Capitolo 44

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Le mani di Edoardo tremavano mentre le sfregava nervosamente sul tessuto di jeans che avvolgeva le sue gambe; i suoi occhi, illuminati e accecati da un forte Sole insolito, parevano ballare un valzer mentre le pupille si allargavano e stringevano ripetutamente. Sorrisi dinnanzi all'innocenza di quel finto duro che, nel profondo, nascondeva un puro animo da bambino tenerone.

"Hei, stai tranquillo, andrà tutto bene." Tentai di rassicurarlo. Le mie parole servirono a ben poco quando la voce metallica del treno in corsa annunció l'imminente arrivo a Milano e il viso di Edoardo parve rispecchiare un fantasma dalla tremenda velocità con cui sbiancó.
In accordo con i miei amici, avevamo deciso di fare una piccola sorpresa a Rosalba, con la speranza che la sua reazione si rivelasse qualcosa di positivo. Mentre accompagnavo Edo verso quella che definiva la donna della sua vita, Tanc mi attendeva impazientemente, in compagnia di Ros, esattamente davanti al Duomo.
"E se non volesse più saperne di me? Se mi odiasse? Se vedendomi scappasse via?" Prese a delirare il mio amico, visibilmente agitato, dopo aver totalmente perso tutto il senno che lo caratterizzava.
"Non dirlo nemmeno! Le manchi, Edo. Sei stato importante per lei e sono sicura che tu lo sia ancora!".

Quando il treno accennó ad assumere un'andatura più lenta, segno che la stazione era sempre più vicina, Edoardo si alzó dal suo posto prendendo a camminare avanti e indietro per un breve tratto del corridoio che seprava le due file di sedili scomodi e tristi.
Mai l'avevo visto così spaventato dalla possibile reazione di una ragazza sotto ai suoi occhi. L'avevo sempre immaginato duro e indistruttibile, con quel suo sguardo imperscrutabile e quei lineamenti così decisi. Non era proprio il genere di ragazzo che, a primo impatto, ispirava fiducia e dolcezza ma, dietro al velo di irascibilità che pareva caratterizzarlo, si celava un cuore che sarebbe stato capace di distruggersi con il minimo gesto brusco e, nonostante non la conoscessi minimamente, sapevo che Ros non avrebbe potuto resistergli.
Certo, sarebbe stata dura riconquistare la sua fiducia, il suo amore, il suo cuore, ma ne ero certa: Edoardo ce l'avrebbe fatta.

"Siamo scesi dal treno in questo preciso momento. Trattieni Ros in Piazza del Duomo, arriviamo!" Scrissi a Tanc mentre Edoardo continuava a fremere dall'agitazione sotto ai miei occhi, torturando le maniche della felpa ch'erano ormai diventate usurate. Sorrisi dinnanzi alla visione di un ragazzo così apparentemente duro e stronzo ma che, in realtà, nascondeva una timidezza e un cuore puro degni unicamente di un bambino.

Quando intravidi in lontananza una chioma di capelli colorati di una tinta sgargiante, sentii Edoardo irrigidirsi. Il suo respiro si fece spezzato e irregolare: a tratti pesante, a tratti quasi impossibile da sentire. Sorrisi tra me e me prima di rivolgergli lo sguardo più sincero che avrei mai potuto assumere.
"Rilassati, Edo. Respira, andrà tutto bene.".

