Capitolo 17

2.6K 122 6
                                    

Era finalmente arrivato il sabato di una settimana che pareva interminabile. Il tempo sembrava indietreggiare anzichè avanzare: un'ora di lezione ne valeva tre mentre ogni minuto valeva ore intere.

La situazione in classe era delle peggiori: il solito gruppetto di invidiose continuava ad attaccarmi, accusandomi di servirmi di Tancredi per acquisire popolarità. Mi rifilavano una cattiveria dietro l'altra.

"Ma tu credi davvero che sia innamorato di te?", "Sei solo una delle tante fan.", "Figurati se con tutte le ragazze che puó avere, sceglie proprio te.".
Sapevo perfettamente che le loro parole erano portate da una semplice e pura gelosia, ma inevitabilmente mi portavano via un pezzo di cuore.

In fin dei conti avevano ragione: perché proprio io? Cos'avevo di così speciale? Tanc era circondato da milioni di ragazze che cadevano ai suoi piedi, cosa c'era di diverso in me? Non trovavo risposta a tutta la quantità di domande che mi ponevo ogni giorno, ma di una cosa ero certa: i suoi occhi parlavano e, quando guardavano i miei, dicevano che non avrebbe mai voluto nessun'altra che non fossi io. Non lo sapevo davvero cosa ci trovasse di così particolare in me, ma il fatto che vedesse quel qualcosa in più mi bastava eccome.

Con Filippo la situazione aveva preso una gran brutta piega: a stento mi rivolgeva la parola, solo quando ne era costretto. Se non capiva la pagina che spiegava la prof., se perdeva il segno, se non capiva un esercizio. Ordinarie domande da compagni di banco che prima non erano nemmeno lontanamente comprese nei nostri discorsi. Siamo sempre stati grandi amici, mi sono sempre sentita libera di confidargli ogni mio pensiero, ogni mio stupido aneddoto che lo avrebbe fatto ridere. Mai mi sarei aspettata una simile dichiarazione da parte sua.

"Va tutto bene?" Gli domandavo ogni tanto vedendolo perso nel vuoto di una parete bianca e spoglia.
"Si." Rispondeva senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. A quel punto sospiravo focalizzandomi nuovamente sull'insegnante, lui mi guardava di sottecchi per poi abbassare gli occhi e voltarsi nuovamente.

Quel giorno, l'ultimo della settimana scolastica, lo fermai cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni. Lo pregai di ascoltarmi e, seppur contrariato, accettó gettando le armi a terra.
"Siamo amici da tanto tempo, Fil. Vuoi davvero perdere questo meraviglioso rapporto?".
"No, ma non ho alternativa. Tu hai trovato qualcun altro, Sofia.".
"Ok, Filippo, ascolta: hai ragione, va bene? Capisco quanto possa farti male questa situazione, ma non penso sia colpa mia. Hai avuto anni di tempo per confessarmi i tuoi sentimenti, hai avuto milioni di occasioni, e non le hai mai colte. Sei saltato fuori magicamente quando il mio cuore già apparteneva a un altro ragazzo e ora me ne stai facendo una colpa. A me dispiace, credimi. Non avrei mai potuto immaginare che da parte tua ci potesse essere qualcosa, e questo lo sai. Mi sono aperta con te, sempre. Ogni volta che succedeva qualcosa di bello, di triste, di divertente o di noioso, io lo raccontavo a te. Ho sempre riposto in te una fiducia cieca, così come ti ho sempre voluto un bene infinito. Ora, non ho assolutamente intenzione di separarmi da Tancredi e penso che tu, in qualità di amico, dovresti essere felice per me. Felice perché io sono felice. Ti ricordi i primi tempi? L'inizio della nostra amicizia? Mi ero presa una cotta esagerata per te, mentre tu stavi con Giorgia. Certo, era doloroso, ma vederti felice mi riempiva il cuore perché, prima del sentimento che provavo, veniva l'immenso bene che ti volevo. Eri il mio punto di riferimento in tutto e per tutto e non avrei mai pensato di ostacolare la tua felicità nonostante la causa dei tuoi sorrisi non fossi io. Non posso certamente obbligarti a parlarmi se non vuoi, a guardarmi se non vuoi. Non posso nemmeno importi di fingere che non sia successo niente, è chiaro. Ma le cose stanno così e non cambieranno, almeno non ora. Io sono felice, per la prima volta dopo anni sono veramente felice. Ho trovato una persona che mi accetta per quello che sono, una persona che solo con uno sguardo mi manda fuori di testa, che con un sorriso mi fa vivere. Ora, se vuoi condividere questa felicità con me sono ben lieta di averti al mio fianco; in caso contrario mi dispiace, davvero, ma questo non ha nulla a che vedere con l'amicizia." Asciugai le lacrime con la manica della felpa prima di rivolgere gli occhi al cielo per evitare che ne scendessero altre.

