Capitolo 9

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Il vento mi scuoteva vorticosamente i capelli mentre aspettavo, con il cuore in gola, di vedere Tanc scendere dal treno.

Sul binario numero quattro picchiava feroce il Sole di settembre, uno degli ultimi Soli più caldi prima dell'arrivo dell'autunno.

Tirai i polsini della mia felpa viola a coprirmi le mani e mi strinsi nelle spalle emettendo un sospiro d'agitazione.

Quando la voce elettronica avvisó l'arrivo del treno che tanto aspettavo, indietreggiai allontanandomi dalla linea gialla. Il fischio del mezzo rimbombó nel mio petto mentre rallentava avvicinandosi.

Due respiri lunghi e uno corto, due respiri lunghi e uno corto, mi ripetevo in testa regolando l'affanno.

Il treno si fermó definitivamente, le porte si aprirono e il mio cuore saltó un battito.
Bello come sempre e baciato dal Sole, Tancredi fece capolino dall'uscita rivolgendomi uno dei sorrisi più belli mai visti prima. Le mie gambe cedettero per qualche secondo, indebolite dal forte tremore che impediva loro di reggermi in piedi.

"Ciao piccola." Mi salutó stringendomi tra le sue braccia come fossi qualcosa di prezioso da non lasciar andare mai. Ricambiai il saluto abbracciandolo ancora più forte.
In quel momento capii cosa significasse essere vivi; capii che fino a quel giorno la mia era solo sopravvivenza e, grazie a lui, avevo assaporato il vero concetto di vita.

Esitai quando, iniziando a camminare, la sua mano sfioró la mia per poi afferrarla saldamente. Mi rivolse uno sguardo innocente facendo spallucce, gli sorrisi con il cuore che esplodeva per lui, di lui.

Avete presente quella felicità che, oltre a essere stampata sui vostri visi, arriva dritta al cuore? Quella che ti fa sentire piena, completa? Quella sensazione di benessere interiore che dà l'impressione di poter toccare il cielo con un dito? Ecco, questo era ciò che Tancredi scatenava dentro me: un senso di leggerezza tale da credere di essere sul punto di spiccare il volo, una pace interna che mi permetteva di vedere magia anche in un luogo triste e grigio come la mia città.

Quel pomeriggio vidi tutto con occhi diversi. Con lui accanto, anche la Via Emilia, spoglia e neutra, pareva assumere le sembianze delle strade incantate esistenti solo nei film. E quel parco, con l'erba tagliata male, un'altalena rotta e uno scivolo rovinato e coperto di scritte, sembrava romantico e abitabile come il Giardino Segreto di Carlotta.

Era incredibile come la sua presenza bastasse a migliorare ogni cosa attorno a noi, compresa me stessa. Anch'io, con la sua mano nella mia, mi sentivo migliore, più bella, amata. Nonostante il nostro legame fosse una semplice amicizia.

Che non era poi così vero: più era il tempo che trascorrevo in sua compagnia, più aumentava il desiderio di scoprire il sapore delle sue labbra, la speranza di potermi perdere nei suoi occhi per sempre.

Sorrisi immaginando di svegliarmi accanto a lui la mattina: i capelli spettinati e il sorriso ancora addormentato, gli occhi socchiusi e le labbra che si muovono in un "Buongiorno." sussurrato prima di un lungo bacio.

"Che c'è?" Mi domandó. Stavamo seduti in mezzo al prato giocherellando con le ultime margherite rimaste a tenere viva quella Primavera ormai vicina al termine. I suoi occhi caldi erano fissi su di me, le sue mani ad accarezzare le mie.

Allungó un braccio dietro le mie spalle e mi tiró a sè facendomi cadere su di lui. Ridemmo mentre i nosti sguardi non sapevano resistersi, le nostre bocche si cercavano e i nostri cuori battevano all'unisono.

"Allora?" Domandó. "Perchè hai sorriso?".
Abbassai lo sguardo imbarazzata prima di riprendere posto accanto a lui, con la testa poggiata sulla sua spalla.
"Oh, nulla.".
"Non mentirmi!" Si lamentó facendomi il solletico sui fianchi. Le sue mani erano gelide nonostante il Sole scaldasse ancora tanto. Mi contorsi presa alla sprovvista prima di gettarmi a schiena a terra per evitare il suo gesto.

