𝟒𝟏. 𝐋'𝐄𝐅𝐅𝐄𝐓𝐓𝐎 𝐅𝐀𝐑𝐅𝐀𝐋𝐋𝐀

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Era diventata un peso tutta quella situazione, e non desiderava altro che liberarsene, eppure una volta lì s'immobilizzò.

All'improvviso voleva scappare, tornare indietro. Voleva andare lontano, lontano da tutti, perché non voleva nulla di tutto quello.

Ma doveva farlo, anche se avrebbe voluto non doverlo mai fare, anche se avrebbe voluto correre fuori, tra l'aria gelida e rabbrividire per il freddo. Anche se avrebbe voluto uscire con Emma, fare serata, camminare per le vie del centro e ridere a ogni passo come se niente fosse.

Com'era sempre stato.

Ma quella vita non esisteva più e forse non sarebbe mai più stata sua.

Entrò, un passo dopo l'altro e la titubanza a rallentarla, e alla fine si ritrovò in una scatoletta di stanza dalle pareti grigio scuro e senza finestre. Al centro, circondati dal nulla perché l'arredamento era pressoché inesistente, c'erano un tavolo, un microfono sul pianale, e due sedie poste l'una di fronte l'altra. E come se ciò non bastasse, delle luci che viravano sui toni del blu rendevano il tutto ancora più cupo... freddo.

«Avrei preferito il mio ufficio.» Gordon prese posto in una delle sedie e le fece cenno di fare altrettanto. «Ma questa è una delle stanze più sicure. Ad ogni modo spero non ti metta pressione.»

Alle sue spalle, a fargli da sfondo, c'era un vetro oscurato che occupava l'intera lunghezza della parete. Amber lo fissò. «Chi c'è dall'altra parte?» chiese con avversione dettata dall'ansia. C'era sempre qualcuno dall'altra parte del vetro.

Gordon si voltò, quasi non sapesse a cosa si stesse riferendo. «Nessuno» rispose, e ad Amber sembrò sincero. «Siamo solo tu e io» continuò e lei annuì.

«E questo?» puntò gli occhi sul microfono, «Registrai quello che dirò?»

Lui fece un sorriso, prese il cavo che pendeva oltre il bordo del tavolo e glielo avvicinò. Il tasto d'accensione era su off.

«Non hai nulla da temere. Prendila come una chiacchierata, d'accordo?»

«D'accordo» ripeté lei, e si sforzò di sorridergli.

«Bene, io e te abbiamo diverse cose su cui discutere, ma lascio a te la scelta. Dimmi tu da cosa vuoi partire.»

Diverse cose? Amber batté le palpebre, sapeva fossero soltanto due. Si era persa qualcosa?

Poggiò i polsi sul bordo del tavolo ed espose mani. "Tienile in vista" le aveva detto suo padre, e lei l'aveva fatto. Le aveva in vista, le dita intrecciate, i palmi sudati serrati l'uno contro l'altro e i pollici che si torturavano a vicenda sotto il suo sguardo immobile.

Da cosa partire, da cosa partire, da cosa partire.

Era una domanda facile. La più facile che potesse farle. Era evidente che stesse cercando di metterla a proprio agio. Era un po' come al liceo, quando l'insegnante prima delle domande ti chiedeva l'argomento a piacere.

Prima delle domande.

Si era preparata una risposta a tutto e aveva pensato anche alle più assurde e impensabili. Eppure, sarebbe successo proprio come a scuola: potevi aver studiato giorno e notte, conoscere il libro a memoria, ma alla fine, quello che ti veniva chiesto era sempre quell'unico rigo che avevi saltato.

Chiuse gli occhi.

Respira, Amber, respira. Non sei più al liceo. Non sei al liceo.

Qualcosa strisciò sul tavolo. Gordon le aveva avvicinato una bottiglietta di acqua. Da dove l'aveva tirata fuori?

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now