Capitolo 39

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"Grazie." Dissi timidamente mentre percorrevamo, uno accanto all'altra, la via di ritorno.
Non ricevetti alcuna risposta da parte sua, si limitó a fare spallucce non accennando mai, neppure per un secondo, a distogliere lo sguardo dal grigio asfalto che sottostava i nostri piedi.
Infilai le mani in tasca stringendomi nelle spalle: nonostante il Sole contibuisse un minimo a riscaldare Roma, il venticello che tirava di tanto in tanto sapeva penetrare il mio corpo fino a raggiungere le ossa.
Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare che lo strano rumore che stavo sentendo era proprio quello di una cerniera che si apriva, che la felpa di Edoardo si ritrovò posata delicatamente sulle mie spalle: gli rivolsi uno sguardo sorpreso sgranando leggermente gli occhi. Boccheggiai qualche istante prima di riuscire a esternare la mia voce.
"Grazie, di nuovo." Dissi quasi in un sussurro.
Lo guardai infilarsi le mani nelle tasche anteriori dei jeans con fare imbarazzato. Capii che non era solito assumere questo comportamento con le ragazze: perché lo stava facendo con me?

"Non parli mai, eh?" Domandai ormai certa di non ricevere risposta.
Lo osservai per qualche istante prima di sospirare riportando lo sguardo sull'asfalto.
Mancava ormai solo un breve tragitto prima di giungere finalmente sulla soglia della grande villa, e in tutto il tempo trascorso con lui, seppure non fu un'eternità, non avevo ancora avuto il piacere di ascoltare la sua voce.
"Scusa." Disse, poi. Mi irrigidii mentre le mie gambe parvero arrestarsi nel punto della strada in cui mi trovavo.
"Cosa?" Domandai sbalordita, certa di aver capito male.
"Non lo ripeteró." Affermó in tono duro non riuscendo, tuttavia, a trattenere un flebile sorriso che tentó, invano, di nascondere. Scosse il capo passandosi lentamente una mano i tra capelli facendo ondeggiare la chioma mora fino a portare qualche ciuffo a sfiorargli gli occhi cristallini.

"Eccovi ragazzi, è pronto il pranzo! Appena sfornato!" Ci accolse mia madre non appena varcammo la soglia di casa, mentre un invitante profumino di pizza fatta in casa riempiva le mie narici.
Ci fiondammo a tavola prendendo posto uno accanto all'altra e riempiendo i nostri piatti con una fetta di cui avremmo fatto il bis poco dopo. Fu un pasto tranquillo, durante il quale l'atmosfera mutó drasticamente rispetto al giorno precedente. Ebbi persino l'onore di vedere Edoardo ridere, e non era una cosa semplice! Nonostante il suono fosse così illusorio, non vi era nulla nella sua espressione che riportasse alla vera felicità. Mentre la bocca si incarcava verso l'alto, quegli occhi così dannatamente imperscrutabili restavano fissi nella loro oscurità, tentando di celare un senso di tristezza che, per sua sfortuna, io riuscii a cogliere pienamente.

"Hei!" Rispose Tanc alla chiamata che inoltrai chiudendo la porta della mia stanza alle mie spalle, non appena il mio stomaco fu abbastanza sazio per lasciare la tavola. La sua voce era strana, vuota. Nessuna emozione particolare nel sentirmi, niente di tutto ciò che pareva provare quando eravamo insieme.
"Hei piccolo, tutto bene?".
"Si. Tu come stai?".
"Bene. Ti disturbo?" Domandai sentendo un'altra voce in sottofondo, segno che non era solo in quel momento.
"No, no assolutamente.".
Istintivamente pensai fosse in compagnia di Lele, come suo solito; mi avrebbe fatto piacere sentirlo, pensai di chiedergli di passarmelo, finchè non mi concentrai per ascoltare meglio. E di nuovo quella voce, così acuta e...femminile.
"Tanc..." Dissi tentando ti trattenere le lacrime, "Chi è quella ragazza?".
"Oh, ehm...non è nessuno, solo un'amica.".
Silenzio.

