𝟒𝟔. 𝐋𝐔𝐍𝐀 𝐏𝐀𝐑𝐊

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La ruota panoramica si era fatta più alta a ogni passo e all'improvviso i suoi raggi si erano illuminati di rosso, così come le montagne russe e ogni altra attrazione del posto. La notte si era accesa di colpo e l'aria si era tinta di una miriade di colori brillanti.

«Sapevi che questo è il primo Luna Park del mondo?»

Amber scosse la testa, mentre camminava tra i chioschi con un milk-shake tra le mani.

«Me lo disse mio padre... la prima volta che mi portò qui. Alcune delle giostre sono ancora quelle originali.»

Chissà che tipo era, si chiese Amber mentre lo guardava con un leggero sorriso sulle labbra; tuttavia, preferì lasciare quella curiosità tra i propri pensieri. Prese il telefono dalla borsa, ma lui glielo sfilò di mano nell'istante in cui lo tirò fuori, alzando il braccio e portandolo in alto così che non ci arrivasse. Non dovette neanche alzarsi in punta di piedi. «Ehi, devo controllare l'ora» replicò, aggrappandosi al suo braccio e tirandolo giù nel tentativo di farglielo abbassare. Ma quando questo non accadde non se ne meravigliò affatto.

«L'hai fatto cinque volte nell'ultimo quarto d'ora» le sopracciglia di Dick scattarono verso l'alto.

«Be'» fece lei, replicando la sua espressione, «Il tempo vola.» Vola sempre quando ci sei tu.

«Non ti farò fare tardi, promesso. Ma non te lo ridò se continui a guardarlo» le disse, e si fermò così, ad aspettare che gli rispondesse. «Allora?» l'esortò.

«D'accordo, d'accordo» rispose lei, e quando riprese il telefono dovette sforzarsi per rimetterlo in borsa senza controllare l'ora un'ultima volta. Ma forse era un bene, perché ogni volta fingere le risultava sempre più difficile.

Ripresero a camminare tra la musica e i ragazzini che, ridendo e urlando, gli correvano intorno mentre scappavano da una giostra all'altra.

«Come mai il coprifuoco oggi?»

Ad Amber per poco non andò di traverso il milk-shake alla fragola. «Non saprei, chiedilo ai miei» disse facendo spallucce e sperando che non avesse continuato a indagare o peggio, intuito che qualcosa non andasse. Tuttavia, il vero motivo le strisciò tra i pensieri annebbiandole la vista, e dovette far ricorso a tutta sé stessa per non darlo a vedere. «Se sapessero che siamo qui... probabilmente non mi farebbero uscire di casa mai più» continuò, e con la coda dell'occhio vide Dick sorridere.

«Quindi se lo scoprono dovrò venire a trovarti a casa per il resto dei giorni?»

«Esatto» ribatté lei, «E sarà terribilmente noioso. Quindi è meglio che non lo scoprano, né ora né mai.»

Dick inclinò la testa verso la spalla, «Non è detto.»

«Cosa?»

«Che sia terribilmente noioso» replicò, «Infondo, eccetto oggi è quello che abbiamo sempre fatto» le ricordò, «E non mi pare sia stato noioso.»

No, non lo era stato affatto.

«Facciamo qualcosa» esclamò all'improvviso Amber, deviando la conversazione.

Lui sorrise, continuando a guardare dritto davanti a sé e scosse appena il capo. «Tipo?» l'assecondò.

«Tipo...» Amber si guardò intorno, «Tipo...»

«Facciamo una scommessa.»

«Una scommessa?» ripeté lei leggermente perplessa.

Le sopracciglia di Dick guizzarono verso l'alto. «Paura?»

Amber si fermò, assottigliò gli occhi e gli scoccò un'occhiata di sfida. «Scegli» disse risoluta, e lui si girò a guardarla inarcando un sopracciglio.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now