"Nulla, solo...pensavo a quanto sono fortunata." Sorrisi, lui fece lo stesso.
"Fortunata?".
"Si. Ecco...fortunata ad essere con te.".

Mi sollevai sui gomiti restando a guardarlo come rapita. Lui si avvicinó lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.
"Io sono fortunato.".

Cosa? Avevo sentito bene? Si riteneva fortunato a passare del tempo con te? Oh, no. Non era possibile.
"Perchè saresti fortunato?".
"Per averti conosciuta, Sof.".
Il mio cuore cessó di battere per qualche istante, mi si spezzó il respiro. Pensai di essere protagonista di uno di quei film romantici e strappalacrime, una pellicola girata davanti a una videocamera, ma lì c'eravamo solo noi: nessun camera-man, nessun regista. Quello era il mio film, ed era appena diventato realtà.

"Non hai idea della persona che sei. Sto meglio da quando ci sei tu, in tutto. Sai...inizialmente ho visualizzato il tuo messaggio mentre aprivo qualche direct delle fan. Leggendolo mi hai davvero incuriosito, così ho guardato il tuo profilo, mi sono fatto un'idea di te ch'è stata pienamente confermata. Sei tipo il genere di ragazza che ho sempre cercato, quella che avrei voluto avere al mio fianco. Sei quel genere di ragazza che sa il fatto suo, che profuma di sincerità e di vita, la vita vera. Posso sembrarti affrettato, lo so..." Fece una pausa per mostrarmi il suo grandissimo sorriso. "Ci conosciamo solo da una settimana ma già mi sembra una vita intera. Già mi sento così estremamente legato a te.".

Restai a bocca aperta davanti a quelle parole così sincere, a tratti mozzate dalla timidezza che traspariva dalla voce roca e insicura. Boccheggiai nel tentativo di parlare ma la voce mi si bloccó in gola. Mi guardava sorridendo mentre il mondo dei sogni stava sorgendo dentro me, regalandomi farfalle fatate nello stomaco e castelli incantati nella mente.

"Tanc, io...io non so che dire. Non me l'aspettavo...insomma si, lo speravo. Ma sentire quelle parole uscire dalla tua bocca fa tutto un altro effetto." Confessai sorridendo e abbassando lo sguardo. Sentii le guance colorarsi di un rosso più acceso dell'immaginabile. La sua mano si mosse ad accarezzarmi la pelle tinta. Sorrise.

"Dio, è già tardi...non voglio andarmene." Il suo sguardo si fece triste quando incontró l'orario sullo schermo del cellulare. Allacciai le braccia al suo collo stringendolo forte, inalando quel suo profumo così buono e delicato.
"E io non voglio che tu te ne vada.".

Impiegammo una decina di minuti per raggiungere la stazione dove sarebbe salito sul treno che l'avrebbe portato lontano da me, di nuovo. Il Sole stava ormai tramontando riflettendo una leggera tonalità di rosa nell'atmosfera. Il vento si era fatto calmo ma freddo mentre nei nostri occhi si leggeva la tristezza di chi doveva salutarsi.

"Sof..." Richiamó la mia attenzione facendomi alzare lo sguardo.
"Si?".

Bastarono pochi secondi che sembrarono infiniti prima che le sue labbra si posassero, delicate come una piuma, sulle mie. Posó le mani sui miei fianchi tirandomi più vicina a sè, presi il suo viso tra le mie giocherellando con i suoi riccioli che gli cadevano sulla fronte. I nostri corpi si toccavano, le nostre lingue si rincorrevano, i nostri reapiri si fusero in uno solo mentre tutto attorno a noi sembró non esistere più.

Il fischio del treno interruppe il momento più bello della mia vita e, mentre tutto riprendeva forma e movimento, i miei occhi si riempirono di lacrime.

"Non so stare senza di te. Torneró." Mi disse guardandomi negli occhi.

Stampó un altro bacio sulle mie labbra prima di sparire sul treno lasciandomi lì con l'amaro nel cuore. Lo guardai allontanarsi mentre il mio mondo andava lentamente in frantumi.

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Ciao amici! Questo capitolo è venuto un po' più lungo degli altri, spero vi piaccia. Cosa ne pensate? Vi aspettavate quel bacio?❤️

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliWhere stories live. Discover now