𝟓𝟑. 𝐁𝐈𝐍𝐀𝐑𝐈

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Era tardi. Se n'era reso conto non appena aveva messo piede in aeroporto, ma nonostante quello era corso al gate che Alfred gli aveva indicato. E sapeva che tornare indietro sarebbe stata la scelta migliore, perché non trovarla lì aveva fatto più male di tutto il resto, ma non aveva potuto fare altrimenti.

Voleva vederla. Doveva vederla e doveva parlarle, ma era tardi. E avrebbe voluto incolpare il traffico, le persone incompetenti alla guida e il mal tempo, ma la verità era che era tutta colpa sua.
Perché non era tardi. Era lui che era arrivato tardi. Come era arrivato tardi a capire che lei gli piaceva davvero.

Così, mentre gli ultimi passeggeri salivano a bordo ed Emma sparava cose assurde su quello che avrebbero potuto fare, aveva girato le spalle. Tuttavia, non aveva fatto in tempo a fare un passo che una voce femminile, dal timbro sottile, l'aveva chiamato, pronunciando il suo nome come si trattasse di un miraggio.

Della ragazza in questione, che sembrava avere più o meno la sua età e che gli era andata incontro a testa alta scuotendo una massa di capelli lisci e corvini, non ricordava nulla, e lei se ne era accorta visto che dopo avergli scoccato un'occhiata non aveva esitato a rinfacciarglielo.

«Non ti ricordi di me, vero?» gli aveva detto mentre avanzava, squadrandolo sotto chili di mascara e ciglia finte. E dal momento che non aveva ottenuto alcuna risposta, tantomeno reazione da parte sua, aveva roteato gli occhi, e dalle labbra le era uscito un mezzo sbuffo. «Certo che no, d'altronde sei sparito nel bel mezzo della notte senza lasciarmi neanche un messaggio.» Gli si era fermata a un passo di distanza e con il mento alto aveva preso a fissarlo negli occhi. Poi all'improvviso si era sporta in avanti, facendosi decisamente troppo vicino per i suoi gusti. «Alquanto da maleducati, non trovi?» aveva soffiato, ma neanche il tono seducente, che di proposito aveva fatto scontrare contro le sue labbra, l'aveva smosso. A quel punto la ragazza aveva impuntato una mano contro il fianco e si era tirata indietro. «Ava Maxon» aveva detto, sollevando un sopracciglio come a dirgli "adesso ti ricordi di me?".

Dick era rimasto immobile a fissarla. Ricordarsi di lei, chiunque fosse, non gli interessava affatto. Non gli sarebbe interessato neanche se le cose fossero state normali... ma la ragazza aveva indosso un tailleur tipico delle hostess di volo, e quello be', quello sì che gli interessava.

Così le aveva sorriso, e da lì era stato facilissimo. Gli era bastato fingere di ricordarsi di lei, perché le circostanze non erano difficili da immaginare, e fare un paio di moine prima di chiederle se conoscesse qualcuno sul volo Delta Air Lines 1051.

Il volo di Amber.
L'unica cosa che realmente gli interessava.

E quando lei gli aveva risposto che c'era una delle sue amiche in servizio, Dick non aveva esitato. «Devi farmi un favore» le aveva detto, e lei, ovviamente, non si era fatta scappare l'occasione.

«Se tu esci con me» aveva replicato in maniera sensuale, abbassando lo sguardo e poi rialzandolo in maniera lenta.

Ovviamente, Dick non l'avrebbe fatto, ma questo lei non poteva saperlo, quindi... «Affare fatto» aveva risposto senza esitare.

«Sono tutt'orecchie.»

«C'è una persona su quell'aereo. Dobbiamo parlarle.»

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𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now