𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

2.8K 152 199
                                    

Dolce da far venire l'acquolina in bocca.
Odore di zucchero filato, popcorn e caramelle. Una leggera musica di sottofondo e luci colorate che si muovevano in ogni dove.
Un brusio di voci e schiamazzi di bambini, che seduti in malo modo sulle sedie scarlatte degli spalti, si agitavano in trepidante attesa dello spettacolo, che di lì a poco si sarebbe svolto sotto i grandi tendoni a righe bianche e rosse del circo Haly.
Il ruggito di una tigre e il barrito di un elefante vennero uditi in ogni angolo del circo, facendo fremere i bambini più di quanto non lo fossero già, che si rivolsero ai propri genitori tirando loro i vestiti e con gli occhi colmi di stupore, chiedendogli se anche loro avessero sentito.

Quella sera il circo si trovava a Gotham, una città che si sviluppava su tre isole molto vicine e collegate tra di loro da diversi ponti. Esse prendevano il nome di: Uptown, Midtown e Downtown, a seconda della posizione che occupavano.
La città era vicina a Metropolis, New York. Il governo degli Stati Uniti l'aveva dichiarata terra di nessuno e in pochi sapevano che dietro quella decisione c'era Lex Luthor.
Ricco e potente magnate, filantropo e una delle persone più intelligenti del mondo, che da sempre cercava di mettere le mani su Gotham.
Possedeva la LexCorp, una società in perenne competizione con la Wayne Enterprises, multinazionale dell'uomo più carismatico di tutta Gotham: Bruce Wayne.

Il multimiliardario aveva appena fatto il suo ingresso al circo Haly, varcandone l'ingresso con un'eleganza e un fascino che aveva portato gli occhi di tutti a soffermarsi sulla sua figura più del dovuto.
Gli sguardi colmi d'ammirazione, d'invidia a stento celata e le occhiate languide non scalfirono minimamente la sua compostezza. L'ospite d'onore di quel giorno, infatti, non era solo un uomo influente e ricco, ma anche di bell'aspetto.
L'elegante completo nero che indossava quella sera, nonostante l'occasione informale, lasciava intravedere un accenno di addominali, grazie al tessuto sottile e perfettamente lisciato della camicia bianca infilata nei pantaloni.
Dei fotografi gli si avvicinarono e, senza chiedergli alcun permesso, gli scattarono diverse fotografie da diverse angolazioni, con la speranza di rivenderle presso qualche giornale locale. Sapevano tutti che la notizia sarebbe finita in prima pagina.

Dick Grayson era l'unico bambino del circo, e nonostante la giovane età e il suo numero che era uno dei più pericolosi e complicati dall'intera serata, l'agitazione non rientrava tra i suoi stati d'animo.
Come sempre, prima di ogni spettacolo, si divertiva a fare piccoli scherzi ai propri amici, intenti a prepararsi per la scena, correndo e scappando di camerino in camerino tra una risata e l'altra.
Quel circo era la sua casa, e le persone che vi lavoravano erano per lui una seconda famiglia.

La maschera da clown che indossava era un po' troppo grande per il suo viso, e questo lo costringeva a sorreggerla con le mani per non farla scivolare.
Quella sera aveva sostituito del colore bianco con della panna liquida da cucina, e dopo aver atteso di nascosto che il suo scherzo giungesse a compimento, si era ritrovato a correre tra i camerini, con una risata genuina e briosa che non accennava a sfumare.

Si era fermato dopo qualche minuto, giusto per riprendere fiato e, proprio in quel momento, delle voci estranee gli erano sopraggiunte alle orecchie, attirando la sua l'attenzione.
In una piccola stanza vuota, lontana dal resto dei dipendenti e da occhi e orecchie indiscrete, due uomini stavano discutendo con il proprietario del circo.
Quello che Dick riuscì a capire origliando, fu qualcosa riguardante alcuni camion del circo, e il trasporto di qualcosa che non fu detto in maniera esplicita. E infine, la pretesa da parte di questi ultimi di un'elevata somma di denaro, che il titolare, stando alle sue parole, avrebbe avuto al termine della settimana.
Dick si sporse per sentire meglio, ma fu allora, che nel buio, urtò una scatola di legno, che cadde a terra con un rumore che portò i due uomini a voltarsi, e lui fu costretto a correre via, scattando come una molla e scomparendo nell'oscurità di quel corridoio.
Non aveva capito molto di quei discorsi, ma comunque, gli era sembrato eccitante spiare in quel modo una conversazione altrui senza essere scoperto. Anche se c'era mancato davvero poco.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Donde viven las historias. Descúbrelo ahora