Capitolo 49

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"Dài, smettila!" Mi lamentai, divertita, schizzando un'ondata d'acqua verso il ragazzo che tentava ormai da diversi minuti di affogarmi nella grande piscina.

Il Sole cocente brillava alto nel cielo mentre l'estate era ormai arrivata nelle nostre vite a migliorare radicalmente l'atmosfera attorno a noi. Tutto era più bello, d'estate: la pelle si scuriva, il cuore si alleggeriva. I raggi del Sole illuminavano le strade fino a tardi, tramontando definitivamente attorno alle dieci di sera, quando i brutti pensieri non navigavano più nello scuro mare della notte ma scomparivano nel cin cin di un paio di birre, tanta buona musica e sonore risate sincere.
"Ti ho presa!" Gridó Tanc sollevandomi a mo' di principessa tra l'acqua fresca e rinvigorente. Allacciai le braccia al suo collo ridendo di gusto, preparandomi all'enorme tuffo che mi avrebbe sicuramente fatto compiere di lì a poco.
Con mia grande sorpresa si irrigidì lasciandomu libera dalla sua salda presa. Il mio viso si fece improvvisamente serio mentre i nostri nasi si sfioravano e le sue mani cercavano le mie sott'acqua.
"Va tutto bene?" Domandai, scossa dal suo improvviso cambio d'umore.
In tutta risposta le sue labbra, bagnate e raggrinzite dal cloro contenuto nella piscina, si fiondarono sulle mie lasciando spazio solo a un bacio passionale, ardente di desiderio e mancanza.
Le sue mani presero a muoversi velocemente sul mio corpo prima di fermarsi sul sedere dopo aver allacciato le mie gambe alla sua vita. Solo quando i nostri corpi si trovarono estremamente attaccati capii cosa stava succedendo: la sua erezione premeva contro il mio ventre mentre ogni centimetro della mia pelle rabbrividiva. Le sue labbra si sportarono sul mio collo, riempiendolo di piccoli baci umidi come se stesse per scomparire e io fossi l'unica essenza che avrebbe potuto tenerlo in vita.
"Sofia." Ansimó provocandomi un ulteriore brivido, molto più forte di quelli precedenti.
"Tanc, non qui." Tentai di dire con voce spezzata. Con un cenno del capo indicai Diego, Gian e Lele che stavano tranquillamente sdraiati sul bordo a prendere il Sole mentre, stretti l'uno nell'altra nel mezzo di un pisolino rigenerante, Edoardo e Rosalba si trovavano sul divano del salotto.
"Andiamo di sopra." Sussurró al mio orecchio mordendo delicatamente il lobo. Sorrisi stringendolo a me e strattonandogli leggermente i capelli. Annuii decisa prima di stampargli un bacio sulle labbra.

Uscimmo velocemente dall'acqua e in poco tempo mi ritrovai nuovamente in braccio a lui, allacciata al suo busto come un koala alla sua pianta di eucalipto.
Salì le scale in fretta prima di raggiungere la camera da letto e chiudere la porta alle sue spalle con un calcio.

"Ti amo così tanto, piccola." Disse, tra un gemito di desiderio e l'altro, mentre mi sfilava velocemente gli slip del costume. Feci lo stesso fino a quando fummo finalmente spogli, occhi negli occhi, con i nostri sorrisi che parlavano d'amore.
Amavo fare l'amore con lui perché, oltre che dai vestiti, sapevamo spogliarci anche delle paure, dei problemi e delle preoccupazioni. Quando eravamo io e lui, quando eravamo noi, tutto il resto scompariva in un battito di ciglia, facendo solo da cornice al dipinto più bello del mondo.
Si spinse delicatamente in me, ardente di desiderio e passione come mai l'avevo visto prima d'allora. Mentre si muoveva con l'agilità di un felino, entrando e uscendo dal mio corpo che si accartocciava sotto di lui, le sue labbra baciavano ogni centimetro del mio viso, del collo e del petto. Le sue mani giocavano sui miei fianchi disegnando spirali di estremo amore.

