𝟏𝟕. 𝐂𝐎𝐍𝐎𝐒𝐂𝐄𝐑𝐒𝐈

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L'enorme sede dell'università di Gotham sorgeva a ovest della città, in una zona circondata per lo più da bar, librerie e locali dove si poteva pranzare al volo spendendo poco.

Quella mattina, Amber era stranamente riuscita ad arrivare in perfetto orario per l'inizio delle lezioni.
Aveva quattro ore di sonno alle spalle e un groviglio di pensieri amorfi che non le davano tregua e, per quello, non era riuscita a prendere appunti, tantomeno seguire prestando anche solo un minimo di attenzione.
Non se la prese più di tanto, sapeva che quella giornata sarebbe andata in quel modo, e così aveva preso posto tra le prime file anche se le detestava. Ma non aveva avuto scelta, da lì avrebbe potuto registrare la lezione sul suo pc e ottenere un file audio di buona qualità.

Prese posto tra due ragazze, e fin da subito notò che quella alla sua destra aveva un piccolo cuore tatuato sul collo. Nel vederlo, un pensiero le attraversò rapido la mente. Aprì il browser di ricerca in una minuscola finestra che posizionò al centro dello schermo e digitò "tatuaggi in codice", ma tutto quello che le comparve furono foto di tattoo sotto forma di codice a barre, proprio come quelli che identificavano gli articoli nei negozi.
Orribili.

Era difficile navigare con una finestra così piccola, ma non poteva usare lo schermo intero, o chiunque avrebbe visto, anche se sapeva, che soprattutto nelle ultime file, c'era chi addirittura passava intere lezioni a giocare online o a chattare, con finestre a tutto schermo.

Il suo telefono vibrò sopra il tavolo, accanto il pc, e lo schermo s'illuminò rivelando un messaggio in entrata.
Il suo cuore accelerò quando vide il mittente di quelle due semplici parole.
"Possiamo parlare?" recitava il messaggio, e lo schermo fece appena in tempo a tornare nero che si riaccese nuovamente. "Sei a casa?"

Amber si trattenne dal sospirare. "No" rispose, "non ci sono", scrisse ancora. Ma anche se fosse stata a casa gli avrebbe scritto il medesimo messaggio. Non aveva nulla da dirgli, in fondo, anche se non poteva negare il fatto che vederlo non le sarebbe dispiaciuto. Tuttavia, dopo quello che le aveva rivelato Bruce doveva toglierselo dalla testa, perché di sicuro non era niente di buono quello in cui erano coinvolti.

Soltanto quando qualcuno urtò per sbaglio lo schienale della sua sedia, si accorse che i ragazzi stavano abbandonando l'aula.
La lezione era finita e lei non se n'era neanche accorta, ma per sua fortuna, l'insegnante sembrava avere una gran fretta di andarsene, e non l'aveva notata.

Quando uscì dall'edificio, una ventata d'aria fresca le investì il viso, e inspirò a pieni polmoni con la speranza di destarsi da quello stato di trance almeno un po'.
Quello che aveva deciso di fare, e che stava per fare non lo aveva detto a nessuno, neanche a Emma.
Dopo averci pensato su tutta la notte, le sembrava la cosa più giusta da fare vista la situazione che non accennava a migliorare e che aveva iniziato a preoccuparla più del dovuto.

Prese un taxi, e grazie alla folla di universitari non si accorse di Dick alle sue spalle, distante diversi metri, e che non fece in tempo a fermarla.
Ma lui non si perse d'animo, e dopo aver raggiunto la macchina prese a seguire il veicolo giallo in cui lei era entrata, accorgendosi, dopo poco, che la strada che stavano percorrendo non era quella di casa sua.

Il veicolo la lasciò di fronte la sede principale del dipartimento di polizia di Gotham, dove rimase ferma qualche secondo, tentennando sull'entrare o meno.
Con un sospiro, passo dopo passo attraversò la strada, ma la sua mano non fece neanche in tempo ad allungarsi sulla maniglia nera della porta che si sentì chiamare, e il fiato le s'incastrò in gola.
Come sapeva che era lì?

Si accigliò. «Mi hai seguita?» disse girandosi e ritrovandoselo alle spalle.
Il sole gli baciava la pelle del volto dai toni caldi, e illuminava il suo sguardo ambrato.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang