𝟏𝟗. 𝐅𝐈𝐍𝐎 𝐀 𝐂𝐀𝐒𝐀

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Il buio avvolgeva ogni cosa, compresi i loro respiri lenti, che cercavano di trattenere per evitare il minimo rumore.
I loro profili erano appena visibili grazie alle illuminazioni esterne, ma sfortunatamente non abbastanza sufficienti per vedere l'uno il viso dell'altra. E forse era un bene, il fatto che non potessero vedersi, perché Dick era spaventosamente a proprio agio in quel buio accecante e in quella situazione ancora indefinita e che, visti i precedenti, non prometteva nulla di buono.

Amber era un fascio di nervi, tesa come una corda di violino fino al midollo.
Il suo respiro era irregolare, e i suoi movimenti si erano ridotti al minimo, quasi al solo battito di palpebre.
Era difficile da nascondere quel tipo di paura, quella che ti rimaneva addosso dopo aver vissuto certe esperienze, aggrovigliata tra le ossa come una pianta rampicante colma di spine, e che in momenti come quello, te le stringeva fino a farle sanguinare, riaprendo ferite che non si erano mai chiuse del tutto.

Dick si alzò, accese lo schermo dello smartphone per farsi luce e si avviò verso l'uscita della stanza, facendo attenzione a non fare rumore, ma Amber scattò in piedi prima ancora che oltrepassasse la soglia della porta. Il buio le faceva paura, da qualche settimana a quella parte, e sommato a quella situazione... «Dick!?» lo chiamò in un sussurrò a fil di voce, «È solo la... corrente» mormorò, ma la sua voce tentennò troppo perché credesse davvero a quello che aveva appena detto. D'altronde per lei, dopo i precedenti eventi, non sarebbe stato normale il contrario.

Dick non fece in tempo a replicare. Un tintinnio metallico sfiorò la porta blindata al piano di sotto.
«Resta qui» le ripeté, poco prima di scomparire nel buio per controllare cosa stesse succedendo al piano inferiore dell'appartamento, che per fortuna non volgeva nel buio più totale, grazie ad alcuni faretti di emergenza situati nel salone.

Amber fremeva, i palmi delle mani le sudavano e non sapere cosa stava accadendo peggiorava solo il suo stato d'animo. Inoltre, qualcosa le diceva che stare con lui era più sicuro che rimanere da sola in quella situazione, o almeno sperava fosse così.
Neanche un minuto dopo, si ritrovò per le scale, intenta a raggiungerlo, con il cuore che le rimbombava nel petto come un martello pneumatico.

Gli si avvicinò in maniera cauta, e lo vide voltarsi verso di lei con in viso l'espressione contrariata di chi fa l'esatto contrario di quello che gli viene detto, e con un gesto le disse di fare silenzio.

Quei piccoli rumori metallici non erano ancora cessati.
C'era qualcuno dall'altra parte della porta, e quel qualcuno stava cercando di forzare la serratura.

Amber venne attraversa da un brivido di terrore, che le serpeggiò lungo la spina dorsale e le s'infiltrò tra le vertebre facendogliele vibrare. «Dick» pronunciò, talmente piano, che nonostante lui le fosse accanto a stento la sentì.

Dick schiuse le labbra, ma rimase in silenzio.
La paura che provava lei gli faceva uno strano effetto, sembrava in qualche modo contagiarlo.
«Vai di sopra, ci penso io» le disse, ma Amber scosse la testa.

«Sei impazzito per caso? Questi non sono ragazzini, Dick, cosa credi di fare? Magari sono anche armati!»

«So quello che faccio, ora vai.»

«No, non me ne vado!» sussurrò, ma avrebbe voluto urlarglielo in faccia, «Vuoi farti ammazzare?!»

«Amber!» Dick si passò entrambe le mani nei capelli, «Per favore.»

Amber alzò il viso, poi lo girò.
Perché era così dannatamente testardo?
Si guardò intorno alla ricerca di un qualcosa che avrebbe potuto fungere da arma, ma si rese conto che la cosa più letale in quella casa, a parte qualche vaso in cristallo troppo pesante da maneggiare, erano i coltelli della cucina.
Si avviò, ma a metà strada un'idea le passò rapida per la mente. Non sapeva se fosse stupida o geniale, ma non aveva tempo per pensarci, tantomeno esplicarla al testardo soggetto che aveva alle proprie spalle.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin