Capitolo 83

24 3 3
                                    

La mattina seguente, Cirilla era alla ricerca di Nick. Lo cercò nelle celle, lo cercò fuori nel campo e cercò anche la sua testa sulle lance fuori dal cancello. Non era da nessuna parte.

Non riusciva a capire se fosse una benedizione o una punizione il non trovarlo.

Cercò Liv ma era andata a prendere le provviste per la cena di quella sera.

Cirilla si disfece della guardia di Tristan e fece cenno alla guardia di Mane di stare in silenzio. Si chiuse all'interno della sua vecchia stanza e tirò fuori le lettere dei suoi genitori. Le rilesse velocemente cercando un qualche indizio. Le aveva nascoste insieme ad alcuni documenti importanti e quelli non erano scomparsi.

Adesso sapeva che non erano stati i ribelli. Chi l'aveva ammazzata sua madre?

Cirilla tirò fuori la moneta che portava sempre con sé e se la rigirò tra le dita. Non si riusciva a vedere nulla. Cosa era quella cosa? Un falco? Un grifone?

Non riusciva a capirlo.

Si cervello per ore con la testa nelle lettere.

Alcune arrivò anche a rileggerle dieci volte. Si fece anche mandare dalla biblioteca reale il grande libro dei sigilli per cercare un riscontro tra le famiglie che avevano una figlia femmina il cui nome iniziava con M e fosse in età da marito a quell'epoca.

E nel frattempo, arrivò l'ora di pranzo e Cirilla giaceva addormentata nel suo letto dopo lo stress della notte precedente.

Tristan la attendeva nella sala da pranzo, e cominciò a perdere la pazienza quando non la vide. La cercò borbottando che era un irresponsabile, che non doveva più dargli la possibilità di uscire da sola. E giurò di uccidere le guardie quando l'avrebbe trovate.

Cirilla sentì il grosso baccano dietro la porta e sbuffò. Aveva dormito ancora. Ultimamente non faceva altro. Era tremendamente stanca e le doleva lo stomaco. Aveva una sensazione di nausea che non la lasciava mai.

Sbucò da dietro la porta mentre Tristan stava mettendo la guardia al muro e minacciava di tirargliene di santa ragione se non trovava Cirilla.

"Mi sono addormentata." Disse imbarazzata e Tristan lasciò andare il soldato manese, che sembrò offeso dal tono accusatorio di sua altezza.

"Di nuovo?" cercò di scherzare Tristan e lei si massaggiò il capo.

"Mi spiace."

"Vieni a pranzo, sei molto pallida."

Cirilla lo seguì e si scusò con la guardia prima di sparire al suo fianco.

Che testa calda quel Tristan.

"Dove pensavi che fossi?" gli chiese divertita e lui le passò le mani sulla vita baciandole il capo. Accompagnandola nella sala da pranzo. A Cirilla diede molto fastidio che doveva essere lui a guidarla nel castello, dato che lei ci era cresciuta.

"Pensavo mi avessi convinto a venire qui per poi scappare con l'aiuto di qualcuno. Tu non vorresti mai vedere cosa succede se dovessi farlo, vero Cirilla?"

Cirilla sentì il suo atteggiamento diventare predatorio ma non fece alcun passo indietro.

Era nel suo castello e lei era la regina.

"Tu non vuoi vedere che succede quando si offende la regina di un castello, invece Tristan?" lo offese e si valutarono ancora.

Le prese il polso e la trascinò alla sedia. "Domani manderò a chiamare il prete, così potremo porre fine a questa faccenda e ce ne torneremo in Danimarca. Mi spiace non farti avere la cerimonia che meriti, ma non ti dispiacerà se saltiamo direttamente alla luna di miele."

Quanto lo odio per quello.

Dov'era finita la comprensione? Perché cambiava così tanto facilmente? Le faceva girare la testa.

A lei non veniva mai chiesto nulla. Era prigioniera in casa sua e non riusciva ad accettarlo che Mane fosse la sua cella.

