Capitolo 93

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Cirilla era rimasta per ore nell'acqua gelida a contemplare l'uscita, in attesa di Henry. Lui non era tornato.

Alla fine Håvard l'aveva trovata rannicchiata lì e aveva chiamato Liv che l'aveva accudita e si era presa cura di lei, vestendola. La tristezza di Cirilla era infinita ma non rimpiangeva di aver detto la verità ad Henry. Doveva sapere quello che aveva fatto e doveva decidere se ancora si sentiva di voler stare con lei o meno.

Voleva solo aver fatto in tempo a dirgli che era lui a cui aveva pensato. Che la sua mancanza non era mai stata colmata e che in qualsiasi cosa facesse, lui era sempre al primo posto.

Non sapeva quanto sarebbe contato in quel momento, quanto Henry ci avrebbe creduto persino. Se fosse stato al suo posto, sarebbe tornata in Inghilterra, non valeva tutto questo disturbo comunque.

Håvard le aveva accesso il fuoco e lei ci si era seduta accanto mentre si acconciava i capelli.

Sentì il rumore della tenda aprirsi e sollevò lo sguardo al respiro affannato che riverberò nel luogo.

Henry aveva il fiatone, come se avesse corso per molto tempo e gli occhi sbarrati. Cirilla si alzò di colpo.

"Mi hai colpito con qualcosa di troppo grosso." Spiegò con un palmo rivolto verso di lei per impedirle di parlare. "Non ce l'ho con te. Non sono arrabbiato. Ma era qualcosa di gigante e mi hai preso di sorpresa."

Cirilla annuì comprensiva e prese a stropicciarsi le dita.

"Lo capisco se vuoi... finire qui." Cirilla quasi non si strozzava nel far uscire quelle ultime parole ma voleva dargli una possibilità. "Non te ne farò una colpa, te lo prometto."

"Sei proprio una stupida." Cirilla sgranò gli occhi verso Henry e lui gli si avvicinò afferrandole le guance senza stringere troppo. "Pensi veramente che dopo tutto quello che ho passato, tutto quello che tu hai passato perché ci ritrovassimo qui adesso, io lo getti all'aria perché hai avuto un sogno erotico su un altro uomo che ti ha predato giorno e notte fino a quasi farti impazzire? Perché se lo pensi, sei proprio una stupida. E la mia donna non lo è."

A Cirilla mancò un battito quando lo disse.

"Mi sento tanto in colpa, Henry." ammise Cirilla cercando di combattere le lacrime.

Henry tirò fuori un mazzolino di fiori bianchi e lo diede a Cirilla. Quello schiarì subito la nube dai suoi occhi mentre delicatamente, procedeva a incastraglieli nei capelli.

"Hai subito un trauma molto pesante Cirilla. Tutto quello che è successo quando eri sotto le sue grinfie, non deve avere alcuna importanza. Hai capito? Per me non lo ha." Henry finì di intrecciargli i capelli con i fiorellini bianchi e si sentì più leggera.

Se gli avessero chiesto cosa significava per lei sentirsi amata, avrebbe descritto proprio quel gesto. Henry che le adornava i capelli, perché nessuno l'aveva mai fatto per lei. Solo lui e la faceva sentire tanto speciale che una persona come Henry, che non dava importanza a certi gesti, si prodigava a farli perché sapeva che anche se sembravano futili, per Cirilla erano molto importanti.

Cirilla si sollevò sulle punte e Henry le posò un dito sulle labbra.

"Prima di andare avanti, c'è altro che vuoi dirmi? Qualsiasi altra cosa che ritieni io debba sapere?"

"Che sei stata la mia luna nella tempesta e che non voglio vivere senza di te, Henry." lui annuì soddisfatto e baciò Cirilla.

"Queste sono cose che mi piace molto sentire." Cirilla rise mentre Henry se la portava a letto. "Cirilla?"

Lei si allontanò un momento per guardarlo. "Sei il mio fiore più prezioso." Cirilla non ci capì più niente.

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[2]Sol - Il Dio Sole [hs] - AU - MatureWhere stories live. Discover now