Capitolo 61

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*** DISCLAIMER: IN QUESTO LIBRO CI SARANNO MOLTE SCENE PIù CRUDE, I PERSONAGGI SONO CRESCIUTI E SARA' MENO DOLCE NELLE DESCRIZIONI. CI POTREBBERO ESSERE SCELTE CHE NON CREDETE SIANO GIUSTE E CREDETEMI, CI HO PENSATO TANTISSIMO SU ALCUNE COSE, QUINDI VI PREGO DI TENERE DURO, PERCHE' IO NON SCRIVO MAI LIBRI TRISTI SENZA FINALI BELLI**********

Cirilla non riuscì nemmeno ad arrivare alle scale che portavano alle stanze reali, che sentì della carne calda avvolgerla e toglierle il fiato.

"Allora è vero!" era Liv, la cuoca che stava stringendo Cirilla con tutto l'affetto che aveva in corpo, quasi uccidendola. "Sei a casa! Stai bene? Woah, che brutto taglio!" disse toccandola la guancia. Cirilla si ritrasse per il dolore e si morse il labbro per non rimproverare il consigliere.

"Ho detto che nessuno doveva saperlo!" lo ammonì.

"Oh, nessuno lo saprà. Io non sono nessuno, ti ho cresciuto e nutrito, ti ho anche allattato quando eri piccola e ovviamente l'ho detto anche ad Emil. Siamo così contenti di averti qui, Cirilla." Le diede un buffetto sulla guancia non ferita e Cirilla alzò gli occhi al cielo per poi voltarsi e vedere lo stalliere con il cappello tra le mani che la guardava.

Cirilla si sciolse come non faceva da tempo e gli corse incontro. Lo abbracciò come se fosse stato un famigliare di sangue e lui fece lo stesso.

"Emil!" Cirilla era una cascata che piangeva sulla maglietta sporca dell'uomo. "Ho perso Ruben." Gli confessò e l'uomo le diede una pacca sulla schiena.

"Su, principessa." Liv tossì e Emil si corresse. "Volevo dire maestà. Sono sicura che quella bestia stia bene. L'abbiamo cresciuto bene quasi quanto voi, se la caverà." La consolò e Cirilla gli credette. "E anche voi ve la caverete."

Se c'era qualcuno che conosceva i cavalli meglio di lei, era solo Emil. E lui non mentiva mai sui cavalli.

Il gruppo accompagnò Cirilla nelle stanze del re, la guardarono esitare dietro la porta allora Mathias gli aprì e la invitò ad entrare. Lei si mosse lenta e con una devozione che non le avevano mai visto osservare.

I presenti erano abituati a Cirilla che si faceva strada nelle stanze reali come se fossero le proprie. Non bussava mai e spesso, quando servivano la colazione, la trovavano addormentata nel lettone quando suo padre era lontano per affari.

Se la ricordarono da piccola. Una massa di capelli su un corpicino minuscolo, mano nella mano con suo padre mentre saltellava e gli raccontava di quello che aveva imparato. Si ricordarono dell'omone che era il re e di come nessuno l'aveva mai amata come lui.

E Liv pianse quando la vide accanto alla scrivania che guardava i degli scarabocchi con la scrittura di suo padre. Nessuno fiatò finché Mathias non tirò indietro la sedia, e le fece cenno.

Cirilla fece un sospiro lungo e si sedette lì, sistemandosi. La sedia era troppo grande e non avrebbe potuto crescervi dentro come le dicevano quando ci si sedeva per scherzo.

Era un'adulta adesso e doveva entrare nella sua parte.

"Voglio il conteggio delle navi danesi. Voglio sapere quanti uomini, quanti archi, quante frecce, anche quanti calzini possiedono, se necessario." Ordinò a Nick che sparì immediatamente.

"Mathias, da te voglio un resoconto accurato di quante braccia sono rimaste che vogliono combattere una battaglia disperata." L'uomo si gratto il capo pelato, Cirilla lo lesse completamente e tirò fuori dalla tasca un grosso sacco d'oro e dei gioielli.

"Da dove li avete presi?" chiese l'anziano e Cirilla sorrise. "Li ho presi in prestito da un vecchio amico. Sono sicura che non gli mancheranno, mentre i dobloni sono di sua altezza la regina inglese. Con l'augurio di farne buon uso." Cirilla li consegnò a Mathias che inchinandosi sparì anche lui dietro le porte.

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