𝟒𝟖. 𝐏𝐑𝐄𝐒𝐄𝐍𝐓𝐈𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎

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Dick rimase lì, sulla soglia della porta anche quando l'auto scomparve alla sua vista. Il viso chino, gli occhi assenti, la pioggia a scandire i pensieri e un leggero sorriso a incurvargli le labbra.

Se qualcuno l'avesse visto così avrebbe pensato a un ragazzino di quindici anni, non a uno che di anni ne aveva ventisei. Ma lì non c'era nessuno, e lui non era mai stato un adolescente. Era stato un bambino, poi i suoi erano stati uccisi davanti i suoi occhi e in un battito di palpebre si era ritrovato adulto. Pertanto, si era perso molte cose e le uscite con le ragazze erano una di quelle. Non che non le frequentasse, ma niente di più che una notte. Era sempre sparito prima dell'alba. A volte nel cuore della notte, ma gli era sempre andato bene così.

Solo svago, niente impegni.

Certe cose, semplicemente, non facevano per lui. O così credeva, perché poi era arrivata lei, e il muro di ogni convinzione che in quegli anni aveva innalzato era crollato come se niente fosse. E la cosa assurda era che non sapeva né come né quando era successo. Se ne rese conto soltanto in quel momento. Quando di quel muro, ormai, non restava neanche più l'ombra.

All'improvviso, però, si accigliò. C'era qualcosa che lei non gli aveva detto, lo sapeva, l'aveva visto, ma non aveva voluto forzarla. Eppure, adesso che ci ripensava c'era qualcosa di ancora più strano: Alfred.
Alfred non avrebbe dovuto essere lì. Non a quell'ora. Salvo rare eccezioni, come cene ed eventi di gala, il maggiordomo non staccava mai a un'ora così tarda.

Rientrò e si guardò attorno come se si aspettasse di vederlo da un momento all'altro, ma all'infuori della propria ombra e di quello strano presentimento non c'era nessun altro. Persino il silenzio gli diceva che era solo, eppure... scosse la testa e sbatté le palpebre come a voler scacciare quel pensiero, e tornò di sopra, nella propria camera.

Avrebbe indagato, certo, ma l'indomani. Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto. Ma adesso non voleva pensarci. Le uniche immagini che voleva rivedere erano quelle di quella sera.

Si tolse la maglietta davanti lo specchio del bagno e recuperò una garza pulita e del disinfettante dal mobile accanto, poi rimosse la vecchia. Il sangue si era coagulato quasi subito dopo l'intervento di Alfred, e la ferita, un piccolo foro scuro sulla pelle, si stava rimarginando abbastanza in fretta, ed eccetto quando si allenava non gli creava alcun tipo di problema.

Era la seconda volta che veniva colpito da un proiettile. La prima era stato a quindici anni, mentre cercava i responsabili della morte dei suoi. Era stato un colpo di striscio al braccio sinistro, grazie al quale Bruce aveva scoperto quel suo piccolo, grande segreto. Si era arrabbiato, oh se lo aveva fatto, ma era stato lui a farlo diventare così, avrebbe dovuto aspettarselo. Ciononostante, quello che sarebbe potuto accadere quella notte lo aveva terrorizzato al punto da tenerlo lontano dalle strade, ma soltanto per un paio di settimane. Quattordici giorni esatti... poi era tornato più determinato che mai.

Entrò in doccia dopo aver coperto la garza con un cerotto impermeabile, e sollevò il viso mentre apriva il getto dell'acqua. E lasciò che gli colpisse il viso, e che gli scivolasse tra muscoli delle spalle mentre il vapore risaliva lungo i vetri iniziando ad appannarli.

Ad un tratto chinò il viso, trascinandosi dietro anche le spalle e chiuse gli occhi, i palmi delle mani contro il marmo che rivestiva le pareti.

Era normale volerla lì con lui?
Era normale sentirne la mancanza ancora prima che se ne andasse?

Cazzo, era dannatamente normale.

Quello che non era normale era che la voleva con lui, sempre. Ogni giorno, ogni momento. Ogni singolo attimo.
No, quello non era normale.
Eppure, se avesse potuto l'avrebbe fatto.
Se avesse potuto, sarebbe andato a prenderla.
Se avesse potuto, sarebbe andato a prenderla e non l'avrebbe lasciata mai più.

Lei era uno spiraglio di luce nell'oscurità che si portava dentro e lui, per la prima volta dopo così tanto tempo da non riuscire a ricordalo, aveva rivisto il mondo attraverso qualcosa che non era la patina scura dei pensieri che glielo avevano sempre distorto.

Lei era uno spiraglio di luce nell'oscurità che si portava dentro e lui, per la prima volta dopo così tanto tempo da non riuscire a ricordalo, aveva rivisto il mondo attraverso qualcosa che non era la patina scura dei pensieri che glielo avevano s...

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Finalmente un POV Dick, in tanti lo aspettavano e vi farà piacere sapere che non sarà l'ultimo, anzi.
Il capitolo è corto, lo so, ma mi serviva così come anche i prossimi due che avranno altri POV... riuscite a indovinare di quali personaggi? 👀

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now