𝟑𝟔. 𝐅𝐑𝐀𝐌𝐌𝐄𝐍𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐒𝐓𝐄𝐋𝐋𝐄

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Per un attimo pensò di aver sentito male, ma lui era così vicino che sbagliare sarebbe stato impossibile, e nel silenzio, incastrato tra le ombre di quella stanza, non le era arrivato altro suono all'infuori di quello della sua voce.

Inchiodata sul posto con il viso accaldato, così si sentiva, e non solo perché lui l'avesse effettivamente bloccata tra il suo corpo e la scrivania.

Non sarebbe riuscita a fare un solo passo in ogni caso.

Il resto, invece, doveva essere l'effetto della febbre. Magari, al posto di scenderle le era salita, ed era per quello che sotto il suo sguardo si sentiva bollente come non mai. Avrebbe voluto avere la forza di controllare, andare in bagno e recuperare il termometro, ma la verità... la verità era che non voleva farlo.

Non voleva muoversi.
Non voleva allontanarsi da lui di un solo passo.

Chiuse gli occhi e inspirò nel tentativo di controllare il batticuore, ma pochi secondi e percepì un lieve tepore sulle labbra, e si rese conto che altro non era che il suo respiro che si faceva sempre più vicino.

Dick arrivò a sfiorarle la punta del naso. «Posso?» fece in un soffio, e rimase lì, fermo contro la pelle dove quella richiesta era andata a scontrarsi.

Amber si accigliò in maniera impercettibile. «Me lo stai davvero chiedendo?» sussurrò di rimando, e a quelle parole le sue labbra si poggiarono sulle proprie, mandando all'aria qualsiasi tentativo di calmare il muscolo che le batteva nel petto.

Per qualche istante rimasero immobili, solo pelle contro pelle ed emozioni che si confondevano tra loro, come se anche lui avesse voluto fermare il tempo e imprigionare quelle sensazioni per sempre. Ma poi senza esitare, delicate come quell'attimo, si mossero contro le proprie, e Amber non fu più sicura di voler fermare il tempo.
Più passava, più l'ammasso di pensieri che aveva in testa sbiadiva, e le immagini degli orrori che aveva visto si allontanavano. Fin quando non scomparvero del tutto.

Come se non fossero mai esistiti.
Come se niente fosse mai accaduto.

E quel vuoto, attimo dopo attimo, si colmò di respiri leggeri, carezze a fior di pelle e infinite scie di brividi... e dalla sensazione che tutto quello non sarebbe mai stato abbastanza.

Dick raggiunse il suo viso con una mano, mentre l'altra gli scivolò nell'incavo della sua schiena per attirarla a sé.

La delicatezza iniziale sparì insieme a quei gesti, e Amber era sicura che non se ne fosse accorto, ma il suo corpo aveva iniziato a premere sul proprio e il busto a piegarsi sempre di più su di lei.
Non voleva fermarlo, aveva bisogno di quel contatto e lo desiderava tanto quanto lui, ma aveva piegato la schiena all'indietro talmente tanto che, altri due secondi, ed era sicura le si sarebbe spezzata.

Allontanò il viso. «Dick» sussurrò senza fiato, rimanendo con lo sguardo abbassato sulle sue labbra. Erano ancora schiuse, pronte per tornare sulle proprie, ma si erano bloccate non appena avevano udito la sua voce.

Lui batté le palpebre, rimanendo immobile. «Scusa.»

Amber scosse la testa. «No» si affrettò a replicare, «È solo che mi stai rompendo la schiena così» gli fece notare.

Gli occhi di Dick si soffermarono sulla posizione innaturale in cui si trovavano, e sembrò realizzare soltanto in quell'istante. Drizzò la schiena e le afferrò una mano per aiutarla a fare lo stesso e, una volta di nuovo l'uno di fronte l'altra, gliela poggiò sulla propria spalla.

Amber lo guardò con la testa leggermente inclinata verso l'alto e la voglia di continuare quello che avevano interrotto. Così si alzò in punta di piedi per arrivare alle sue labbra, ma all'improvviso le mani di Dick le si strinsero attorno alla vita, e in meno di un secondo si ritrovò seduta sulla scrivania con il suo bacino tra le gambe.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora