Capitolo 69

19 3 0
                                    

Era l'ultimo giorno di marzo. Cirilla attendeva con la sua gente fino al calar del sole.

Tristan non si presentò all'appuntamento.

Cirilla fece un sospiro e voltandosi verso Håvard, l'uomo glielo lesse negli occhi. Lui e Iver la accompagnarono al castello e insieme a Nikolai, prepararono il castello per l'assedio.

Cirilla sedeva sul trono mentre il grande via vai di gente affaccendata scorreva accanto a lei.

Håvard notò che era pensierosa e le si fece accanto. "La guerra può far paura principessa, ma non più del tradire sé stessi. Voi avete fatto bene." La rassicurò e Cirilla, posando il mento sulla mano, continuava a guardare l'enorme camino al limitare della stanza distrattamente.

"Håvard?" chiese distogliendo finalmente lo sguardo. "Com'era lei?" l'uomo incrociò le braccia al petto e spostò il peso da un piede all'altro, l'enorme treccia ondeggiava nervosamente alle sue spalle.

"Io ero il braccio destro di vostro nonno, l'ho conosciuta che era alta così." Si portò una mano al ginocchio. "Vostro nonno la portò a nord per farla allenare da me. Era una cosa piccolissima con una matassa di capelli fini che sembravano stelle cadenti. Però che peperino." L'uomo sorrise inconsciamente.

"L'ho allenata per quasi dodici anni, era inarrestabile e amava i cavalli. Il suo preferito era un cavallo scandinavo tutto nero dalla lunga criniera, l'aveva chiamato Silke perché era sempre lucido e pareva fatto di seta. Nell'accampamento, si era specializzata nel curare le ferite di guerra. Non esisteva taglio, malattia o ascesso che non sapesse sistemare. Quando finalmente suo padre decise che Mane sarebbe stata la casa dei festeggiamenti di quell'anno, ero troppo contento. Lei venne a trovarci una settimana prima della carovana reale e come ci siamo divertiti. Mi riuscì anche a ferire con il tiro dei coltelli." Si indicò un punto sotto il gomito dove era presente una cicatrice seppure piccola.

"Poi incontrò vostro padre. Già allora non andavamo molto d'accordo perché lui aveva queste idee liberali mentre noi siamo sempre stati un popolo fedele alla corona. Poi avevamo cresciuto vostra madre, non potevamo proprio patteggiare per lui. Finché non se ne sono scappati, pensavamo tutti l'avesse rapita. Ce lo fecero sotto il naso, allora tuo nonno, che già odiava tuo padre per averle anche solo messo gli occhi addosso, dichiarò guerra a Mane. Markus riuscì a raccattare tutti i regni limitrofi e avrebbe anche vinto se io non avessi voluto staccargli la testa a morsi. Poi tua madre venne a parlarmi, io che ero la guardia reale di tuo nonno, Cirilla, lo tradii per lei. Perché mi disse che si erano sposati in segreto e che sarebbe morta piuttosto che separarsi da lui."

Håvard guardò in alto e si pulì il naso con il pollice. "Aveva quegli occhi tua madre, che proprio non gli si poteva dire di no."

Cirilla si trovò a sorridere mentre ascoltava.

"Poi uccise tuo nonno, lo trapassò da parte a parte quando lui catturò Markus minacciandolo di farlo fuori se non avesse annullato il matrimonio. Il grande generale, fregato da un bigliettino anonimo che pensava gli avesse scritto tua madre. Che idiota."

Non riusciva ad immaginarselo suo padre in una trappola.

"E poi?"

"Poi tua madre restituì a tutti i paesi la loro indipedenza, privandoli di un re della Norvegia ma consegnando ad ognuno il proprio pezzo di terra e nacque il regno di Mane. Subito dopo, sei arrivata tu." Håvard si appoggiò al trono e fece cenno a Cirilla.