Mi sentii completa, capita, amata. Io che mai avevo pensato di essere qualcosa di bello, io che mai mi sarei aspettata di diventare il grande amore di un ragazzo come Tancredi. Io, con i miei difetti e le mie paranoie, io ch'ero un incredibile danno, io che vivevo con i guai nelle tasche e i cerotti sul cuore. Io ch'ero una semplicissima ragazzina di diciotto anni, dopo di lui, non ero altro che la rappresentazione concreta e reale di ciò che significa essere felici.

Raggiungemmo l'orgasmo quasi contemporaneamente e, mentre lui pulsava ancora dentro di me, il mio corpo si rilassó inondato da un'estrema sensazione di pace, tranquillità e spensieratezza.
Tanc si gettó accanto a me, sfinito dai movimenti veloci e coordinati appena compiuti. Posó la testa sul mio petto mentre con un braccio mi circondó la vita.

"Ti amo." Fu l'unica cosa che disse, con il fiato corto e la voce ancora intrisa di passione.
"Ti amo anch'io, amore.".

Da quel momento fu il silenzio a dominare l'atmosfera di complicità che aleggiava attorno ai nostri corpi che non erano mai sazi, che non smettevano mai di cercarsi, che non si stancavano mai di toccarsi. Mentre la mia mano si muoveva lentamente tra i suoi riccioli biondo-scuro, il suo respiro si regoló tornando alla normalità, il suo capo si fece man mano più pesante e i suoi muscoli si rilassarono in un dolce sonno. Sorrisi al pensiero di quanto dovesse amarmi la vita, in quel momento, per avermi donato un ragazzo così essenzialmente perfetto, l'esatta metà del mio cuore che combaciava perfettamente con il suo, la giusta apertura delle dita delle sue mani che si incastravano a regola d'arte con le mie.

Spesso impiegavo parte del mio tempo a pensare alla possibile veridicità dell'esistenza di un'anima gemella per ognuno di noi: era davvero possibile? Trovare quella persona tanto diversa da te da contrastare perfettamente la tua vita in una sorta di Paradiso terrestre, quegli occhi tanto profondi da farti sentire così giusta nonostante i tuoi innumerevoli sbagli, quel sorriso così sincero da farti sentire amata e accettata esattamente così come sei, senza mai neppure pensare di voler cambiare qualcosa in te. Mi chiedevo se fosse realmente possibile, in una vita così imprevedibile, essere legati a quella persona ancora prima di conoscerla; se davvero un ipotetico destino avesse già pronte tutte le carte in tavola per regolare e controllare, passo per passo, la nostra vita, facendoci vivere esperienze belle e brutte, facendoci ridere e piangere, facendoci tanto bene quanto male, solo per impartirci i giusti insegnamenti e prepararci a ciò che sarebbe davvero stato il lungo cammino verso la crescita. E, se tutto ciò fosse stato vero, era possibile che questa mia anima gemella fosse proprio il ragazzo a cui stavo donando tutta me stessa e anche di più?

Scossi la testa quando, al pensiero della possibile fine della nostra relazione, una lacrima tracciò un solco sulla mia guancia. Mi affrettai ad asciugarla bagnando, in cambio, la pelle pallida della mia mano mentre il mio subconscio prese a parlare: non è certamente da escludere la possibilità di giungere al capolinea ma, per quanto estenuante possa essere l'attesa, la cosa migliore da fare è viverlo finchè posso stringerlo tra le mie braccia trasmettendogli ogni piccola goccia d'amore che ho in corpo, sperando che l'addio non arrivi mai, sognando il nostro ultimo bacio solo sul letto di morte quando entrambi, con i visi ormai sfregiati dalla vecchiaia, saluteremo il mondo chiudendo gli occhi per sempre ma senza mai lasciarci la mano.

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now