mio principe azzurro in primo piano.

Ció che mi attiró fu il suo sguardo: aveva un viso steso e rilassato, le labbra rosee allargate in un grande sorriso, ma gli occhi no, quelli non sorridevano. In quel momento mi accorsi di un'altra cosa che avevamo in comune: l'immagine di se' che mostrava agli altri non aveva nulla di simile a ciò che era davvero. Una maschera di felicità e spensieratezza a celare tutto ciò che non andava.

Quando la campana trilló mettendo fine alla prima ora di lezione, saettai lo sguardo spaesata all'interno della classe. Era incredibile come quei sessanta minuti fossero volati focalizzandomi su Tancredi.

Sorrisi tra me e me riportando gli occhi allo schermo del mio cellulare: quanto sono stupida a pensare di poterlo anche solo vedere da lontano? Tra tutte le sue fan non noterà di certo me, pensai ammettendo amaramente a me stessa la realtà dei fatti. Che così era, accidenti! Lui era Tancredi Galli e io...beh...io ero solo una Sofia delle tante, con nessun tipo di talento, nessuna fama e nulla di particolare. Avevo ormai la consapevolezza che il mio piccolo Tanc non sarebbe stato altro che un sogno irraggiungibile.

"Sof, stai bene?" Domandó Camilla avvicinandosi a me con aria preoccupata. "È questo bel ragazzo chi è?" Continuó incuriosita guardando la foto che fissavo da un'ora. Abbassai lo sguardo imbarazzata prima di sentire le guance tingersi dello stesso colore del rossetto di Cam. Forzai un sorriso prima di prendere fiato e rispondere: "Si, sto bene. Lui è...Tancredi. Un ragazzo che ho da poco scoperto su Tiktok".

Il suo sguardo si fece subito interrogativo poi le labbra si stesero in un sorriso comprensivo.
"Fammi indovinare: tu e la tua ossessione di leggere le persone. Ti sei persa nei suoi occhi!".

Ecco, tutti la ritenevano una stupida ossessione la mia, ma era ben altro. Io la definivo un pregio, la capacità di saper cogliere i dettagli, quelli che generalmente nessuno nota. O se li notano, non gli danno peso. Io ero diversa, lo ero sempre stata. Amavo ascoltare le persone, aiutarle nel mio piccolo con la consapevolezza di riuscire ad alleggerire lievemente il peso delle brutte situazioni. Perchè è così: talvolta basta sapere di avere qualcuno al tuo fianco per stare meglio, e io amavo far stare meglio gli altri. E, Dio, quanto avrei voluto scavare nell'anima di quegli occhioni verdi da cerbiatto, perdermici dentro fino a toccare il fondo e, a quel punto, costruire la mia casa di felicità sul fondale della sua psiche, dove sapevo mi sarei sentita al sicuro.

Guardai Camilla che teneva gli occhi fissi su di me e a quel punto mi resi conto di non averle ancora risposto. Scossi la testa sorridendo, annuii. In molti mi ritenevano strana, io non lo pensavo. Non ero altro che una ragazza che amava aiutare gli altri perché non sapeva mai aiutare se stessa.

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Il secondo capitolo per voi! Cosa ne pensate? Un bacio😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