Capitolo 35

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Aprii gli occhi, stanchi e arrossati dal pianto, quando sentii l'auto fermarsi e il motore spegnersi. Pensai per un istante di essermi addormentata e trovarmi ancora nel mezzo di un sogno fin troppo realistico, ma la meravigliosa villa che si innalzava davanti a me era pura realtà.

Wow, pensai sgranando gli occhi. Mattoni a vista di un color grigio scuro ricoprivano la parte bassa dell'abitazione, contrastando con il bianco splendente delle mura che comprendevano evidentemente il secondo piano. Enormi finestre si affacciavano da ogni lato, coprendo l'interno con lunghe tende apparentemente color panna mentre una stradina di ghiaia spariva dietro l'angolo conducendo certamente al giardino retrostante.

La voce di Cristian mi distolse dai miei pensieri: "Ecco mio figlio, Edoardo.".
Seguii il suo sguardo fino alla soglia della porta d'ingresso, dove il ragazzo dal ciuffo moro e liscio stava evidentemente studiando le due donne, mai viste prima, che stavano per impossessarsi di una parte della sua casa. La mascella squadrata gli donava una parvenza estremamente dura e imperscrutabile mentre le sopracciglia inarcate mostravano un'espressione alquanto corrucciata.
"Ciao." Disse poco curante della situazione prima di fare il suo ingesso in casa e sparire chissà dove.

Non appena varcammo la soglia, Cristian mi mostró quella che sarebbe stata la mia nuova stanza, seguita dal gentile autista che trascinó la mia valigia, estremamente pesante, fino al piano di sopra, per poi salutarmi cordialmente lasciandomi sola a contemplare l'arredamento.
Un meraviglioso letto a baldacchino, di un colore bianco e splendente, spiccava nella camera illuminata dalla forte luce del Sole che penetrava dalla porta-finestra che conduceva sul balcone; un comodino color mogano, perfettamente lavorato a mano e studiato nei minimi dettagli, affiancava il letto portando su di se' un paio di libri e una piccola sveglia. Mi avvicinai lentamente alla cabina-armadio aprendo la porta con delicatezza, come se temessi di romperla o rovinarla: non avevo mai avuto uno spazio tanto esteso in cui riporre i miei indumenti, inserire le mie scarpe e impilare le scatole contenenti i miei accessori preferiti, restai a bocca aperta.

Una voce proveniente dalle mie spalle mi fece sobbalzare, tingendo le mie guance di un rosa più scuro e acceso.
"Allora, Sofia. Ti piace?" Domandó Cristian per poi affrettarsi a scusarsi per avermi colta di sorpresa.
"Si, è...è tutto meraviglioso." Ammisi in tono timido e insicuro, provocando un sorriso sulle sue labbra.
"Mi fa piacere! Prepariamo il pranzo, hai preferenze per cosa vorresti mangiare?".
"No, va benissimo qualsiasi cosa.".

Chiusi la porta della stanza non appena vidi Cristian sparire in fondo alle scale, mi gettai a peso morto sul letto e chiamai Tanc.
"Piccola!" Rispose con voce squillante.
"Hei!".
"Sei arrivata? Com'è l'hotel?".
"In realtà...non siamo proprio in un hotel...".
"Avete un appartamento tutto vostro?".
"Non proprio..." La mia voce trasudava incertezza mentre il timore di rivelargli la nostra attuale sistemazione cresceva ogni secondo di più. Inspirai prendendo coraggio, chiusi gli occhi e parlai: "Siamo nella casa del capo di mamma. La villa è enorme e davvero meravigliosa.".
"Capisco. E tu...come stai?" Il suo tono di voce si fece cupo.
"Come posso stare? Mi manchi già tantissimo e non credo che riuscirò a resistere a lungo.".
"Anche tu mi manchi, piccola. Non ne hai idea.".

Sentii una voce troppo familiare gridare in sottofondo: "È Sofia?", seguita dall'immediata risposta affermativa di Tanc. "Passamela!" Disse poi in tono autoritario.

