Capitolo 7 = Punizioni

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Entrando nell'ufficio di Piton, il professore mi disse di sedermi. Mi avvicinai alla sedia in legno, posta davanti alla disordinata scrivania, e tossii, forse per calmarmi o forse per non far sentire il suono assurdo del mio cuore.

-Perché era fuori oltre l'orario definito?-, disse con voce roca.

-Io e Draco ci siamo inavvertitamente scontrati mentre tornavamo nel nostro dormitorio e dato che lui perdeva sangue dal naso l'ho portato in infermeria. Tutto qui-.

-Che pensiero nobile-, commentò lui.

-Mia madre l'avrebbe fatto-, mormorai io a denti stretti.

-Tua madre?-.

Sembrava sorpreso, come se il fatto di avere una madre fosse strano. Forse lo era per lui, dato che non sapevo nemmeno che ce l'avesse.

-Elaine McConney, lavora al Ministero della Magia...o meglio, lavorava, prima che Voldemort la rapisse-.

-Anche tu, come Potter, pronunci il suo nome...non hai paura della sua magnificienza, del suo potere e della sua ira?-.

-No, Voldemort è solo un mago pieno di orgoglio che non capisce il fatto che la sua vita sia finita, terminata. Si ostina a convincere gli altri, ma l'unico che non ci crede è lui-.

Piton sospirò e si sedette sulla cattedra con una gamba a penzoloni.

-Parole sante!-, disse poi.

Feci per dire qualcosa, ma mi interruppe continuando:-Si dice che quella sera tu l'abbia disarmato con un incantesimo di livello avanzato, molto avanzato-.

-Sta diventando l'interrogatorio sulla scomparsa di mia madre e sul ritorno di Voldemort?-, domandai io.

Piton rimase sorpreso; cercò di tranquillizzarsi e poi scosse la testa lentamente.

-Chi le ha insegnato quell'incantesimo?-, chiese.

-Mia madre, Elaine McConney, mi sembrava di averglielo già detto-.

Piton si toccò il cuore con una mano e rimase fisso a guardarmi. Era una strana sensazione, uno strano momento... Mi alzai allarmata e mi protesi verso di lui. Le nostre mani si sfiorarono ed io percepii una forte scarica di adrenalina. La sua pelle era calda, morbida...

-Si sente bene, professore?-, bisbigliai io.

-Sì, è tutto a posto, grazie Mary-.

Come lo pronunciò lui, sembrò detto da un'altra persona e non dal professore che avevo davanti.

Si sedette lentamente sulla sedia e sospirò a lungo. Attesi che si sentisse meglio e poi mi andai a sedere di fronte a lui.

-Tuo padre è al corrente di quanto è successo?-, chiese quasi sul punto di piangere.

-Io non so chi sia, mio padre-, mormorai.

Piton alzò lo sguardo e con gli occhi ridotti a fessure mi fissò.

-Mi scusi...posso tornare in camera mia?-, azzardai.

-Vai, ma prima... Ti aspetto tutti i sabati fino a novembre per la punizione-.

-Fino a novembre? Ho solamente accompagnato uno studente in infermeria! Non mi sembra di aver commesso un reato!-.

Piton si alzò e con aria dura gridò:-Devo prolungare il periodo di punizione?-.

Mi alzai e rimasi a guardarlo con aria dura pure io. Non avevo paura di quel professore.

-Faccia pure, a me non interessa-, tagliai corto.

Piton sospirò poi si chinò a scrivere qualcosa e me lo porse.

-Buona notte-, mormorò.

-Buona notte-.

Uscii da quell'ufficio e mi diressi in camera.

Io non so chi sono. || La ragazza senza un padre. [#Wattys2017]Where stories live. Discover now