Capitolo 47

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"Non posso pensare di diver tornare a Milano, senza di te." Sussurró Tanc spezzando il silenzio che regnava ormai da diversi minuti.
Eravamo sdraiati sul mio letto, la mia testa appoggiata al suo petto che pareva esplodere da tanto batteva forte il suo cuore. La sua mano si muoveva lentamente tra i miei capelli, accarezzandoli dolcemente e trasmettendomi un senso di tranquillità quasi spaventoso.
Sorrisi stringendo il mio corpo al suo, chiudendo gli occhi e inalando, finché ancora potevo, il suo profumo che sapevo sarebbe rimasto impresso anche nei miei vestiti, nel cuscino, tra le lenzuola e il pesante piumone.

La sua mano si spostò lentamente sulla mia schiena per poi posarsi sul fianco e massaggiarlo dolcemente. Colsi una sfumatura di insicurezza in ogni sua mossa, quasi come se desiderasse qualcosa ma fosse frenato dalla paura di sbagliare, dal timore che forse io non volessi lo stesso.
Alzai il capo proiettando i miei occhi nei suoi, esplorando ogni sfumatura di un verde che, quel giorno, pareva più scintillante del solito. Mi sollevai leggermente fino a congiungere le mie labbra con le sue e, in pochi istanti, il mio corpo si trovò comodamente posato sopra di lui.
Le mani morbide e calde girovagavano lungo la mia schiena, sfiorando ogni microscopico millimetro di pelle e causandomi brividi di piacere.
Era ormai chiaro ciò che entrambi desideravamo ardentemente: era ormai da tempo che la nostra relazione si era ufficializzata e quello era l'unico passo che mancava all'appello. Mi sentivo pronta, così come lui. Volevamo fare l'amore, fondere i nostri corpi in un magnifico e magico tutt'uno che costituiva il lato più intimo di noi. Non ero mai stata così sicura del mio corpo: persisteva la paura di non essere all'altezza, non abbastanza magra, non abbastanza bella. Diverse cicatrici e smagliature segnavano, a tratti, qualche porzione della mia pelle troppo sensibile e delicata per essere toccata da chiunque. In quel momento, il mio corpo non rappresentava più un problema. Sapevo di essere amata da Tancredi per ciò che ero, sapevo che l'imperfezione non lo spaventava affatto, che i miei milioni di difetti erano così estremamente stupendi visti dai suoi occhi.

Il bacio che ci stavamo scambiando acquisì sempre più passione e intimità in così poco tempo mentre, in un tempo altrettanto breve, Tanc mi sfilò delicatamente la felp lasciandomi vestita solo di un completino intimo di pizzo bianco. Proiettai il mio sorriso nel suo prima di fiondarmi nuovamente sulle sue labbra sollevandogli la maglietta. Le mie mani erano ormai a contatto con la sua pelle calda che pareva rabbrividire a ogni mio tocco, facendo rizzare i pochi peli ch'erano presenti sul suo addome.
Portó timidamente le mani a slacciarmi il reggiseno, privandomi velocemente anche di quel flebile tessuto che copriva ancora una parte del mio corpo.
Il resto successe tutto così in fretta che non seppi spiegarlo neppure a me stessa: i nostri corpi, totalmente nudi, ardevano di amore e passione mentre, sfiorandosi, sapevano farci provare le emozioni migliori di sempre.

"Ti amo." Sussurró ansimando sulle mie labbra.
Inevitabilmente sorrisi.
"Ti amo anch'io.".

Non avevo paura, non temevo il dolore e anche la mia timidezza, con lui, era totalmente inesistente. Chiusi gli occhi mentre entrava in me con una delicatezza tale che avrebbe reso meraviglioso anche il fastidioso bruciore iniziale del rapporto. Prese a muoversi prima lentamente, entrando e uscendo mentre il mio corpo si dimenava sotto al suo, i nostri respiri si fondevano l'uno con l'altro e le nostre anime parevano toccare il cielo con un dito senza mai lasciarsi la mano neppure per un istante.
Mentre le nostre pelli continuavano a toccarsi, i nostri cuori esplodevano di un piacere immane che seppe incrementare la sintonia che riempiva l'atmosfera attorno a noi.