"Dobbiamo registrare alcuni Tiktok, ti chiamo oggi, ok? Ciao Sof.".
Non mi diede neppure il tempo di rispondere che staccò la chiamata, lasciandomi lì come un cucciolo abbandonato in preda a una crisi portata dallo smarrimento. Il cellulare mi scivoló dalla mano, schiantandosi a terra con un forte tonfo. Fortunatamente non si ruppe, ma non era la sua integrità che mi importava in quel momento.
Tancredi, il mio Tancredi, era in compagnia di un'altra ragazza mentre io mi trovavo a più di trecento chilometri lontana da lui.
Lo sapevo, dovevo immaginarlo, la distanza è pesante da sopportare, pensai.
Avrei dovuto, come sempre, mettere in preventivo il fatto che tutto questo sarebbe potuto giungere alla fine, ma riponevo così tanta fiducia nella nostra relazione che mai avrei pensato che sarebbe stato capace di rimpiazzarmi così velocemente.
Era davvero solo un'amica come diceva? Dovevano davvero solo registrare qualche Tiktok?

Stavo seduta sul letto a gambe incrociate, lo sguardo fisso fuori dalla finestra, un mare in tempesta di lacrime amare a sfregiare l'ordinaria serenità del mio viso. Non che non mi fidassi di Tanc, ma l'idea che si trovasse da solo, in compagnia di un'altra ragazza, nella stessa casa, nella stessa stanza, sullo stesso letto...NO!
Scossi ripetutamente la testa incastrano le mie mani tra i capelli: avevo un urgente bisogno di togliermi quell'immagine dalla testa, altrimenti avrei perso la testa per l'esasperazione. Ma come potevo farlo? Tancredi era la cosa migliore che mi fosse mai capitata, non sarebbe stato affatto facile restare tranquilla in quelle circostanze.

"Sofia?" Mi chiamó una voce roca bussando leggermente alla porta chiusa della mia stanza, per poi fare capolino senza attendere il mio permesso.
"Edoardo, dimmi." Mi affrettai a dire asciugando velocemente le mie guance e sfoderando uno dei sorrisi più falsi mai fatti.
"Non serve fingere. Ti ho sentita piangere. Cosa succede?" Domandó quasi in un sussurro, richiudendosi la porta alle spalle.

Sgranai gli occhi dinnanzi alle sue parole: il cupo e schivo Edoardo si stava preoccupando di ció che stesse passando nella testolina di una stupida sconosciuta come me? Non poteva essere vero.
Restai a guardarlo senza dire una parola, certa del fatto che non fosse realmente interessato al mio stato d'animo, sicura che se ne sarebbe andato dopo pochi istanti.
"Il tuo ragazzo?" Domandó incentivandomi a esternare la ragione del mio malessere.
Abbassai lo sguardo e annuii debolmente: non ero solita a espormi con qualcuno che non fossero Jasimne o Camilla, ma in quel momento sentivo davvero il bisogno di sfogarmi con qualcuno. Inoltre un punto di vista maschile avrebbe sicuramente potuto aiutarmi a comprendere quanto fosse elevato il rischio che quella fantomatica ragazza non fosse davvero solo un'amica con cui registrare qualche Tiktok.

Edoardo posó lo sguardo sulle sue dita, con cui torturava i polsini della felpa grigia che copriva il suo busto. Emise un sospiro prima di guardarmi dritta negli occhi trasmettendomi una strana sensazione di soggezione.
"Aspettami qui, torno subito." Esordì prima di sparire velocemente dietro la porta della mia stanza, diretto al piano di sotto.

Dovevo immaginare che sarebbe fuggito, pensai, ormai certa che non sarebbe davvero tornato indietro. Poggiai la schiena al muro focalizzandomi nuovamente sulla vista che si estendeva al di là dei vetri della grande finestra. Sospirai: la mancanza delle mie amiche mi stava davvero distruggendo, loro avrebbero sicuramente saputo tirarmi su di morale con poche e semplici parole, com'erano solite fare in ogni momento-no. Infilai le cuffiette e mi lasciai trasportare dalla melodia di Tutto questo sei tu di Ultimo:

"[...] Ho bisogno di amarti
ma non come vuoi tu,
completate i tuoi gesti,
spegnerti la TV.
Questo senso di niente
passa se ci sei tu.
Quanto costa averti dentro,
è come l'immenso,
è lo stesso e il diverso.
Tutto questo sei tu[...]".

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Ei! Scusatemi tanto per l'inattività. Sto cercando di concentrarmi il più possibile ma l'anno scolastico sta per finire e i miei simpaticissimi professori hanno deciso di riempirci di interrogazioni e verifiche, anche al pomeriggio! Spero vi piacci, aggiorneró al più presto! Un bacione😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now