𝟐𝟗. 𝐀𝐃 𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐂𝐎𝐑𝐑𝐈𝐒𝐏𝐎𝐍𝐃𝐄 𝐔𝐍𝐀 𝐑𝐄𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄

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In pochi minuti quel posto era diventato un covo di giornalisti, muniti di giganteschi teleobiettivi ricoperti da materiali impermeabili e flash fastidiosissimi. Si spingevano tra loro e cercavano di avanzare, nonostante a bloccarli ci fossero le braccia di diversi agenti della polizia, come se in tal modo avessero potuto catturare l'immagine perfetta. Accattivante, raccapricciante e dettagliata, il mix perfetto per una foto degna di prima pagina.

Inoltre, come se non bastasse, nonostante la pioggia c'erano quelle persone che non potevano far a meno di girare un video da postare sui social o da inviare a tutti contatti in rubrica.

Amber girò il viso per non essere colpita dai flash, non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi su qualche testata giornalistica o peggio, in diretta al notiziario.
Aveva ancora il telefono in mano, e stava per rimetterlo in tasca quando una notifica in entrata la bloccò dal farlo.

Riportò il display sotto gli occhi con un rapido gesto. Emma le aveva inviato un'immagine senza alcun testo aggiuntivo, e non appena Amber la vide ne comprese il motivo. La foto parlava da sé e sotto quei colori Amber si sentì sbiancare.

C'era Bruce Wayne in primo piano, e sullo sfondo una delle pareti di casa sua. I colori erano gli stessi che quella mattina Emma aveva notato durante la loro videochiamata.

Si dice che le bugie hanno le gambe corte, alcune più di altre, ma la sua, per il tempo che aveva retto, non le aveva mai avute.

Amber ebbe l'impulso di scriverle all'istante, perché sapeva che il silenzio non avrebbe fatto altro che peggiorare quella situazione. Le sue dita scattarono sulla tastiera, ma tutto quello che riuscì a digitare fu un: "posso spiegarti tutto", che fu costretta a cancellare perché no, non poteva spiegare un bel niente. E non poteva neanche dirle che si sbagliava, perché nella foto, come a voler evitare in anticipo qualsiasi tipo di fraintendimento, su entrambe le pareti e perfettamente in simmetria tra loro spiccavano le medesime sottili ed elegantissime cornici oro.

Emma non aveva aggiunto altro, ma era ancora online, segno che non era poi tutto perduto... o magari stava solo aspettando quale altra bugia, sotto forma di patetica scusa le sarebbe arrivata.

Ma Amber si era bloccata, pietrificata con quella foto davanti gli occhi che cercava di odiare e incolpare, ma che non riusciva a fare, perché l'unica ad avere colpe, lì, era solo e soltanto lei.
Insieme ai muscoli cristallizzati, quasi la pioggia le fosse penetrata sottopelle e trasformatasi in ghiaccio, anche la facoltà di pensiero pareva averla abbandonata, o forse era solo il suo cervello ad aver semplicemente esaurito le soluzioni.

Forse non c'era nulla che potesse fare o dire. O meglio, c'era, ma non poteva e quindi era come se non ci fosse, il che era anche peggio.

All'improvviso Emma risultò offline.

«No, no, no...» Amber rantolò come se stesse avendo un attacco di panico mentre apriva il registro delle ultime chiamate con le mani che le tremavano. Il nome di Emma era primo in elenco. Ci schiacciò sopra e portò il telefono all'orecchio. L'altra mano s'impigliò tra i capelli che tirò indietro in un gesto apprensivo.

Rimase in attesa. Sentì il primo squillo, il secondo, poi il silenzio. Avviò una nuova chiamata, ma come era successo poco prima se la vide rifiutata senza alcuna esitazione.
Ritentò, lo avrebbe fatto finché non le avesse risposto.
La terza volta lo squillo durò anche meno delle precedenti. La quarta, invece, fu rimpiazzato dalla voce meccanica della segreteria che dava il numero come 'al momento non raggiungibile'.

Amber staccò il telefonò dall'orecchio come se avesse il braccio atrofizzato, si guardò intorno ed ebbe la sensazione che il mondo avesse improvvisamente rallentato, escludendola.
Le persone intorno a lei si muovevano come sotto l'effetto di un filmato in slow-motion, e di conseguenza anche i rumori le arrivavano ovattati.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now