Cirilla si scusò ma non aveva per nulla fame. Solo a vederlo lì che le dava ordini, le faceva passare ogni voglia di vivere. Tristan quasi non faceva cadere la sedia indietro mentre la seguiva.

"Cirilla!" stava intimando alle spalle della ragazza. I soldati che erano appena arrivati presero a seguirli confusi.

Cirilla spalancò le porte delle stanze reali, sembrava un toro inferocito quando lui la toccò per affrontarla.

"Smettila di starmi sempre addosso." Le faceva molto caldo.

"Tu comportati adeguatamente e io la smetterò." Odiava quando lui le metteva le mani addosso, non ne poteva più. Voleva liberarsene, odiava averlo sognato così vicino a sé stessa, odiava quel castello che sembrava averla abbandonata. Tristan strillò alle guardie di restare fuori mentre rimproverava Cirilla.

Lei prese a lanciargli tutto quello che trovava. Cuscini, lenzuola, piatti, brocche.

"Devi lasciarmi in pace, santa Mane. Fammi respirare." Cirilla ebbe un capogiro e si ritrovò a carponi, le faceva male il fianco.

Tristan era senza parole, sembrava impazzita.

"Forse dovremmo darti un calmante. Così te ne starai buona per un po', tutta questa agitazione non ti fa certo bene." Cirilla strinse i pugni.

Voleva sedarla come un cavallo impazzito. Qualcosa dentro di lei si spezzò. Era l'unica cosa che l'aveva mantenuta sana, l'unica cosa che non l'aveva fatta sentire completamente isolata.

Iniziò a tossire, come se volesse vomitare, poi cominciò a piangere per il dolore.

Le faceva malissimo, così tanto che le sembrava di stare uscendo di senno.

Tristan le si fece accanto e cercò di controllarla senza toccarla. Si stava seriamente preoccupando.

Si raggomitolò su sé stessa singhiozzando per il dolore. Tristan era combattuto se andare a chiamare un medico quando notò la striscia di sangue venire giù dalla gamba di Cirilla.

Velocemente si formò una pozzanghera attorno alla principessa e Tristan fu in piedi che ancora cercava di dare un senso a quello che stava vedendo mentre scattava a chiamare aiuto.

"Aiuto. Vi prego, aiutatemi." Mormorò nella sofferenza.

Vi prego non ce la faccio più pensò. Non ho più la forza di andare avanti così.

Cirilla sentì una porta scricchiolare e due braccia fredde la raccolsero. C'era una luce dietro questo corpo senza volto. Stava di nuovo sognando. Mise a fuoco e le parole non riuscirono a spiegare la bellezza di quello che vide. Aveva una corona fatta di raggi sole ed era vestito con un'armatura che sembrava riflettere di luce propria. Il modo in cui si muoveva non era terreno, era silenzioso e preciso.

La presenza la avvolse, aveva la vista annebbiata per il dolore però riuscì ad intravedere la forte luce alle sue spalle, sembrava una divinità. Sentì qualcosa battere e l'odore di pioggia abbracciarla. Fu trascinata in un tunnel dove le gocce d'acqua le caddero sul viso.

Sol in persona, era sceso a portarla in salvo. Lui che non si interessava mai delle faccende umane, aveva abbandonato tutto per lei. Non avrebbe mai pensato che dopo Mane, anche Sol le avrebbe fatto visita.

Gli dei la stavano proteggendo. La volevano viva a tutti i costi.

Mane intera stava combattendo per lei.

Pregò che Sol la portasse al sicuro, da Henry. pregò che le fosse concesso di vederlo prima di attraversare il ponte stellato. Era l'unica cosa che si permise di desiderare.

Si strinse forte a quel petto marmoreo e continuò a chiamare il nome che ormai scivolava come unguento sulle sue ferite tutte le volte che si permetteva di pensarci.

Lo perdonò per non averla salvata.

Lo perdonò se un giorno si fosse innamorato di nuovo.

Lei lo avrebbe amato comunque.

Lei lo avrebbe amato sempre

[2]Sol - Il Dio Sole [hs] - AU - MatureWhere stories live. Discover now