Capitolo 110

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Ci fu un attimo di silenzio poi tutta alla luce della stanza si spense.

Cirilla sentì la mano della dea prendere la sua e lei la strinse forte.

Quando la luce tornò, Tristan non poté fare a meno di notare le due donne una affianco all'altra e si sorprese a pensare che per quando Mane fosse divina e aveva i tratti molto simili a quelli di Cirilla, la fanciulla era addirittura più bella proprio perché era umana. I suoi difetti la rendevano perfetta e gli tolse il respiro il doverla dare via, ma non poteva proprio fare altro.

Come destato da un incubo, il principe inglese scattò in avanti. Sembrava che fino a quel momento, ogni tipo di sostentamento per i suoi polmoni gli fosse stato precluso e respirasse per la prima volta. Si aggrappò ai margini della conca e tossendo per riabituarsi alla vita, la prima cosa che Henry fece fu guardarsi intorno per capire dove fosse.

Aveva gli occhi spalancati, era spaventato e spaesato. Ma ogni tipo di preoccupazione sparì quando, con lo sguardo notò l'alta figura di Tristan che stava proprio nella sua linea d'azione.

La stretta sul bordo aumentò e Henry, che era stato senza anima e vita fino a poco fa, sembro non essere effettivamente mai morto poiché saltò fuori inferocito e marciò diretto verso il principe danese e lo afferrò per il collo sbattendolo contro la parete scura della caverna.

"Dov'è Cirilla?" ringhiò. Tristan si tenne il collo cercando di parlargli, Henry non voleva sentire altro che il nome di Cirilla e la sua locazione così lo percosse stringendo la presa.

"Che le hai fatto? Devo veramente farti a pezzi, animale?"

"Henry?" la voce fu dolce e costrinse Henry a lasciare la presa immediatamente. Tristan si accucciò lontano da Henry e lo osservò voltarsi ad una velocità che aveva poco di umano per trovare Cirilla che ancora teneva la mano di Mane nella sua e l'altra al petto.

Il ragazzo tornò indietro e nell'impeto della sua gioia nel vederla in piedi, si fiondò su Cirilla che abbandonò il contatto con Mane e utilizzò il palmo per fermare Henry a lunghezza di braccio.

Il ragazzo sembrò confuso e contrariato, poi la fanciulla delicatamente posò le dita sul petto di Henry, muovendogli la cotta di maglia fino a trovare la pelle nuda. Ci fu un lungo silenzio, dove Cirilla attese che il battito di Henry cedesse, si fermasse. La ragazza non riusciva a credere che almeno Henry, era riuscito a salvarlo.

Se fosse stato un sogno, sarebbe stata la sua fine. Non poteva sopportare quella crudeltà.

"Stai bene?" la voce cominciò a inclinarsi. "Come ti senti?"

Henry le premette la mano più forte con entrambe le sue e il suo volto si addolcì: "Ho sognato di morire, di finire in un posto buio. Ma non avevo paura. Sentivo la tua voce. Ho sentito sempre che mi chiamavi e quindi non mi sono allontanato. Sei venuta a prendermi?"

Cirilla annuì e si lasciò andare alle lacrime prima che lui se la tirasse a sé stringendola forte.

"Ti ho visto morire, Henry. Sei morto tra le mie braccia. Ti avevo perso." Lui aumentò la presa accarezzandole la schiena per calmarle i singhiozzi.

"No, Cirilla. Non mi sono mai perso, nemmeno in quel buio pesto. Te l'ho detto. Ti sentivo vicina nonostante non potessi vederti." La ragazza sollevò il capo e Henry le bloccò il volto tra le mani prima di baciarla avidamente. Le dita di Henry viaggiarono tra i riccioli che erano scappati alla treccia e le intrecciò tra di loro per cercare di alleviare la sensazione di paura che ancora aveva alla bocca dello stomaco dopo che si erano separati seppure per poco.

Ci fu un qualcosa di strano nel buio della notte, che il restante dei partecipanti notò. Quando le labbra dei due si erano incrociati, c'era stata una scintilla, come di qualcosa che tornava apposto dopo essersi frantumato. Le due divinità la osservarono esterrefatti poi si cercarono per vedere se entrambi l'avessero effettivamente immaginata.

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