𝟑𝟎. 𝐑𝐄𝐀𝐆𝐈𝐑𝐄 𝐎 𝐍𝐎𝐍 𝐑𝐄𝐀𝐆𝐈𝐑𝐄

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Al contrario di quello che si era aspettata non le avevano coperto gli occhi. Così aveva girato il viso verso il finestrino, con l'intento di osservare la strada e catturare quanti più dettagli poteva. In tal modo, forse, avrebbe potuto capire dov'erano diretti, e anche se nel mentre non le sarebbe servito a molto, era sempre meglio che navigare nell'ignoto.

In un primo momento era stato facile, per quanto grande fosse, conosceva la propria città abbastanza bene, soprattutto le vie centrali. Aveva visto alcuni dei negozi dove era solita fare shopping, le luci delle vetrine accese per via del tempo e la gente che entrava e usciva. Poi erano passati davanti il grattacielo che ospitava il Salon De Ning, il rooftop che lei ed Emma frequentavano di solito... ma poco dopo, il mondo fuori dall'auto era iniziato a diventare un perfetto sconosciuto ai suoi occhi.

Deglutì, e girando appena il capo fissò il suo telefono tra le mani di David. L'aveva spento subito dopo averglielo preso, e in quel momento era intento a rigirarselo tra le dita. Poi spostò lo sguardo sul costosissimo orologio che teneva al polso, dove le lancette segnavano le undici e cinquanta.

Erano in macchina da più di mezz'ora.

Dalla bocca schiusa le scappò un sospiro più profondo degli altri e in un gesto nervoso si strofinò i palmi delle mani contro le gambe, coperte da un velato collant nero, asciugandole dal sudore gelido.

Se non stavano andando a Bowery, come aveva erroneamente pensato, allora dov'erano diretti? E se avessero lasciato la città?

Quel pensiero le fece schizzare il cuore contro la gabbia toracica, provocandole una fitta di dolore che non le permise di ragionare in altri termini, perché pur volendo, quello altro non sarebbe stato che il male minore.

«Allora...» iniziò il ragazzo sedutale accanto. «Litigato con l'amica del cuore?» indagò, ma lei non gli rispose. Neanche lo guardò.
«Che poi perché sei tutta bagnata?» continuò.

«Perché ho dimenticato l'ombrello» gli rispose lei, con la voce piccata e schermita da una pungente ironia, «E ho deluso qualcuno che probabilmente non mi parlerà mai più.» Avrebbe voluto dirlo con lo stesso tono della prima frase, ma non ci riuscì neanche lontanamente.

All'improvviso, la mano di David le si posò sulla gamba, spezzando il flusso dei suoi pensieri e mandandole in tilt le sinapsi.
Amber rabbrividì sotto quel calore estraneo e con uno scatto scivolò in avanti nel sedile dell'auto, appiccicandosi contro la portiera più di quanto non lo fosse già. In meno di un secondo si ritrovò con il fiato corto, gli occhi spalancati e una sensazione viscida che le si inerpicava tra le ossa facendogliele vibrare.

«Sei gelata» constatò lui, atono, lo sguardo fisso davanti a sé.

Amber gli scoccò un'occhiataccia. «Certo che lo sono» replicò brusca e in maniera ovvia. «Sono bagnata dalla testa ai piedi, tu che dici?... Idiota» terminò in un pensiero appena sussurrato.

David voltò la testa con uno scatto, le iridi furiose. «Come prego?» riuscì a dire, perché l'istante dopo una brusca frenata fece slittare l'auto di diversi metri, finché non inchiodò fermandosi accanto a una BMW grigio scuro dalle linee sportive.

L'avevano evitata per un soffio.

«Che cazzo, Rich!» esclamò David, allargando le braccia e staccandole dai lati del sedile anteriore al quale si era aggrappato.

Lui in risposta tirò il freno a mano, spense il motore e si sporse nel sedile accanto dove recuperò la borsa di un portatile. «Be', mica è mia.»

David girò la testa con un motto di fastidio che gli indurì i lineamenti della mascella già di per sé marcata. «Be', l'altra sì» gli ricordò piccato. Poi afferrò il braccio di Amber e la trascinò dietro di sé. «Avanti, scendi» l'incitò piuttosto seccato.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Место, где живут истории. Откройте их для себя