Capitolo 24

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In un momento come quello avrei tanto voluto che i social network non fossero esistiti. Odiavo imbattermi nelle sue intagram stories e trovarci tristi parole bianche su uno sfondo interamemte nero e cupo; odiavo ancora di più vedere i tiktok recentemente pubblicati da Diego, quelli in cui Tanc sorrideva ricordandomi che può stare bene anche senza di me; odiavo i post di Gian ch'era finalmente riuscito a conquistare la sua Marta e condivideva con gioia l'inizio della loro relazione; odiavo i messaggi di Lele che mi aggiornava sullo sato morale di Tanc impedendomi di non sentirmi così estremamente una nullità lontano dalle sue braccia.

Su internet non si parlava d'altro che dell'eclatante e furtivo bacio che quella ragazza era riuscita a stampare sulle labbra del mio piccolo principe: come potevo, io, con quell'enorme macigno che mi trovavo sul cuore, tornare da lui fingendo che andasse tutto bene?

Una notifica comparve nel banner sullo schermo del mio cellulare, bagnato dalle lacrime, mentre scorrevo le foto che ritraevano me e Tanc, così felici e spensierati, così vogliosi di stare insieme.

"Ciao, Sofia. Volevo farti i complimenti per le parole che hai detto stamattina, nel bel mezzo del corridoio. Il tuo amore per quel ragazzo ti si legge in faccia, così come la tua determinazione nell'averlo. Invidio tanto il tuo coraggio e la tua forza. Io ti sostengo, sono con te.".

Sorrisi tra le lacrime leggendo quelle parole all'apparenza così sincere. Chi era quella ragazza? E perché aveva sprecato parte del suo tempo per inviarmi quel messaggio?

Cliccai sull'icona del suo profilo e iniziai a scorrere i post quando un lampo mi colpì la mente: l'avevo riconosciuta. Ripercorsi col pensiero ogni viso che incontrai quella mattina, girando su me stessa al centro del corridoio. Lei stava lì, in un angolo accanto alla macchinetta del caffè. I suoi capelli lisci e scuri le coprivano i lineamenti delicati del viso mentre i suoi occhi celesti, arrossati dalle lacrime, brillavano contrastando la sua pelle pallida. Ricordo che teneva le spalle strette, le mani allacciate alla vita come ad abbracciarsi da sola, come a donarsi l'affetto che nessun altro sapeva darle.

"Ciao, Alice. Ti ringrazio di cuore. Ho solo dato voce ai miei pensieri: non so davvero dirti come abbia fatto a reagire in quel modo, ma gli occhi colmi di pregiudizi mi avevano stancata. Era ora di parlare!" Scrissi. Rilessi il testo un paio di volte prima di premere il tasto invio e aspettare di ricevere una risposta.

Avevo capito dal suo sguardo che qualcosa nella sua vita non andava per il verso giusto, che le mancavano alcuni tasselli del puzzle per raggiungere la sua completezza. Il suo non era uno sguardo nuovo, ma nemmeno troppo familiare: poche volte l'avevo vista nei corridoi tra una lezione e l'altra e, se usciva dalla classe, era solo per raggiungere il bagno. Forse non aveva amici, forse era solo troppo timida per relazionarsi, forse non si sentiva abbastanza.

Una fitta mi colpì lo stomaco quando il mio pensiero corse agli anni in cui ero io a sentirmi perennemente sbagliata. In ogni circostanza, con qualsiasi persona, non facevo altro che sentirmi fuori luogo e ciò mi distrusse al punto di sfiorare il pensiero di farla finita. Erano tempi difficili per una ragazzina che ancora, della vita, non ne sapeva nulla. La situazione familiare era un disastro, con gli amici ancora di più. Non avevo nessuno al mio fianco, nessuno che si preoccupasse di portare luce nei miei angoli bui. Nessuno che mi domandasse "Come stai?" perchè davvero gli importava, nessuno che si fermasse a leggere dietro i miei "Sto bene".

