Capitolo 116

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Cirilla prese a supervisionare il restauro del castello e delle zone che erano più state colpite dalla guerra. Passò tutto il tempo antecedente alla partenza di Henry impegnata per non pensarci.

Henry preparò tutta la sua roba, non rimase nulla nel castello, nemmeno una sua camicia, prima di partire quel pomeriggio e lasciò che gliela caricassero sulla piccola nave che avrebbe dovuto portarlo a casa. Cirilla lo osservava dalla finestra e continuava a tornarci quasi senza accorgersene per vedere se lui era o meno salito abbordo.

Non riusciva a concentrarsi su altro. Liv la vedeva che percorreva il perimetro della stanza come un'anima che cercava sollievo alle sue pene. Le disse più volta di piantarla e andare a salutarlo. Che era importante che come sua futura sposa lo facesse in modo da proteggerlo ma lei non sentiva ragione.
Non c'erano state promesse, tolta quella fatta prima della guerra ma poteva benissimo essere stata qualcosa di circostanza detta per riempire un silenzio.

"Non sono mica la sua futura un bel niente ancora." Precisò affacciandosi ancora alla vetrata e scoprì con sua sorpresa che Henry la stava aspettando con le mani sui fianchi.

C'erano tante cose in quello sguardo. C'era attesa, disperazione e sì, anche un po' di amore.

Le mancò un battito al cuore e Liv, esasperata la raggiunse per capire cosa stesse succedendo. Il principe scosse la testa riccioluta e Cirilla lo vide dare degli ordini che indicavano la barca prima di imboccare l'entrata del castello.

Cirilla si trovò a trattenere il respiro e Liv la spinse alla porta.

"Avrà dimenticato qualcosa." Disse apatica Cirilla per cercare di fermare l'entusiasmo di Liv. La cuoca alzò gli occhi e la trascinò attraverso la stanza.

"Lo so io che ha dimenticato. Muoviti." E la scaraventò fuori rimanendo all'entrata per non farla passare.

"Avanti Liv, smettila adesso." Cirilla non voleva rimanerci male se poi Henry aveva dimenticato qualcosa e non era tornato per lei così cercò di smuovere la donna che non fece un solo passo indietro.

Poi avvertì il rumore tamburellante dei passi sostenuti che salivano le scale e quando si volse, Henry stava sul pianerottolo con il fiato corto che la stava guardando accigliato.

"Quello stangone, si becca una tua ciocca di capelli per tornarsene a casa sua dopo aver scatenato un casino bestiale per un capriccio." Cominciò piegandosi sulle ginocchia per poi riprendersi. "Ed io, che me ne sto andando per una giusta causa, non ho diritto nemmeno ad un po' di conforto per l'inimmaginabile missione che ho di fronte? Io che sono quasi morto per questa terra."

Che colpo basso. Lui lo sapeva l'effetto che ciò aveva su Cirilla. Cominciò ad immaginarsi di nuovo di essere nella grotta, si ricordò il corpo freddo di Henry. dovette fare piccoli sospiri per tirarsi fuori da quel circolo vizioso.

Cirilla mantenne il suo contegno e incrociò le dita d'avanti al vestito mordendosi il labbro inferiore.

"Vuoi anche tu una mia ciocca?" e cercò di non ridere quando Henry sbuffò facendo sollevare i riccioli ribelli. "Tieniteli." E con due passi la raggiunse baciandola senza chiederle il permesso.

Cirilla soffocò un gemito di sorpresa quando sentì la sua lingua chiederle il permesso di entrare. Lei sospirò e questo non le permise di resistere al richiamo. Henry le posò una mano dietro il collo tenendola ferma e lei strinse a pugni la camicia quasi strappandogliela di dosso.

"Sono ancora arrabbiata." Gli soffiò sulle labbra prima di ricercarlo ancora. La verità era che quel bacio aveva cancellato via tutto. Si era dimenticata di Nick, della guerra, di tutto.

Erano rimasti solo loro due e la separazione imminente.

"Oh, lo so." Le rispose Henry divertito prima di prenderla per le cosce e tirarsela in braccio intanto che scendeva la lunga scalinata rischiando di cadere ma piuttosto che staccarsi da Cirilla, avrebbe corso il rischio.

"Devi proprio andare?" gli disse controvoglia e cercando di sembrare indifferente.

"Sì." Fu la risposta secca seguita da una piccola pecca sulle labbra. "Dovrai aspettarmi. Questo significa niente principi a palazzo, nemmeno se sono più affascinanti di me."

"Impossibile." Mane le era testimone, avrebbe voluto trascinarlo nel sottoscala e lasciare che la facesse sua. Dopotutto, adesso nulla sembrava essere tanto importante come il fatto che si dovevano separare.

Già le mancava e non era ancora fuori dalla porta.

Si sentiva come uno strumento a cui mancavano tutte le corde. Senza di lui, non avrebbe mai potuto suonare di nuovo.

"Mi farò perdonare." Le disse leggendole nel pensiero. "Te lo prometto, amore mio."

"Sarà meglio per te. Io un altro principino lo trovo." Henry la posò sul pavimento e tirò fuori dalla giacca che Cirilla gli aveva cucito dei fiorellini blu come quello che le aveva messo tra i capelli in Inghilterra, che secondo lui profumavano come i suoi baci e glieli offrì.

"Uno che ti regala fiori? Forse." Le si avvicinò all'orecchio e le disse: "Ma uno che fa tremare l'intera foresta per colpa delle tue urla mentre ti viene tra le gambe, voglio proprio vedere se riesci." E dopo un veloce bacio sulla guancia, la lasciò lì e si imbarcò senza voltarsi.

O non sarebbe andato da nessuna parte e lo sapevano entrambi.

Cirilla invece lo guardò sparire sull'imbarcazione e sentì il suo cuore salire con lui. Fece una preghiera affinché nulla di brutto gli accadesse. La nave levò l'ancora e Henry che aveva lo sguardo fisso sull'orizzonte, Cirilla notò, aveva le braccia sul corrimano per impedirsi di voltarsi.

La ragazza prese i fiorellini blu che gli aveva portati e se li bloccò tra i capelli a mano a mano che lui si rimpiccioliva.

[2]Sol - Il Dio Sole [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora