Capitolo 45

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"Grazie." Sussurrò Edoardo con le mani intrecciate sulle sue gambe. Una cascata di lacrime amare bagnava le sue guance mentre il treno di ritorno verso Roma era sul punto di partire.
Gli rivolsi uno sguardo interrogativo, seguito immediatamente da un sorriso comprensivo e sincero.
"Grazie per avermi dato la possibilità di incontrarla di nuovo.".
Passó velocemente l'indice sotto all'occhio, come se scacciare via quelle stupide lacrime servisse a liberarsi anche dei pensieri negativi dati dall'imminente allontanamento dalla ragazza dei suoi sogni.
"La rivedrai, Edo. Torneremo a Milano, e lei verrà con Tanc a Roma." Tentai di rassicurarlo accarezzandogli delicatamente la spalla forte e muscolosa.
"Non...non so se lei..." Inizió, ma lo zittii impedendogli di continuare.
"Edoardo! Smettila! Ho visto come ti guardava. Manchi a Ros tanto quanto lei manca a te!".
Scosse la testa insicuro lasciando spazio, sul suo viso, a un sorriso colmo di amarezza.
"Vedi, Sofia...le ho fatto male, tanto male. È una cosa che non riuscirò mai a perdonarmi, così come lei non potrà mai dimenticarlo." Sospiró.
Restai in silenzio incitandolo, con lo sguardo, a terminare ciò che stava per dire.
"Dopo di me ha perso fiducia in ogni ragazzo, ha sviluppato la costante paura di essere ferita, delusa. Ora...ecco...ora si vede con un ragazzo. Dice che con lui si sente a suo agio, tranquilla insomma.".
Restai a bocca aperta. Sgranai gli occhi senza nemmeno tentare di nascondere la mia reazione a dir poco sorpresa. Non poteva essere vero.
Avevo prestato attenzione alle occhiate che gli lanciava, avevo visto le sue mani tremare sotto i suoi occhi, il suo sguardo luccicante di emozione e contraddizione. Avevo visto il filo dell'amore che aveva unito nuovamente le loro anime, dopo anni, come fosse ancora la prima volta.

"Perció, grazie per avermi fatto rivivere questo sogno. Ma resterà solo un irrealizzabile e stupido sogno. Nulla di più, nulla di meno." Concluse, infine, sospirando profondamente.
"Io non credo." Dissi fermamente mentre un enorme sorriso si fece spazio sulle mie labbra.
Lo sguardo fisso alle spalle di Edoardo, che sedeva davanti a me voltando la schiena alla porta d'ingresso del vagone. La stessa porta da cui, in quell'esatto momento, fecero capolino Tanc e Ros: il fiatone, gli occhi lucidi, pulsazioni del cuore accelerate che quasi pareva di poterle sentire anche in lontananza. Avevano corso fino a qui? Cosa li aveva spinti a farlo? Sarebbero venuti a Roma con noi? Dio, quanto lo speravo. Un'altra notte con Tanc, una delle prime, una delle tante.

Edoardo alzó il capo di scatto, proiettando nei miei occhi uno sguardo interrogativo e confuso, prima di capire che non era lui che stavo guardando.
"Fossi in te mi volterei." Gli dissi senza mai accennare a togliermi quello stupido sorriso dalla faccia.
Edoardo obbedì e, in pochi istanti, portò inaspettatamente le mani a coprirsi la bocca. Sgranó gli occhi mentre il suo corpo prese a tremare dall'agitazione. Lei era di nuovo lì, davanti a lui. Era tornata indietro, per lui. Aveva corso tanto, fino a perdere il fiato, pur di raggiungerlo ancora. Non la conoscevo ancora abbastanza bene per ipotizzare quali pensieri potessero passarle per la testa ma di una cosa ero certa: avevo ragione. Rosalba non aveva affatto dimenticato quel ragazzo stronzo e scontroso che le aveva inflitto così tanto dolore, ma l'idea di conoscere davvero il nuovo Edoardo le dava la forza di non crollare sotto ai suoi occhi spenti e tristi per la sua assenza. Era destino? Non si poteva sapere. Non credevo nell'esistenza di un piano già pre-scritto riguardo alle nostre vite; ero più dell'idea che nessun destino si sarebbe concreatamente confermato senza la costanza e l'impegno da parte nostra. Certo, non credevo nemmeno che le cose succedessero per caso!
Credevo fermamente, però, che se tra quei due non fosse stato destino, la profondità del loro legame avrebbe fatto confondere anche lui.