Incontrai lo sguardo di Tanc, rivolto verso di noi mentre Rosalba ci dava le spalle, ignara di ció che stesse per accadere: i suoi occhi luccicavano mentre tentava di nascondere il tremore delle sue mani infilandole nei polsini della fepa. In poco tempo, lo sguardo stranito di Ros si proiettó nella stessa direzione in cui guardava il mio ragazzo, voltandosi lentamente prima di restare a bocca aperta.
Non la conoscevo nemmeno, non sapevo come avrebbe potuto reagire dinnanzi alla visione del ragazzo che le aveva fatto tanto bene quanto male, ma posso giurare di aver visto ogni suo più oscuro demone abbandonare il suo corpo non appena i suoi occhi si proiettarono in quelli di Edoardo.
Lo sguardo impassibile della ragazza continuó a scrutarci attentamente mentre i nostri corpi si spingevano sempre più vicini ai loro. Passó in rassegna ogni dettaglio di Edo, dal modo di camminare al suo tremendo e visibile timore di aver sbagliato tutto, di aver sbagliato a decidere di presentarsi lì, come se mai nulla fosse successo, come se mai l'avesse distrutta.
Mentre i due restarono a guardarsi intensamente per qualche istante senza il coraggio di aprir bocca, le labbra di Tanc si fiondarono sulle mie. Allacció le braccia alla mia vita e mi strinse tanto forte da permettermi quasi di diventare un tutt'uno con il suo corpo esile ma forte, lo stesso corpo che non aveva mai smesso di provocarmi quei dannati brividi, quell'odioso tremore, quell'immenso piacere e quell'infinito amore.

"Ciao, Ros." Sentii Edoardo accennare con voce flebile, quasi inudibile.
"Ciao." Balbettó in risposta la ragazza estremamente stupita ma altrettanto stregata.

Sorrisi davanti a quella che, a breve, sarebbe diventata una nuova coppia. Che ancora loro non lo sapevano, o forse fingevano di non sapere, ma si sarebbero amati tanto da convincere anche il più insensibile essere umano dell'esistenza del vero amore.

"Puó sembrare stupida come domanda, ma...come stai?" Domandó il ragazzo con gli occhi fissi sul suolo sotto i suoi piedi e le mani nascoste nelle tasche di un paio di jeans che fasciava perfettamente le sue gambe.
"Sto...ecco...sto bene. E tu?".
"Io...beh...ora posso dire di star bene.".

Mi bastó cogliere il lampo fulmineo di emozione che si impossessò dello sguardo di Rosalba per capire che non mi sbagliavo affatto, che la scintilla ch'era scattata tempo prima non s'era mai spenta, che il sentimento che li aveva legati non era per nulla svanito.
"Andiamo. Lasciamoli soli." Disse Tanc arrotolando la sua mano nella mia e tirandomi delicatamente verso di lui.
Chiesi il consenso con uno sguardo ai due che annuirono debolmente, forse insicuri della piega che avrebbe potuto prendere la giornata, ma tremendamente euforici di essere di nuovo uno accanto all'altra.
Ci salutammo prima di prendere due direzioni opposte e trascorrere uno dei tanti pomeriggi migliori della nostra vita.

"Due caffè, grazie." Sorrise forzatamente Tanc al barista che, a detta sua, mi guardava in modo troppo interessato. Scossi il capo stringendogli leggermente la mano, intimandogli di mantenere la calma, prima di stampargli un bacio sulle labbra e sfregate la punta del naso contro al suo.
"Per me esisti solo tu." Sussurrai poi avvicinandomi al suo orecchio. Potei sentire il brivido che le mie parole gli fecero correre lungo la schiena, e i suoi muscoli rilassarsi subito dopo in un'atmosfera di pace e serenità.
Lo guardai sorseggiare il caffè bollente, sorrisi dinnanzi alla smorfia che occupò il suo viso quando la bevanda gli bruciò leggermente la lingua. Era così bello, così spontaneo, così vero. Era tutto e niente, era l'inizio e la fine, il bianco e il nero, il Sole e la tempesta. Era un contrasto di emozioni ribelli che, per quanto contrarie e caotiche, sapevano regalare alla mia vita un ordine che mai aveva avuto prima d'allora.
N'ero ormai pienamente certa ma, ogni volta che lo guardavo, acquisivo sempre più consapevolezza: lui era il ragazzo giusto per me, quello che avrebbe accompagnato la mia vita con la costanza e il desiderio di chi davvero sa il significato della parola amore. E mai, per nulla al mondo, me lo sarei lasciata scappare.

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Ciao a tutti! Scusatemi tantissimo per l'assenza ma in questo periodo ho rivisto tutti i miei amici e penso di essere la persona più felice del mondo. Scusate anche se questo capitolo non è il massimo, prometto che mi rifaró con i prossimi. Spero vi piaccia ugualmente. Un bacione, e buonanotte!❤️

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora