Capitolo 48

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"Sofia!" Gridó entusiasta Lele, precipitandosi davanti alla porta d'ingresso dopo aver sentito la chiave girare nella serratura, e fiondandosi tra le mie braccia prima di sollevarmi in aria e farmi girare.
Risi di gusto stringendolo forte a me e allacciando le mie gambe attorno alla sua vita: mi era davvero mancato.
"Sofia?!" Domandarono in tono stranito Diego e Gian facendo capolino dalla porta della cucina. Quando i nostri sguardi si incontrarono, un brivido di emozioni mescolate scosse la mia pelle. Accennai una breve corsa nella loro direzione prima di abbracciarli con affetto. Ricambiarono il gesto, visibilmente felici, riempiendomi le guance di piccoli baci amichevoli sotto gli occhi di disapprovazione di Tanc ch'era ancora impalato davanti all'ingresso.

"Si, ciao ragazzi, sono tornato anch'io!" Squittì scuotendo il capo e abbozzando una risata.
"Ciao amico!" Risposero quasi all'unisono ridendo rumorosamente.
"Allora, come stai?" Domandó poi Lele riportando tutta l'attenzione su di me. Mi strinsi nelle spalle guizzando lo sguardo in ogni angolo della casa.
"Adesso bene." Affermai decisa lasciando spazio, sul mio viso, a un sorriso sincero.
"Quanto mi sei mancata!" Disse nuovamente allacciandomi le braccia al collo da dietro e lasciandomi un altro bacio sulla guancia.
"Sapete che lei è mia, vero?" Si intromise divertito Tanc scatenando una risata generale a cui anche lui stesso prese parte.
"E dài, non la vediamo da tanto! Oggi è anche nostra!" Sentenzió Lele in tono autoritario.
"Vi piacerebbe!" Ringhió in tutta risposta il mio ragazzo, avanzando verso di noi e strappandomi dalle calde braccia di Lele, il quale mostró una smorfia prima di incrociare le braccia al petto e mettere il broncio.

"Rosalba?" Domandó Gian incuriosito. Tancredi non gli aveva ancora detto nulla? Aveva forse paura della loro reazione data la diffidenza nei confronti di Edoardo?
Inevitabilmente un nodo si formò nel mio stomaco creandomi un grande fastidio nel sentire pronunciare il suo nome. Era una ragazza davvero d'oro, con una forte personalità e una meravigliosa simpatia; era una di quelle persone coinvolgenti, solari e altruiste che sapevano portare il bel tempo anche nelle giornate più grigie e scure. Il pensiero di Tanc nuovamente al suo fianco mi fece rabbrividire: sapevo di dover stare tranquilla, ero consapevole dell'amore che provava per me, ma non sarebbe stato facile.
Tanc ed io ci scambiammo uno sguardo complice, dopo di che annuì dandomi il consenso di informare i ragazzi.
"Rosalba è con Edoardo." Dissi, poi, tutto d'un fiato come se quelle semplici parole pronunciate più velocemente avrebbero potuto infastidire meno i loro timpani.
Vidi i tre ragazzi sgranare gli occhi contemporaneamente prima di scuotere leggermente il capo tentando di tornare a un'espressione naturale e composta. Risi portandomi una mano a coprire la bocca.
"Cioè sono...sono tornati insieme?" Domandó Lele ancora evidentemente sbalordito.

Non capivo cosa ci trovassero di così strano in quella situazione: si, Edoardo l'aveva ferita al punto di allontanarla da qualsiasi essere umano di sesso maschile che non fossero Tanc, Lele, Diego e Gian ma, se l'amore per lui non era davvero svanito, cosa c'era di così sbagliato nel dargli un'altra possibilità? Era evidente che Ros avesse colto perfettamente la nuova personalità di Edoardo, aveva capito ch'era davvero cambiato, ch'era ormai un ragazzo serio e deciso nel riconquistare il suo cuore. Non era più lo stronzo che le aveva spezzato il cuore in milioni di frammenti, ma era tornato per rimettere insieme i pezzi e, con quei frammenti, creare la più bella opera d'arte mai vista.

"Non credo. Insomma, si stanno riavvicinando ma si sono rivisti solo ieri, dopo tanto tempo. Però sono sulla buona strada, ho notato la sintonia che li unisce." Risposi a Lele facendo spallucce e accennando un piccolo sorriso.
Ero felice e orgogliosa del coraggio da parte di Edoardo di ritentare nonostante il suo digustoso comportamento passato: la bellezza di provare a sistemare le cose, con la consapevolezza di averle precedentemente distrutte, invece di gettarsele semplicemente alle spalle fingendo di non pensarci più, non ha prezzo.