"Sofia!".
"Lele! Come stai?".
"Bene grazie, tu? Ti piace Roma?".
"Si, è davvero stupenda. Ma avrei preferito mille volte passare le giornate a Milano, con voi." Dissi tentando di trattenere le lacrime.
A sua volta mi chiese dell'appartamento e gli spiegai la mia attuale sistemazione proprio come avevo detto a Tanc poco prima.
"Fa' vedere!" Gridó prima di inviarmi la richiesta di una videochiamata. Accettai inquadrando prima il mio viso per poi girare la telecamera e mostrargli ciò che mi circondava. Il mio room-tour li lasció sbigottiti, per non parlare della vista che mi regalava il balcone!

Un forte bussare alla porta della mia camera mi fece sobbalzare, provocando una lieve risata a Tanc e Lele che mi guardavano attraverso lo schermo.
"Il pranzo è pronto." Mi informó una voce roca e profonda. Questo non ci voleva proprio.

"E quello chi è?" Domando Tanc assumendo un'espressione mista tra l'incuriosito e l'allarmato.
"Ecco, è...il figlio del capo di mamma, Edoardo." Dissi tutto d'un fiato, spaventata dalla sua possibile reazione.
"Ah." Si limitó a dire, guadagnandosi uno sguardo interrogativo di Lele che stava ancora sdraiato sul letto al suo fianco.
"Va bene, allora...ti lascio andare a mangiare.".
"Ti richiamo dopo, d'accordo?".
Acconsentì alla mia proposta prima di premere la cornetta rossa e chiudere la chiamata. Mi sarei certamente aspettata una reazione peggiore, ma lo conoscevo abbastanza bene per sapere che avrebbe preso a gridare nel momento in cui non avrei più potuto sentirlo, dando voce alle sue paranoie e sfogando la sua rabbia facendo a pugni contro un muro.

"Mi manchi. Penso solo a te. Non vedo l'ora di risentirti." Digitai. Inviai il messaggio prima di bloccare lo schermo e portare il cellulare sul cuore stringendolo con forza.

"Sofia, dimmi un po': cosa fai nella vita? Studi o lavori?" Domandó Cristian portandosi alla bocca una forchettata di lasagne calde e gustosissime. Deglutii prima di rispondere.
"Sono al quarto anno di superiori." Mi limitai a dire imbarazzata.
"Ah, che meraviglia gli anni delle superiori! È proprio lì che io e tua madre ci siamo conosciuti, prima di diventare colleghi.".
Alzai gli occhi al cielo facendoli roteare.
"Cosa studi?" Domandó poi ricomponendosi.
"Relazioni Internazionali per il Marketing.".
Il suo sguardo si illuminó assumendo un'espressione interessata e gioiosa. Sorrise sotto i baffi prima di replicare posando la sua mano sopra a quella di mia madre, seduta a tavola accanto a lui: "Allora quando terminerai gli studi ti assumeremo al posto di tua mamma!" Scherzó divertito.
Distolsi gli occhi, irritata, dalle loro mani che si toccavano, dai loro sorrisi che si parlavano.
Non che non mi facesse piacere che mamma avesse trovato un uomo pronto a sopportarla e sostenerla, ma questo costituiva una minaccia per il mio tanto atteso ritorno nella mia città. Se quei due avessero dato inizio a una relazione seria e stabile, le possibilità di recuperare la mia vita ordinaria a Reggio Emilia erano davvero minime, se non totalmente inesistenti.
Lanciai uno sguardo fugace a Edoardo: se ne stava lì, seduto in silenzio accanto a me, senza mai accennare a distogliere lo sguardo dal piatto di lasagne davanti a se'. Mi chiesi a cosa stesse pensando, se a lui stesse bene quell'ipotetica relazione che univa mia madre e Cristian o se, al contrario, anche lui, come me, la vedesse con malocchio. Decisi di focalizzarmi nuovamente sul mio pranzo, ingoiando velocemente ogni forchettata: Tanc aspettava una mia chiamata e io avevo un grande bisogno di sentirlo vicino.

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Scusatemi, so che non volevate il trasferimento di Sofia, ma vi aspettano tante cose da questo! Spero vi piaccia, un bacio😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now