"Non piangevi mai, eri silenziosa e avevi questi occhi verdi, proprio come quelli di tuo padre. Che a proposito quando ti vide, cominciò a piangere al posto tuo. Fu un bel giorno quello della tua nascita e anche tutto l'anno dopo."

"Perché l'avete uccisa?" chiese onestamente Cirilla che non riusciva a trovare un senso agli avvenimenti che stava cercando di collegare. Håvard sembrò offeso da quelle parole.

"Io non ho ucciso vostra madre, Cirilla. Nessuno di noi l'ha fatto. E non abbiamo nemmeno ucciso vostro padre, anche se avrei voluto quella volta quando è morta Alexandra."

Cirilla si sollevò dalla sedia e sorresse lo sguardo.

"Io ho cresciuto tua madre come parte della mia famiglia, non avrei mai potuto farle male e mi ferisce che ti abbiamo tirato su con questa convinzione. Non siamo noi i cattivi della tua favola, Cirilla."

Allora chi diamine era stato?

"Anche il consigliere Mathias ne è convinto. Come posso fidarmi?" disse sincera Cirilla allora lui spiegò.

"Io ero presente quel giorno. Era il giorno della festa della luna." Cominciò Håvard senza affrontar Cirilla. "Vostra madre vi teneva tra le braccia e intanto tutti noi esponenti che eravamo stati invitati che preparavamo le nostre lanterne. Io ero la guardia del corpo di vostra madre, sua personale e stavo al suo fianco notte e giorno anche se vivevamo in un momento di pace. Vostro padre mi chiese di andare a controllare che tutto fosse in ordine nel castello, perché aveva sentito le guardie litigare per qualcosa. Ricordo che vostra madre vi consegnò a Markus mentre accendeva la sua lanterna. Mi ricordo tutto di quel giorno, come era vestita, come era conciato persino vostro padre. Ricordo anche cosa scrisse vostra madre sulla lanterna se desiderate saperlo. Ma cosa più tremenda, non riesco a dimenticare il fischio che fece la freccia che la trapassò in un colpo solo."

Come era successo a suo padre. Erano morti allo stesso modo.

Perché?

"Credevo fosse stato vostro padre. Era strano che mi avesse chiesto di allontanarmi. Ho rivoltato tutto il nord contro di lui per quanto ne ero convinto."

"Ma non poteva essere stato mio padre. Era lì."

Håvard scosse il capo. "No, vostro padre non poteva essere stato non per quello, ma perché poi è morto allo stesso modo."

"Per questo, avete accettato di parlarmi?" domandò Cirilla che faticava a non pensare a suo padre trafitto davanti ai suoi occhi.

"Ti avrei accolta in qualsiasi circostanza Cirilla. Sei figlia di tua madre e la verità, anche se me ne vergogno ad ammetterlo, è che mi manca tremendamente. Era straordinaria e tu me la ricordi troppo."

Cirilla non era certa di assomigliare troppo a sua madre, lei aveva scelto un uomo e aveva avuto il coraggio di sposarlo combattendo contro l'intera fazione di suo padre. Lei era scappata da quel sentimento prima che potesse costargli il proprio regno.

"Allora è perché somiglio a mia madre, che mi avete lasciato vincere?"

Håvard sorrise sincero e le posò una mano sulla spalla. "L'audacia merita di essere riconosciuta e tu mi hai mostrato di averne da vendere. Non potevo non lasciarti vincere."

Una cosa di cui andava molto orgogliosa, non se l'era nemmeno guadagnata.

Che tristezza.

Per vent'anni suo padre aveva fatto guerra alla persona sbagliata. C'era stato tantissimo odio e per cosa?

Una incomprensione.

La stessa cosa che sarebbe successa tra lei e Tristan.

Cosa litigavano a fare, se poi comunque volevano sposarsi?

Cirilla si congedò nelle sue stanze e chiamò Nick.

Scribacchiò un biglietto e gli chiese in assoluto segreto, di consegnarlo a Tristan.

[2]Sol - Il Dio Sole [hs] - AU - MatureWhere stories live. Discover now