Capitolo 103

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Cirilla per poco non inciampò nei suoi stessi piedi mentre vedeva Tristan tenersi il moncherino, respirando dalle narici in maniera arrabbiata. Lanciò un'occhiata glaciale a Cirilla e lo vide espirare fortemente con i denti in vista. Perdeva molto sangue e doveva fargli un male cane, ma mai quanto l'atto in sé. Il bel danese adesso aveva perso la sua mano destra, il suo vanto e la sua gloria.

Cirilla fece per girarsi ma incontrò qualcosa di marmoreo contro il quale si scontrò.

Un braccio le cui vene pompavano come disperate, le avvolse la vita immediatamente e lei sospirò di sorpresa per la mano che si strinse attorno alla pelle nuda del fianco in maniera protettiva.

Riconobbe gli anelli e la forma di quella mano. Riconobbe ogni venatura e il colore.

Cirilla guardò verso Henry che stava fissando Tristan serio e senza emozione. Gli occhi erano neri come il sangue coagulato, e ormai il volto era quasi dello stesso colore, per via del sangue e del fango.

Cirilla guardò verso l'esercito che ancora battagliava, vide i suoi uomini cominciare a sentire la pesantezza della battaglia, il suo generale che tirava i colpi con meno forza, poi vide una scia, sembrava una strada fatta di cadaveri che partiva dal punto dove aveva visto Henry l'ultima volta fino ad arrivare alla cima della collina dove era adesso. L'ultimo uomo alle sue spalle, non aveva la testa.

Li aveva uccisi lui, realizzò. Tutti quanti.

Tutti da solo.

Si era fatto strada tra di loro come aveva promesso, affrontandoli uno alla volta quando aveva visto che Cirilla voleva puntare su Tristan. L'aveva seguita lasciandosi una scia di morte e desolazione per seguire l'amore della sua vita che questa volta, avrebbe protetto a costo di qualsiasi cosa, persino della sua anima.

"Te l'ho detto." Disse piano Henry. La voce pareva demoniaca per quanto era profonda. "Che ti avrei fatto a pezzi un arto alla volta. Non ci sarà pietà per te. Non ci sarà redenzione per i tuoi crimini. Ti taglierò via, qualsiasi cosa tu abbia usato per farle del male."

E Cirilla si congelò sul posto quando sentì Henry chinarsi per controllarla. Con riluttanza, incontrò i suoi occhi che sembrano fatti di notte liquida e lui le accarezzò la guancia.

La dolcezza con cui la guardò, il modo tremendamente intimo con il quale lasciò che lei lo abbracciasse, fecero capire una cosa importante a Cirilla.

In mezzo a tutto quel terrore, nel centro esatto della cattiveria che Henry stava mostrando per tutto quello che le avevano fatto, non vi era alcuna incertezza su dove fosse il suo posto.

E sul fatto che mai, le avrebbe fatto del male.

Nemmeno così ubriaco di potere.

Nemmeno per sbaglio.

"Stai bene?"

Lei annuì, ispirando l'odore di morte e sudore che aveva addosso. Henry rispose con un cenno distratto del capo e la spostò gentilmente di lato per raggiungere Tristan che stava rialzandosi.

"Trovo assurdo che tu sia ancora vivo." Tristan era furibondo al contrario di Henry che era calmo, come le acque di un lago prima di risucchiarti. Come le sabbie mobili prima di deglutirti.

Henry prese meglio la spada, soppesandola sulla mano per avere una stretta salda intanto che girava intorno a Tristan.

"Avrei potuto ucciderti, prima, lo sai vero?" sospirò fingendosi scontento. "Ma mi sono detto, che gioia mi potrebbe, darti una via d'uscita così gloriosa?" Si fermò e con un lampo negli occhi gli disse in assoluto odio: "No, tu devi soffrire come il verme che sei. E per mano mia."

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