Capitolo 54

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"Mi fa impazzire." Disse Lele mostrandomi diverse foto della ragazza per cui si era preso una grande sbandata. Effettivamente era bellissima, non solo esteriormente. Dalle informazioni sul suo conto ricevute dal mio amico, potevo sicuramente affermare con certezza che quella ragazza fosse un vero spettacolo in tutto, nonostante ancora ne conoscessi solo il nome e quel viso angelico che la caratterizzava.
"Wow, è davvero bella." Sorrisi a Lele che non accennava nemmeno per un istante a staccare gli occhi dall'immagine della sua amata, occhi che avevano ormai assunto la forma di due grandi cuori che battevano solo per lei.
"E lei? Insomma, lei ricambia?" Domandai, forse stupidamente, ma davvero interessata alla risposta.
Lele era un ragazzo così dolce, avrei scommesso tutto sul fatto che le avrebbe donato anche l'anima se si fosse realmente innamorato. Più dell'enorme bellezza estetica, Lele era un ragazzo dal cuore d'oro, profondo e tenero quanto enormenente timido, che avrebbe potuto davvero mandare all'aria la sua vita pur di rendere felice la sua principessa.
Fece spallucce prima di emettere un sospiro abbattuto e sconsolato.
"Non credo di essere il suo tipo di ragazzo ideale. Insomma, lei è così tanto, e io sono...beh...così.".
Gli lanciai uno sguardo con cui lo fulminai istantaneamente, e lui se ne accorse pienamente.
"Emanuele Giaccari." Lo richiamai, con il nome intero come mai avevo fatto prima d'allora, facendolo irrigidire.
"Non ti azzardare mai più, nemmeno per un istante, a screditarti e sminuirti. Tu, Lele, meriti tutto ciò che di più bello la vita possa offrire. Meriti di sorridere, ma sorridere per davvero; meriti di essere felice, di aver voglia di gridare al mondo intero quanto la ami, quanto siete meravigliosi insieme, quanto vali tu. Ti meriti l'incanto di un tramonto in riva al mare, le cime delle montagne innevate, le vie illuminate dalle lucine natalizie, una tazza di cioccolata calda sotto a un plaid e davanti a un bel film. Ti meriti tutte le cose più belle, quelle che pur essendo semplici sanno alleggertirti il peso di un'anima troppo fragile. E te le meriti perché qui, Lele, la cosa più meravigliosa sei tu. Non aver paura, non temere un rifiuto, non agitarti per nulla. Buttati, rischia, aprile il tuo cuore e dichiarati, dille ciò che provi, falla tua e tienila stretta. Non lasciarla andare senza neppure provarci, Lele.".
Solo in quel momento mi resi conto di aver intrecciato saldamente le mie mani alle sue. Quando sentii una lacrima rigarmi la guancia, proiettai il mio sguardo nel suo: anche la sua pelle era bagnata, stavamo piangendo entrambi, ma non di tristezza. Ero riuscita, ancora, a dare voce ai miei pensieri più profondi, a dire a qualcuno ciò che sapevo fosse giusto ma che io stessa temevo di fare.
Bastarono pochi istanti e mi ritrovai stretta tra le sue braccia mentre il suo respiro leggero mi sfiorava il collo facendomi rabbrividire. Sorrisi nel sentire il battito del suo cuore così accelerato. Capii di aver centrato il segno, di aver raggiunto l'obiettivo. Per quanto spontaneo ed espansivo fosse Lele, anche lui aveva bisogno, di tanto in tanto, di qualcuno che gli ricordasse quanto fosse così enormemente splendido, dentro e fuori, in ogni parola e gesto, in ogni particolare e pensiero.

"Grazie, Sof." Disse con voce spezzata asciugandosi una guancia. Sorrisi, occhi negli occhi, scatenando un sorriso imbarazzato anche sul suo volto.
"Pensi che dovrei...non so...chiederle di uscire con me, forse? Non sono bravo in queste cose.".
"Hei!" Lo richiamai posandogli due mani sulle spalle e facendolo raddrizzare, "Fallo, Lele. Proponile un gelato, o una passeggiata per il centro della città, qualcosa di semplice, ecco. Non serve che tu faccia grandi cose. Solo, sii te stesso e non lasciartela scappare, mai.".
"Lo faró." Mi assicuró con un sorriso tanto smagliante da poter quasi illuminare una cupa notte senza Luna.

"Cosa complottate, voi due?" Domandó Tanc irrompendo in salotto. Sobbalzai colta di sorpresa.
Ero così concentrata nelle mie stesse parole da essermi temporaneamente dimenticata che io e Lele non eravamo soli e che i nostri amici ci stavano ancora attendendo in giardino.
"Nulla." Affermó Lele in tono sicuro e trasparente.
Saettai lo sguardo tra i due: Tanc non ne sapeva nulla? La timidezza di Lele era giunta al punto di impedirgli di aprirsi anche con i suoi amici da una vita? Decisi di lasciar perdere: in fondo era la sua vita, e godeva fortunatamente della libertà di confidarsi con chi più preferiva, perciò non sarei stata sicuramente io a informare Tanc della nuova neo-coppia ch'ero sicura si sarebbe formata, bensì mi sarei limitata a sostenere Lele in tutto e per tutto, fino a permettergli di raggiungere la sensazione di leggerezza che meritava di provare.

"Voi sue state troppo insieme." Puntualizzò, poi, il mio fidanzato, prendendo posto sul divano accanto a me e cingendomi le spalle con un braccio. Gli feci la linguaccia prima di schioccargli un leggero bacio sulle labbra.
"Sei geloso?" Lo provocai rivolgendogli un sorriso beffardo.
"Sei mia." Sussurró sulle mie labbra. Rabbrividii a quelle parole, come la prima volta che le sentii pronunciare dalla sua bocca, come la prima volta che lo vidi, che lo abbracciai. Come la prima volta che iniziai ad amarlo.
"Solo tua.".

"Vi lascio soli, piccioncini." Annunció Lele alzandosi dal divano e dirigendosi verso il piano di sopra.
"Dove vai amico?" Domandó Tanc.
Lele si immobilizzó nel punto in cui si trovava, probabilmente in difficoltà nel cercare una risposta che non avrebbe fatto trapelare il suo vero intento.
"Vado...vado a farmi una doccia. Pensavo di fare un giro in centro." Affermò grattandosi dietro la testa con una mano. In quel momento capii che la ragazza in questione aveva probabilmente già accettato l'invito di uscire con lui e ciò mi riempii il cuore di gioia.
"Da solo? Veniamo anche noi!" Squittì Tanc in tutta risposta. Sgranai gli occhi con la speranza che il mio fidanzato non l'avesse notato.
"No, noi staremo qui perché io voglio godermi la piscina!" Esordii mettendo un finto broncio e guadagnandomi uno sguardo di ringraziamento da parte di Lele. Gli feci l'occhiolino sempre attenta a non farmi notare da Tanc che mi stringeva tra le sue braccia come se temesse che sarei potuta sparire da un momento all'altro, anche se lo sapeva bene che non mi sarei mai più allontanata da lui, nemmeno per istante, nemmeno per divertimento. Sapeva bene, Tanc, che anche l'assenza di ossigeno non era nulla in confronto alla sua mancanza, perché se c'era lui al mio fianco potevo tranquillamente affermare di avete tutto. Tutto ciò che delineava la mia felicità.

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now