Me ne stavo comosamente seduta nell'angolo del divano mentre, tra i quattro ragazzi in mia compagnia, i miei occhi gurdavano solo il mio Tanc. Concentrato come mai l'avevo visto prima d'allora, stava sfidando Diego in uno strano gioco sulla playstation. Qualche urlo d'esultanza usciva di tanto in tanto dalle sue labbra facendomi capire ch'era lui in vantaggio. Era così bello, così solare; era esattamente il prototipo di ragazzo ideale che mi sono sempre rifiutata di tracciare. Ero dell'idea che un ragazzo ideale non esistesse realmente per nessuno: credevo più nel caso. Avevo una forte convinzione sul fatto che fosse totalmente inutile tracciare un profilo immaginario che non sarebbe comunque mai stato rispettato in quanto non sia l'estetica di una persona a farti perfere la testa, bensì il carattere, l'atteggiamento, gli abbracci, la sua voce...
Più guardavo Tancredi, più mi convincevo del fatto che la vita avesse deciso di farmi il regalo migliore del mondo dandomi la possibilità di incontrarlo e, successivamente, di viverlo. Era tutto ciò che avevo sempre inconsciamente desiderato, un mix di cuore, anima e un carattere che si accordava perfettamente col mio. Sapeva essere meraviglioso anche con i capelli tutti spettinati, con i vestiti stropicciati e il viso gonfio dopo essersi svegliato. Era bello come il Sole, anzi, ancora di più. Era bello sempre perché era lui, perché era bello dentro. Perché con un solo sguardo sapeva strasmettermi la tranquillità e la spensieratezza che ormai da tempo cercavo. Perché al suo fianco mi sentivo protetta, perché le sue vraccia erano casa, perché il suo sorriso era subito amore. Perché lui, Tancredi Galli, era il mio posto del mondo.

Solo dopo qualche istante mi resi conto del sorriso ebete e totalmente perso che occupava il mio viso. Scossi il capo abbassando lo sguardo e presi a torturare le pellicine sulle mie mani mentre la mia mente elaborava teorie e dubbi che proprio non ci volevano, non in quel momento. Sospirai.

Davvero mi merito tutto questo? E cos'ho fatto per meritarmelo?, pensai.
Non che avessi mai avuto troppi problemi con me stessa ma capitava, talvolta, che un campanello d'allarme si accendesse in me. Capitava di guardarlo, studiare i suoi movimenti, leggere i suoi occhi. Capitava, ogni tanto, che la paura di non essere abbastanza prendesse a dominare la mia mente mandandomi totalmente il cervello in panne, nonostante la consapevolezza di essere tutto ciò che desiderava, così come lui lo era per me.

"Sof, va tutto bene?" Domandó Lele prendendo posto accanto a me e distraendomi dai miei dialoghi mentali. Lo ringraziai mentalmente per aver scacciato via quei brutti pensieri che stavano prendendo il sopravvento.
"Si, si certo!" Risposi con voce forse troppo squillante facendolo sorridere.

"Ho fame!" Mi informó massaggiandosi la pancia con una mano, mentre il suo stomaco emise qualche brontolio. Sorrisi.
"È ora della merenda!" Esordii ridendo. Portai una mano sulla bocca per nascondere il gesto.
"Smettila." Disse Lele in tono deciso. Mi immobilizzai.
"Cosa?" Domandai confusa.
Posó la sua mano sulla mia fino ad adagiarla delicatamente sulla mia gamba.
"Smettila di coprirti il viso quando sorridi. Sei bellissima.".
Sentii le guance avvampare tingendosi di un rosso tenue ma comunque troppo evidente. Occhi negli occhi, sorrisi spontaneamente prima di gettarmi tra le sue braccia e stringerlo a me, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
"Grazie, Lele." Dissi sinceramente.

"Dài, andiamo a fare dei popcorn!" Annunció leccandosi leggermente le labbra e tenendo ancora la mano sulla sua pancia. Ci alzammo dal divano e lo seguii in cucina mentre la mia mente ripeteva in loop le sue parole.

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Ciao amori miei! Come state? Spero bene!
Scusate se ultimamente aggiorno poco, ma vi prometto che non sparirò. Vi voglio bene, un bacio🥰

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora