𝟏𝟑. 𝐂𝐀𝐒𝐔𝐀𝐋𝐈𝐓𝐀̀

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Il Lurex era un locale situato in pieno centro, molto in voga tra i giovani; al suo interno presentava un'ampia pista da ballo e un angolo bar dove era possibile ordinare ogni cosa, a volte non sempre legale.
Quella sera pullulava di gente, ed Emma e Amber erano state fortunate a trovare un posto all'aperto un po' più appartato e tranquillo rispetto agli altri.

«... siamo rimasti a parlare fino a tardi in giardino, io mi sono sdraiata per guardare le stelle e credo proprio di essermi addormentata» Amber sorseggiò il suo martini. Senza non avrebbe mai trovato il coraggio di dire tutta la verità ad Emma, che le aveva comunque fatto una ramanzina di venti minuti dopo aver sentito l'accaduto, e si era accertata che stesse bene realmente.
«La mattina dopo non sapevo che Bruce avesse invitato i miei... quando li ho visti ci sono rimasta, non sapevo cosa dire, o fare, poi mamma se n'è uscita con "Amber puoi frequentare Dick tranquillamente, io e tuo padre non abbiamo nulla in contrario, ma vorremmo essere avvisati" e lui era tipo dietro di me» scosse la testa e si coprì il viso, «Immagina il mio imbarazzo, volevo morire, e credo che la mia faccia avrebbe fatto invidia al più bello degli arcobaleni.»

«Tipico di te» commentò Emma in un sorriso.

«Odio quando succede, e pure non sono così timida» Amber sbuffò, «Comunque, alla fine i miei non mi hanno detto nulla di che, solita ramanzina, e come sai mi hanno impedito di uscire per una settimana, se non per l'università... ma tanto ero indietro con lo studio, quindi mi sono tenuta impegnata» alzò le spalle.
«Il punto è che ora si aspettano che io esca con Dick, come faccio a dirgli che non ci vedremo mai più? In questa settimana non hanno fatto altro che chiedermi "quando vi rivedrete? Perché non lo inviti a cena qualche volta?"»

«Easy» fece Emma, «Digli che quando siete usciti non è andata bene, sai quante scuse ci sono.»

«Impossibile, non mi crederanno mai» roteò gli occhi, «Lui è adorabile, voglio dire, lo hanno conosciuto.»

«Aspetta, aspetta» ghignò Emma, «Adorabile?» ripeté inarcando un sopracciglio e facendo una voce sdolcinata, «Qui qualcuna è cotta a puntino direi» rise.

«Frena, ho detto adorabile nel senso di carino di carattere» puntualizzò, «È stato carino con me, e anche con i miei, molto... cortese, e a loro piacciono i ragazzi così, anche se penso che insistano perché Bruce è una persona importante, sai quanti ragazzi mi hanno vietato di frequentare per via delle famiglie? Quasi tutti a quelli a cui ero interessata» disse, «Non li sopporto, non è giusto, perché devono dirmi chi poter frequentare e chi no?»

«Be', sbagli tu ad ascoltarli, io te l'ho sempre detto» le ricordò Emma. «Comunque, a te questo Dick sta simpatico, più che simpatico, e non mentire» proseguì vedendo la faccia dell'amica pronta a negare l'evidenza.

«Mi spieghi perché parlo ancora con te?» Amber scosse la testa e le diede una pacca sul braccio.

«Perché sono la tua migliore amica, e... perché sai che ho terribilmente ragione.»
Emma fece spallucce, si lasciò ricadere sullo schienale della poltroncina imbottita nera e mostrò il dito medio ad alcuni ragazzi che passando lì accanto fecero un paio di fischi in loro direzione, «Genere maschile, ts.»

«Comunque non mi piace, ho detto solo che con me è stato carino, e vista la situazione penso sia del tutto normale il suo comportamento.»

«Come dici tu.»
Emma si rimise sulle spalle il chiodo in pelle nera e si alzò, «Facciamo un giro?» chiese, «Le mie gambe si sono atrofizzate.»

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora