Capitolo 20

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Ricordo solo me cadere nel vuoto, avevo gli occhi socchiusi e davanti una figura che cercava di afferrarmi, poi dopo il suo tocco tutto si fece buio.

***

Ho un forte mal di testa, sono stessa a terra e ciò mi provocava un leggero mal di schiena inoltre avevo una fitta al petto, é lì dove fui colpita. Da mio padre.

Provai ad aprire gli occhi e ad alzarmi ma non ci riuscivo, ero come sotterrata dalle macerie ma era solo frutto della mia immaginazione.

Poi dopo alcuni sforzi riescii ad aprire gli occhi, il mio respiro si fece pesante e il cuore mi incominciò a battere piú forte causandomi altre fitte sta volta dolorosissime.

Riuscii a mettermi seduta ma non ci vedevo niente, avevo perso i miei occhiali e senza non avrei potuto capire dove fossi.

Iniziai a tendere le mani in avanti alla ricerca di essi quando finalmente li trovai, in modo lento me li misi.

Ciò che avevo davanti era difficile da spiegare, sembrava un breve tunnel con alle pareti attaccate molte tubature, c'era pure una specie di monitori ma non capivo a cosa servisse.

Mi guardai ancora intorno, il necessario da capire che ero in una cella, era tutta ricamata di blu e l'unica cosa che mi impediva di uscire era un lungo vetro sicuramente impassibile.

<Non ci vedi senza occhiali?> Chiese una persona che era proprio davanti a me ma di cui non avevo per niente notato la presenza.
<Peter....> Dissi con voce soffocata dai dolori al petto che erano ancora in corso.
Non rispose, anzi, probabilmente era fermo ad aspettare una risposta alla sua inutile domanda.
<Porto le lenti a contatto> risposi diretta e fredda, forse quasi traballante ma non lo diedi a vedere.
Non rispose, era ancora impegnato a fissarmi, il suo sguardo bruciava sulla mia pelle.

Ritornai ad ispezionare il posto mentre era ancora occupato a fissarmi, sembrava arrabbiato, i suoi occhi dimostravano... Disgusto.

Di colpo mi ricordai della matrice fire-frost e iniziai a toccarmi il petto sperando fosse ancora lì.

<É inutile che ti agiti, non avrai quella cosa> disse lui con fare freddo.
<Tu non capisci, ho bisogno di quella matrice>
<Per cosa?> Chiese
Non gli avrei dato per niente al mondo la vera motivazione infatti rimasi lì ferma a guardarlo come per confermargli il mio silenzio.

<Io mi fidavo di te...> Disse d'un tratto.
<Non dire così Peter> dissi con il cuore in mano, i suoi atteggiamenti verso di me mi stavano pian piano distruggendo.
<Invece si Hela, ma ti rendi conto della gravità di quello che hai fatto?> Chiese alzando la voce.
<Sono piú che consapevole delle mie azioni, non hai idea di quel che ho dovuto passare>
<Invece si, forse anche peggio, avrei solo voluto che la nostra amicizia fosse stata vera, ma sono giunto alla conclusione che é esistita solo per i tuoi scopi...>
<Sai una cosa? É vero, ti ho usato solo per i miei scopi> dissi elevando in me l'orgoglio, intanto lui era sempre piú arrabbiato, i suoi occhi erano lucidi, si tratteneva solo dal piangere, ma non avevo ancora finito il mio discorso.
<Ma in tutta coscienza non riesco a mentirti Peter... Non posso dire che sia stata finta, perché per la prima volta sono riuscita a considerare qualcuno mio amico>
Non disse nulla, si limitò ad indietreggiare sicuramente per allontanarsi e non vedermi piú, ma non avevo ancora finito, non era l'unico a doversi arrabbiare quando ha mentito proprio come me.
<Non fare l'incoerente Peter, di bugie ne hai dette pure te, non é per caso cosí Spider-Man?>
Avrebbe voluto ribattere, e in caso lo avesse fatto lo avrei distrutto di parole ma si limitò a lanciarmi un ultima occhiata, ma non riuscivo a leggerne l'emozione.

Appoggiai la schiena a quel muro strabico e scivolai fino a sedermi, passai la mano sul corpetto dell'abito che avevo ancora indosso, mi portai le ginocchia al petto e mi abbandonai ad un pianto liberatorio, avevo appena perso il mio unico amico, non so bene descrivere la sensazione che provavo mentre le lacrime mi scendevano sulle guance ma so solo dire che era straziante.

"Peter pov's"

Mi allontanai dalla cella e raggiunsi il resto degli Avengers.
Durante il tragitto per i corridoi rimuginavo sulle ultime parole di Hela, del fatto che aveva visto in me il suo primo ed unico amico, e che pur usandomi per i suoi scopi é riuscita essere felice al mio fianco, ma anche che aveva scoperto la mia identità, lo sospettava da molto ma ne raggiunse le conclusioni dopo essermi buttato dal palazzo in suo soccorso.

Giunsi nella sala riunioni dove tutti gli Avengers erano attaccati ad un monitori, in sottofondo sentivo dei singhiozzi, senza badare a nessuno di loro né tanto meno al signor Stark mi concentrai su quello che stavano vedendo, una telecamera posta all'angolo piú alto della cella la stava filmando mentre piangeva, la scena mi spezzò il cuore il signor Stark se ne accorse, mi portò in disparte per farmi uno dei suoi discorsetti da adulto, ma a differenza della altre volte, a questo giro non lo avrei ascoltato.
<Ascoltami bene ragazzo, hai fatto bene a chiudere con lei, é solo una minaccia e l'abbiamo troppo sottovalutata>
<Non sono in vena ora signor Stark>
<Ragazzo, non avrai seriamente ripensamenti su quello che hai detto nel tunnel?>
<No... No.. é che mi considerava veramente un amico, soffre molto quella ragazza, lo notai quella notte...>
<Vedrai che tutto si sistemerà, scopriremo le sue intenzioni, la manderemo in prigione e ti potrai dimenticare di lei>
<Intendi dire dimenticarmi di te che le spari? O di Clint che le punta una freccia contro? O di Nat e Steve che la picchiano senza ripensamenti?> Dissi
<In tal caso non posso dimenticarmi di ciò> conclusi lasciandolo fermo a fissarmi mentre mi congedavo per dirigermi nella mia stanza.

"Hela pov's"

Mi stavo asciugando le lacrime che ormai avevo finito, era giunto il momento di uscire da questo buco.

<Aris>
<Come posso aiutarti Hela?>
<Dove sono?>
<Sei alla torre degli Avengers>
Era troppo prevedibile ciò, tutte le celle si posso aprire, restava solo scoprire come...

Another Me || Peter Parker Where stories live. Discover now