Non sapevo nulla di quella ragazza, Alice. Conoscevo solo il suo nome, il colore dei suoi capelli e il senso di smarrimento dei suoi occhi. Ma di una cosa ero certa: l'avrei presa per mano e portata fuori da quella tremenda oscurità in cui stava vivendo, regalandole un raggio del Sole che Tancredi era riuscito a portare nella mia vita.

Bloccai lo schermo e mi concentrai sui paragrafi di Diritto che avrei dovuto studiare, evidenziando le parti più importanti prima di trascriverle sul mio quaderno. Il tempo parve scorrere con maggiore velocità e in un attimo si fece ora di cena.

"Tesoro, sono a casa." Mi avvisó mamma chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle con un forte tonfo.
La salutai con un bacio sulla guancia prima di sorriderle. Quando mi chiese come stessi, la rassicurai dicendole che ero solo stressata da tutto quello studio. Sembró crederci, ma sapevo che mi leggeva dentro come un libro aperto scritto in stampatello, a caratteri cubitali ben visibili; sapevo che a lei non avrei mai potuto nascondere niente.

"Ti va di dirmi cosa succede?" Mi domandó portandosi alla bocca una forchettata di penne al pomodoro. Tossii colta alla sprovvista quasi strozzandomi con la pasta che stavo masticando.
"Nulla, mamma." Tirai un sorriso forzato.
"È per quel ragazzo, Tancredi, vero?".
"Cosa?" Domandai fingendomi confusa.
"Andiamo, Sof! Non prendermi in giro. So che qualcosa non va. Sono la tua mamma, lo sento. E quegli occhi non brillano più come prima." Disse indicando il mio viso con due dita.

Avrei potuto continuare a negare all'infinito, ma non avrebbe mai creduto alle mie banali scuse. Come potevo pensare di imbrogliare la donna che mi aveva vista crescere? Conosceva ogni lato di me, ogni mia emozione e sensazione. Conosceva le mie espressioni, i miei movimenti, i miei gesti. Capiva i miei sguardi, sentiva il mio cuore.

"Una fan l'ha baciato." Dissi tutto d'un fiato, come se dicendolo velocemente avesse fatto meno male. Ma non era così: sentii una fitta al petto, lo stomaco si contorse, gli occhi si riempirono di lacrime.

"E lui?".
"Lui si è ritratto. Ma il pensiero che altre labbra, che non siano le mie, hanno sfiorato le sue...ecco...mi distrugge." Dissi sospirando e affrettandomi ad asciugare le mie guance.
"Milioni di ragazze impazziscono per lui, tesoro. Questa era una cosa che dovevi aspettarti.".
"Lo so, mamma." Il mio tono si fece duro e acido. Non mi stava certamente aiutando ricordandomi ciò che già sapevo.
"Sofia.".
"Si?".
"Ti fidi di una stupida che, da ragazzina, ha conosciuto ogni tipo di ragazzo?" Domandó sorridendo dolcemente.
"Si. Mi fido di te, mamma.".
"Allora ascoltami. Io l'ho conosciuto, è stato qui giusto pochi giorni fa. Ho visto come ti guardava, come non sapeva staccarti gli occhi di dosso. L'ho visto arrossire quando i vostri sguardi si sono incontrati. Credi a questa stupida, tesoro: nonostante le continue avance delle fan, l'unica ragazza che vuole sei tu.".

Sorrisi inevitabilmente dinnanzi alle solite belle parole di mamma. Annuii facendo spallucce, con la speranza che non si sbagliasse e il timore che qualcuna migliore di me avrebbe potuto portarmelo via.

Tornai nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle, preparai lo zaino e i vestiti per la mattina seguente e mi addormentai solo dopo aver schioccato un bacio sulla foto di un Tancredi sorridente sullo schermo del mio cellulare.

Buonanotte amore, pensai prima di chiudere gli occhi e incontrarlo in sogno, dove il suo profumo dominava e le sue braccia erano casa.

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Cosa succederà tra Tancredi e Sofia? Ci riproveranno o metteranno fine a tutto?
Un bacione😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDonde viven las historias. Descúbrelo ahora