Quando raggiungemmo il culmine della passione, una folata rilassante di sensazioni enormemente positive ci avvolse facendoci sentire tra le nuvole. Mai avrei immaginato di poter vivere un'esperienza così estremamente meravigliosa, mai avrei immaginato di poterla vivere proprio con Tancredi.
Ci sdraiammo, sfiniti, uno accanto all'altra, stringendoci dolcemente mentre le sue mani continuavano a muoversi sulla mia schiena e le mie sul suo petto. In quel momento ci sentimmo pieni, completi, capiti e sollevati. Sentimmo di non aver bisogno d'altro per essere felici, sentimmo che bastavamo noi, che tutto il resto non era altro che uno sfondo per arricchire la scena, un dettaglio per ornare il tutto. Ma al centro restavamo noi, con le nostre timidezze e i desideri più profondi, il nostro amore e le liti causate dalla paura di perderci, il nostro indistruttibile legame e la voglia di viverci fino alla fine.

"È stato bellissimo." Sussurró al mio orecchio con la voce ancora spezzata dal fiatone causato dai movimenti.
"Si, lo è stato." Confermai sorridendo prima di stampargli nuovamente un bacio sulle labbra.
"Tu vieni con me." Disse, poi, in tono autoritario.
"Cosa? Dove?" Domandai confusa aggrottando le sopracciglia.
"A casa, a Milano. Ho bisogno di stare con te, Sofia. Non posso starti lontano. E poi Lele, Gian e Diego sentono la tua mancanza." Aggiunse facendo spallucce nel tentativo di convincermi.
Ma lui non sapeva che non sarebbe servito questo a spingermi a seguirlo nel ritorno alla sua città: l'unica cosa che bastava era il suo sguardo così pieno di me, così pieno di noi. Il suo sguardo che sapeva parlare d'amore più di quanto potessero fare le sue labbra. Sarebbe stata una scelta azzardata abbandonare lì mia madre e partire verso il nord con Tancredi, ma era tutto ciò che realmente desideravo. E niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi, non ora, non in quel momento, non se si trattava di lui.
"Verró con te." Squittii con voce estremamente sicura guadagnandomi uno dei sorrisi più veri e lucenti che mi avesse mai rivolto. Dall'amplia apertuta delle sue palpebre notai la sua enorme sorpresa: forse non si aspettava tanta decisione nella mia risposta alla domanda che mi poneva ormai da tempo, forse si era già preparato alla mia ordinaria indecisione sul da farsi che caratterizzava ogni mia scelta estrema e che avrebbe dovuto contrastare.

"Dici davvero?" Domandó, ancora in uno stato di trance, sollevando leggermente la testa dal cuscino per poter proiettare gli occhi dritti nei miei.
"Si. Dico davvero. Verró con te a Milano e continueremo a vivere la nostra storia d'amore senza più lasciarci nemmeno per un secondo." Sorrisi.
"Mi seguirai anche al bagno?" Domandó divertito per ironizzare la situazione.
"Mhh, penso che quello tu possa farlo da solo!" Risposi passandomi lentamente un dito sul mento, improvvisando la posa del pensatore.
Entrambi scoppiammo in una fragorosa risata prima di riprendere a stringerci amorevolmente l'uno nell'altra.

E bene sì, l'avrei fatto davvero. Avrei lasciato la bella Roma per prendere parte alla meravigiosa casa Q4, in compagnia delle persone migliori che avessi mai conisciuto. L'avrei fatto perché Tancredi era tutto. Era tutto ciò che desideravo.

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Ciao fiorellini! Spero vi piaccia il capitolo! Ho cercato di mantenere un "gergo" romantico nella situazione intima per non dare troppa volgarità alla storia, e spero possa piacervi così. Vi voglio un bene immenso, grazie ancora di tutto. Un bacione!❤️

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