Lo lasciai sbalordito mentre la pelle del suo viso si tinse di un rosa più pallido del solito. I suoi occhi luccicavano sotto al mio sguardo, le sue gambe tremavano così come le sue mani. Mi si strinse il cuore nel pronunciare l'ultima frase, ma se non poteva condividere la mia felicità, non poteva nemmeno starmi accanto. Credo che le mie parole gli abbiano restituito quella briciola di lucidità che aveva perso, tanto che accettò di provare a sostenermi nonostante a lui facesse male. Ci abbracciammo e potei sentire il suo cuore pulsare alla velocità della luce vicino al mio petto; il suo respiro era affannoso e profondo, quasi come se stesse trattenendo un pianto sfrenato. Ed effettivamente così era: i suoi occhi parevano schizzare fuori dalle palpebre per la forza che le lacrime mostravano nel voler uscire, ma mi rivolse un sorriso tirato prima di scusarsi nuovamente per il suo recente comportamento.

La campanella suonó dando inizio alle lezioni e, mentre rispondevo ai messaggi del mio Tanc, la voce della professoressa si faceva sempre più lontana.

"Oggi voglio vederti, non resisto più." Sorrisi allo schermo come una stupida bambina innamorata.

Anch'io avevo una voglia matta di vederlo, sprofondare in un suo abbraccio inebriata dal suo profumo così dolce e delicato; affogare nei suoi occhi avendo come unica ancòra di salvezza il suo sorriso. Iniziai a fantasticare sulla possibile piega che avrebbe potuto prendere quella giornata: dopo la fine delle lezioni avrei raggiunto la stazione, acquistato un biglietto per poi fiondarmi a Milano, quella città ancora così sconosciuta ma che sentivo mia ogni giorno di più. Avrei trascorso un pomeriggio di risate, sguardi e coccole davanti a un film; avrei assaporato di nuovo la felicità che sgorgava dalle sue labbra rendendola anche mia.

Avrei fatto tante cose, se lui non mi avesse preceduta...

Quando la campanella dell'una suonò segnando la fine della settimana scolastica e l'inizio del week-end, mi alzai velocemente afferrando lo zaino e sgattaiolai verso la porta d'uscita dell'istituto. Una massa di ragazze impazzite davanti al cancello attiró la mia attenzione: tra grida e schiamazzi sentii pronunciare il nome di Tanc. Mi si geló il sangue nel vederlo farsi spazio tra la folla per raggiungermi, i piedi sembrarono acquisire pesantezza fondendosi con il suolo di cemento mentre il cuore prese ad accelerare facendomi tremare tutto il corpo.

Non potevo crederci: era proprio lì, davanti alla mia scuola, con quel suo sorriso stampato in viso e il desiderio inciso negli occhi. Teneva una rosa tra le mani e, mentre il suo sguardo non si staccava dal mio viso, potevo quasi sentire la velocità a cui pulsava il suo cuore. Gli corsi incontro e mi fiondai tra le sue braccia facendogli quasi perdere l'equilibrio. Mentre il tempo parve fermarsi, tutto ciò che ci circondava iniziò a sbiadirsi lasciando spazio solo a me e lui, finalmente di nuovo insieme.

===

Ciao ragazzi. Vi chiedo scusa ma questo per me è davvero un brutto periodo, sia per quanto riguarda lo studio che in ambito familiare. Cercheró di mantenere una certa regolarità nel postare i capitoli ma vi prego di perdonarmi se ritardo di qualche giorno. Un bacione😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now