Capitolo 80

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Tristan non la lasciò fino a tarda mattinata quando alcune faccende richiesero il suo intervento Cirilla finse di dormire fino ad allora. Ignorando i suoi baci, le sue carezze, niente di quello che faceva l'avrebbe mai fatta cedere. Quando il letto si fece freddo, Cirilla si sollevò e vestitasi, andò a cercare Emil.

Era ancora lì, legato a quel palo in quella maniera orribile. Quando la vide l'uomo stempiato le sorrise. Cirilla piegatasi accanto a lui, gli esaminò la ferita.

"Sempre grattacapi, principessa." Tossì sputando un po' di saliva. Doveva fargli molto male la ferita.

"Ti sei fatto prendere. Ma insomma?" lo rimproverò invece Cirilla cercando di sembrare seria quando era affranta e stava pensando ad un modo per tirarlo fuori da quella situazione.

"Lo potete ben dire Cirilla. Questi qua non saprebbero riuscirci mica da soli? Sono troppo scaltro per loro." Cirilla non sapeva se poteva farlo, ma ordinò alle due guardie che la seguivano ovunque, di prenderle dell'acqua e delle bende. Pulì la ferita di Emil, era profonda e aveva un brutto colore. Con le cure adatte ce l'avrebbe fatta però. Questo la rincuorava.

"Al castello sentono tutti la vostra mancanza." Sussurrò quando lei gli stava passando le bende attorno al ventre gonfio. "Tutti quanti."

Gli occhi tristi di Cirilla non gli permisero di continuare.

"Vi ha fatto male?" cambiò discorso osservando il succhiotto impossibile da non vedere che aveva al collo. Lei scosse il capo e allora Emil batté i piedi. Non la giudicava per quello che aveva fatto, era proprio nella sua indole buona difenderla sempre.

"Liberatemi che gliele suono io, a quel danese buono a nulla." Cirilla gli accennò un mezzo sorriso e poi lo guardò di nuovo.

"Farò tutto quello che posso per salvarti Emil. Te lo prometto. Non morirai in questo campo circondato da soldati." Emil fece spallucce e riprese a tossire.

"Sono troppo vecchio per aver paura della morte, principessa. Però per voi ho paura e questi bastardi danesi non devono avervi. Avete capito? Siamo disposti a tutto per impedirgli di vincere." Cirilla lo zittì, le guardie avevano già iniziato a guardarlo male.

"Non dovete arrendervi." Continuava a ripeterle. Poi le fece cenno di abbracciarlo e lei acconsentì. Sentì le mani di Emil cercare le sue e con un movimento goffo, le mise qualcosa nel palmo prima di allontanarla.

"Ricordate che siete tanto amata, Cirilla. E non solo dalla gente di Mane."

"Che state facendo?" la voce di Tristan costrinse Cirilla a saltare in piedi, nascose il bigliettino nel corpetto tenendosi le mani al petto per fingersi spaventata.

"Stavo controllando la ferita di Emil." Disse sincera e Tristan la osservò per un lungo momento.

"Per me siete troppo stanca ma trascinarvi qui, ne avete anche la forza?" Cirilla fulminò Emil e gli fece promettere con un solo sguardo, che si sarebbe stato zitto e buono. L'uomo sollevò gli occhi al cielo ma acconsentì tacendo.

Gli avrebbe messi entrambi nei guai se avesse parlato. Lo faceva solo per lei. Per la bambina che era stata e la regina che sperava di vedere un giorno.

"Prendiamo il tè, ti va Tristan?" si offrì Cirilla muovendosi verso la loro tenda. Lui la seguì lanciando un'occhiata all'uomo che stava fissando Cirilla.

Cirilla preparò il bollitore, Tristan se ne stava spaparanzato contro la sedia ad attendere, anche quella sera sembrava di pessimo umore.

La principessa, veloce come un fulmine, tirò fuori il bigliettino e fu sorpresa di leggere qualcosa in norvegese scribacchiato di fretta e a malapena leggibile.

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