In pochi istanti Rosalba si fiondó tra le braccia di Edo, riempiendogli gli occhi di gioia, e anche il cuore. Sorrisi dinnanzi a quella scena mentre la mano di Tanc era saldamente stretta nella mia.
"Cosa vi ha portato a correre qui?" Domandai senza prima riflettere, consapevole dell'enorme stupidità della mia richiesta. Sorrise.
"Io non so stare senza te. E a Ros, beh, mancava già Edoardo." Fece spallucce proiettando, come me, lo sguardo sui due neo-innamorati che, da quel momento, avrebbero iniziato a riscrivere, passo dopo passo, la loro meravigliosa storia d'amore, con gli ostacoli e le lotte per riconquistare la fiducia perduta, la passione e il desiderio di viversi come non avevano avuto la possibilità di fare in precedenza. Sarebbe stata senza dubbio una relazione travagliata, difficile, ma mai impossibile. Sarebbe stato un meraviglioso contrasto di pensieri, sensazioni, punti di vista ed emozioni che li avrebbe portati ad avvicinarsi maggiormente, ogni giorno di più, fino a fondersi finalmente in un'unica meravigliosa cosa, costituita dalla stessa anima e da due cuori che battevano all'unisono.

"Ci sono hotel vicino a casa vostra? Per passare la notte, insomma." Domandó Rosalba imbarazzata, giocherellando con i bracciali che portava al polso.
"Hotel? Scherzi? Voi due starete da noi." Affermó in tono sicuro Edo, provocando un grande sorriso non solo sul viso della ragazza, ma anche su quelli di me e Tanc, che proiettammo i nostri sguardi uno nell'altra prima di scambiarci un sorriso che parlava d'amore e stringerci fino a scomparire tra le nostre stesse braccia.

Se mai qualcuno mi avesse chiesto cosa significasse per me l'amore, avrei certamente risposto con il suo nome. Tancredi Galli, quello stupido ragazzetto con i ricci che gli ricadevano sulla fronte e un paio di occhi, sfumati sul verde, che sapevano parlare più di quanto quelle meravigliose labbra, così morbide e rosee da mandare chiunque fuori di testa. Più lo guardavo, più mi innamoravo, e più si riconfermava la mia entrema certezza: avevo sbagliato tante volte nel corso della mia vita, avevo preso decisioni che mi avevano portato solo a peggiorare ciò che già andava male ma, tra tutti gli errori, Tancredi era la cosa più giusta che avessi mai fatto.
Ripercorsi mentalmente l'inizio della nostra conoscenza: uno stupidissimo messaggio su instagram, la certezza di non ricevere mai una risposta, lo stupore nel leggere sul display una sua notifica, seguita poi da mille altre, fino ad arrivare a quel giorno. Sorrisi tenendo il viso rivolto verso il basso, tentando di nascondere l'enorme felicità che mi provocava anche solo averlo accanto.

Gli rivolsi uno sguardo colmo di emozione mentre Ros, seduta davanti a noi, teneva la testa posata sulla spalla di Edo che, con un braccio allacciato attorno al suo collo, la stringeva a se' accarezzandole i lunghi capelli colorati.

"Ti amo." Sussurró Tanc sulle mie labbra.
"Ti amo anch'io.".

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Vi chiedo nuovamente scusa. E colgo l'occasione anche per ringraziarvi dal profondo del cuore. Nonostante la mia assenza avete continuato a votare, commentare e salvare i miei capitoli, facendomi trovare più di cinquecento nuove notifiche e tanta gioia nel cuore. Posso solo dire che, nonostante io non sappia nulla di voi, vi voglio un bene immenso. Il vostro sostegno mi fa davvero bene. Grazie.❤️

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliKde žijí příběhy. Začni objevovat